Tag: scuola

11 febbraio 1950

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per […]

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Razzismo … che bella parola …

Quanto ne parla oggi il topo Gigio nazionale! L’Italia non sarà mai razzista, sono convinto! Ma mi chiedo … che succederà se al governo ci sarà gente come quel mio professore delle superiori che, dopo aver cercato di farmi votare PDS (allora si chiamava così) venendo a lezione con apposita maglietta con la quercia … […]

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La scuola elementare …

Sto ascoltando Veltroni ed è veramente carino vedere che non si è accorto che la campagna elettorale è finita ed ha perso! Ma no … non perdiamo tempo a ragionare di topo Gigio … ma parliamo di scuola.
Dirò la mia, in pochissime parole, proprio per rispondere alla piazza che sta al Circo Massimo:

maestro unico: che […]

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a Bologna tutti assieme contro la 133

Bologna, assemblea congiunta studenti-presidenza della facoltà di Lettere e Filosofia, 23/10/2008

Arrivare tardi alle assemblee ti costringe ad arrangiarti per trovare l’ultimo posto disponibile e a volte questo significa scoprire cose nuove, ad esempio che il posto giusto non è su uno dei banchi ma davanti alla cattedra, col viso rivolto al “lato sbagliato”: una marea di facce attente e interessate che non cambieranno espressione fino alla fine. Tanta gente che il “padrone di casa” esordisce chiedendo se per piacere si può uscire a fumare per evitare intossicazioni di massa, una folla eterogenea (tanto che un novello Lombroso, nel suo intervento, potrà dire di vedere rappresentata ogni tipologia ed estrazione politica di studente) che dopo una risata riesce quasi miracolosamente, visto il numero, a mantenere un clima di ascolto e a far scorrere via bene o male* lisci tutti gli interventi (rigorosamente aperti a chiunque si volesse prenotare).

Innanzitutto quello su cui sono tutti (ricercatori, docenti, preside e membri del consiglio di facoltà, studenti e rappresentanti degli studenti) daccordo: la riforma Gelmini è semplicemente inguardabile, a dire il vero non è nemmeno una riforma: solo una collezione di tagli. Chiaro, ognuno valuta più grave l’aspetto che sente più vicino, ma tutti in quell’aula erano concordi nel bocciare in toto la 133. Fa bene Tommaso del Vecchio, ricercatore e membro del consiglio di facoltà, a sottolineare come questa legge segni un punto di discontinuità persino con la famigerata riforma Moratti, poichè in questo caso non si sta decidendo una svolta culturale, non c’è un progetto, un’idea o anche solo una vera intenzione sotto la 133: soltanto la chiara decisione che la scuola non costituisce una priorità di spesa per questo governo (e per chi l’ha votato, data l’ottica populista con la quale governa Berlusconi). E sulla stessa linea è Grandi, un docente che parlando ancora più chiaro fa capire come la Scuola sia vista dal governo alla stregua di un serbatoio di tagli per recuperare soldi da smistare altrove: un progetto per un paese senza futuro, certo, ma questo paese ha deciso l’harakiri da tempo e non lo scopriamo oggi.

È il monito del preside Sassatelli, che spinge a fare autocritica e a modificare l’immagine che la gente ha dell’università e di chi la vive, da qualsiasi parte della cattedra egli si trovi, è il successo delle lezioni in piazza, momenti di trasparenza dell’università verso l’esterno oltre che di protesta simbolica (come ricorda Anna Borghi, docente e membra della rete “ricercatori precari”), è la necessita più volte ricordata dagli studenti di far vedere all’esterno, non solo nelle parole che ci si scambia tra compagni di viaggio, che il fronte è comune e che comprende, o dovrebbe comprendere, anche i cittadini. Uno dei punti più chiari è proprio questo: facciamoci capire dalla gente là fuori. Ed è su questo che le posizioni cominciano a divergere (ma meno di quanto sarebbe pericoloso per la lotta, a mio avviso).

Prima di andare più sullo specifico va segnalata un’altra cosa: l’università (nella misura in cui questo corso di laurea ne è indicazione) ha una gran voglia di cambiare. Ne hanno voglia gli studenti, che sognano spazi di autoformazione, maggiore libertà nella scelta del percorso di studi, ma soprattutto hanno la grande voglia di essere loro i motori di questo cambiamento, una riforma che possa finalmente partire dal basso. Ne hanno voglia anche professori e presidi, che sognano un’università che funzioni finalmente bene, che permetta di portare avanti seriamente sia la didattica che la ricerca senza gli sprechi e i clientelismi di cui anche la maggior parte di loro è spesso vittima. Ignorare questa voglia di cambiare e pensare alla rivolta come a una semplice difesa dei propri diritti o supposti privilegi di fronte a un taglio radicale dei fondi è un errore fatale, che non consente di leggere a fondo dentro la massa incredibile di persone che si sta muovendo in questi giorni.

Venendo alle proposte, i “fronti” si fanno contrapposti praticamente solo su un punto: la sospensione della didattica (sulle altre questioni le posizione sono più sfumate, vedremo dopo). Quello che molti studenti, ed è anche la posizione dei rappresentanti in quota “Rosso Malpelo” (componente di sinistra) ma non solo, vogliono non è certo un blocco ad oltranza fino alla revisione della legge ma bensì un’azione simbolica il cui significato sarebbe chiaro: anche il corpo docenti è dalla nostra parte, siamo tutti contro di te, Gelmini; è la necessita di far fronte comune in maniera visibile a spingere questa richiesta (che, ripeto, non si spingerebbe oltre i due giorni, da utilizzare per lezioni pubbliche e assemblee). Di contro, se pure chi vi si oppone riconosce la necessità del fronte comune, si ritiene che un’azione del genere sarebbe controproducente: un appiglio troppo semplice per screditare la lotta e un metodo veloce per perdere del tutto la possibilità che la gente là fuori possa appassionarsi alla nostra lotta; molto meglio organizzare assemblee serali per spiegare la riforma (e il professor Donati, docente a giurisprudenza, si è già detto disponibile) e continuare con le lezioni in pubblico, tenendo però separati i metodi di critica (in soldoni: la protesta più “aggressiva” è roba da studenti). In breve: una parte consistente degli studenti chiede ai professori di esporsi di più e una parte consistente dei professori (tra cui la maggioranza del consiglio di facoltà) risponde che non è esponendosi in questa maniera che si sistemeranno le cose, ma al contrario un’azione del genere potrebbe solo far naufragare il tutto. Non che sia una diatriba così importante: per quello che mi riguarda credo che si possa lasciar cadere (per ora ) questa richiesta, in fondo non è ancora così vitale, e se non si riescono a convincere i professori dubbiosi a prendere un provvedimento del genere allora tanto vale andare avanti senza questo tipo di protesta (che avrebbe avuto, è vero, un gran peso, ma di fatto avrebbe veramente esposto il movimento a delle critiche).

Un altro punto delicato è la questione (che poi è centrale nella mozione votata dal senato accademico) della valutazione e del conseguente finanziamento differenziale delle varie università. Intendiamoci, qui è una questione di enfasi: nell’ipotetica frase “No ai tagli previsti dalla 133, ma è giusto razionalizzare le spese e punire gli atenei che non riescono (o non vogliono) spendere entro i limiti” alcuni credono sia più importante la prima parte, gli altri la seconda (e capite da soli quali sono le parti in causa), ma nessuno si azzarda a negare la frase nel suo complesso. Non si può dire insomma, e qui torna il discorso di prima, che si voglia semplicemente salvare un’università che è colma di problemi non solo didattici ma anche economici, ma anzi che un cambiamento è necessario e deve passare per forza da una razionalizzazione delle spese che tenga ovviamente conto delle esigenze imprescindibili di un ateneo (e non, pertanto, da un taglio indiscriminato che servirebbe solo a distruggere gli ultimi sprazzi di buona università).

Per ora l’appuntamento è a martedì, quando i professori volenterosi saranno chiamati a decidere assieme agli studenti le prossime iniziative (lezioni in pubblico eccetera), ma l’impressione è che, pur chiarendo le reciproche posizioni su alcune questioni, si sia usciti da questa assemblea ancora compatti in un unico fronte di lotta. In attesa di altre lezioni pubbliche e delle prime assemblee serali.

In chiusura, vorrei linkare un illuminante pezzo di Calamandrei che una docente ha voluto leggere a tutti durante l’assemblea: lo trovate riportato qui.

* non è mio costume aggiungere delle note ai post, ma in questo caso voglio tenere ben distaccato dal resto l’unico episodio (al di là di qualche fischio) fastidioso della seduta. Quando uno dei rappresentanti di Student Office (diciamo la parte ciellina dei rappresentanti degli studenti, o comunque filodestrorsa), che peraltro potrei anche indicare come secondo episodio fastidioso della seduta, ha preso la parola per esprimere la sua opinione e, in coda, una piccola provocazione, si sono levati fischi e boati (prevalentemente da una parte dell’aula). Per scansare successive strumentalizzazioni preciso che, nonostante un paio di minuti di interruzione per far tornare il silenzio, il ragazzo ha potuto concludere il suo intervento.

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Musica maestro!

Gigi è proprio poliedrico
Siamo all’inaugurazione della nuova sede di uno Studio ns. Cliente ed ecco l’amico Gigi esibirsi con gli altri solisti della scuola di musica. Bravi! Peccato solo x il brusio troppo intenso delle voci …

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Facebook fra Progressisti e Conservatori

Daniel mi ha segnalato un interessante post pubblicato da Mushin sul suo blog WebGarden: Sull’Utilizzo dei Social Network: Conservatori vs. Progressisti
esiste una scuola conservatrice ed uno progressista.
I conservatori sono coloro che tendono ad usare i Social Network in modo da replicare online i legami che si creano offline.
I progressisti invece tendono a costruirsi su internet un […]

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VIVA LA SQUOLA

Io a scuola ero brava, portavo a casa sempre ottimi voti.
Alle elementari e medie erano un sacco di Brava e Bravissima.
Mi piacevano i temi, e mia mamma mi aiutava perché anche a lei piaceva scrivere, e così mi scriveva una specie di traccia poi io la arricchivo.
La materia in cui andavo più forte però era […]

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La Russia saremo noi

Viene quasi il sospetto che voglia oscurare qualcosa (forse questo?), con le nuove esuberanti dichiarazioni rilasciate quest’oggi a Palazzo Chigi, in breve:

  • Il Premier in Italia non ha abbastanza poteri, pertanto non siamo in una vera democrazia, a differenza dei “suoi colleghi europei”. Inoltre i parlamentari sono lenti e tristi, c’è da mettere mano a qualche legge o regolamento per velocizzare la cosa.
  • Lui e qualcun’altro (dice “noi”, ma a chi si riferisce, al governo? al Pdl?) non andranno più in Tv a prendere insulti.
  • Non verrà licenziato nessun insegnante, ma tra tre anni saranno 87.000 in meno per effetto dei pensionamenti e del “blocco del turn over” (che è? ma soprattutto, li pensioni a forza tutti quegli insegnanti? ma non equivarrebbe a licenziarli?)

Ora, visto il “titolo” delle sue dichiarazioni, ovvero Nessun rischio di regime!, suppongo fosse una specie di risposta a Veltroni condita con le solite sparate senza costrutto. Dimentichiamoci della scuola, che la Gelmini basta e avanza, e lasciamo perdere anche la televisione, poco più di un evergreen, il pezzo forte che ogni attore comico infila sempre nei suoi pezzi a mò di firma. Resta la sparata sul premier, probabilmente quello che Mr B intendeva realmente dire (a meno che, semplicemente, non avesse una mezzora buca che da riempire con qualche chiacchiera tanto per restare in forma). In realtà sarei per ignorare certe dichiarazioni estemporanee e fatte per il solo gusto di far parlare un po’ l’opinione pubblica, ma non si sa mai, e il tema forse salterà fuori davvero prima o poi.

Ora, che da tempo Berlusconi punti a ridefinire il ruolo della carica che riveste (premier se è premier, presidente della repubblica se è un periodo che punta a quella) è cosa nota, come noto è anche che sul tema giri una grande confusione: pare che in altre parti del mondo civilizzato, difatti, Berlusconi (per intenderci, anche se si parla della carica che ricoprirebbe) avrebbe poteri maggiori. Chissà se è una questione di prestigio o se davvero ne sente il bisogno per poter salvare l’Italia, fatto sta che Mr B ha sempre visto di cattivo occhio le lungaggini parlamentari e i vincoli alla propria fantasia nel legiferare (cosette come la Costituzione, ad esempio): quello che intende quando parla di “maggiori poteri” è in realtà “nessun limite” poichè è convinto che la legittimazione popolare permetta di riscrivere anche le regole del gioco, ogni volta (o perlomeno crede che valga per lui). Per questo si deve stare molto cauti quando si avventura su questi temi, ed essere pronti a controbattere colpo su colpo.

Credete che abbia in mente la Germania, la Francia o l’America? paesi dove una figura dotata di maggiori poteri effettivamente c’è, ma la cui azione è limitata in maniera efficace dal famoso “sistema di pesi e contrappesi” (che D’Alema, che non si capisce se ci sia o ci faccia, sostiene esserci pure in Italia), a garanzia del rimanere su binari democratici dell’azione di governo? illusi, quando parla di maggiori poteri al premier lui pensa alla Russia del suo amico Putin. Ora, può anche stare simpatico a qualche ex (o neo) comunista “vecchio stampo”, ma Putin è l’esempio moderno di una maniera autoritaria e illiberale di governare. Per carità, può anche essere che “funzioni” meglio, ma si tratta di pagare uno scotto in termini democratici. Il che significa pagare uno scotto in quanto a libertà individuali, nè più nè meno di questo.

Mi è capitato più volte, recentemente, di sentire persone dichiarare che “ci vorrebbe un uomo forte per portarci fuori dal pantano, un altro ventennio”, persone convinte che qualcuno potrebbe scendere tra di noi, sistemare le cose e poi ridonarci la libertà. Al di là dell’ideologia vagamente hollywoodiana che sta dietro a queste convinzioni (ci vuole una bella fiducia nell’umanità, o credere di vivere in un film, per pensare che esistano persone del genere), siamo sicuri che sia la strada giusta da percorrere? non sarebbe meglio rimboccarci le maniche e sistemare la situazione tutti assieme? ecco, dare particolari poteri a un premier (alla russa) significa nel migliore dei casi scaricare il barile. Ma non prendiamoci in giro, in realtà significa solo ficcarsi in un guaio ancora peggiore.

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Obiettivo Scuola – blogger presente!

Non so come ma mi sono ritrovato Chrome aperto sul sito del progetto obiettivo scuola di Terre des Hommes.
Milioni di bambini vivono e lavorano in strada. Milioni di bambini a cui sono negate l’infanzia e la speranza in un futuro migliore. Ogni bambino ha diritto all’istruzione. Per milioni di bambini la scuola è un sogno, […]

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era meglio morire da giovani, lasciando un bel cadavere

Fan di Vasco, lasciate perdere. Suoi detrattori, seguite i fan e passate oltre.

Io da piccolo ricordo che mio padre ascoltava tre cantanti: Zucchero, Battisti e Vasco Rossi. Diavolo, mi sembrava dannatamente figo solo quest’ultimo, un po’ per quel modo di fare da americano, un po’ per canzoni che spaccavano davvero, e spesso irridevano l’italian way of sing. Attenzione, parlo da nato a metà degli ’80, quindi da uno che i ’90 non solo li ha vissuti: ci è cresciuto.

Gli anni ’90, un decennio irrimediabilmente sputtanatosi in ogni sua potenzialità: muoiono Dc e Psi ma nasce Forza Italia, si afferma Internet come strumento di comunicazione di massa ma non ne esce poi granchè (la televisione sta ancora là e nessuno la scalfisce, anzi, in un certo senso fà scuola), compare la New economy e tutti sono pronti ad arricchirsi ma si scopre che è una bufala. E via dicendo per una lunga, lunga lista (un giorno qualcuno dovrà preoccuparsi di stilarla).In mezzo a tutto questo, la musica, in mezzo alla musica lui, il Blasco.

Rossi Vasco nato il 7 febbraio 1952 ha, se leggete la sua voce wiki, vissuto la vita dell’artista si può dire fin da quando era un ragazzino. Non vi annoierò raccontandovela, ma leggerla riserva alcune sorprese: sapevate che era iscritto all’università a Bologna nel ’68? (probabilmente si, se avete sentito “Stupendo“) che ha aderito al gruppo “ilManifesto“? (a proposito, chissà cosa pensa della situazione in cui si trova il giornale) e che ha fondato una delle tante radio libere? (Punto Radio). Tutte cose che non sapevo, ma che non mi hanno stupito; in fondo, per me Vasco è uno che canta ridendo del mondo, gridando al Re che è nudo in uno stile grezzo ed efficace, semplice in quel senso positivo che rispecchia il Bar, la saggezza popolare ancora non coniugata in semplicismo. Il Vasco che conosco io ha alternato sì principalmente canzoni-icona di una maniera di interpretare la vita (Gli Spari Sopra, Siamo solo noi, C’è chi dice No…) e canzoni d’amore o di sentimento (Sally, Albachiara, Senza Parole…) ma il suo pezzo forte sono sempre state le canzoni irridenti. Il Vasco che ho amato davvero cantava Fegato Fegato Spappolato, Coca Cola, Colpa d’Alfredo, il Vasco che ho amato davvero beveva un cicchetto, saliva sul palco e prendeva per il culo il mondo. Se ci fate caso, è questo Vasco a essere davvero scomparso dalle scene; si certo, fa ancora quei pezzi ai concerti, ma più come biglietto da visita o cadeau per le vecchie generazioni. E quella vena irridente non si limitava a quest’ultimo tipo di canzoni ma sconfinava in tutta la sua opera e nel suo personaggio, che in qualche modo, pur cercando continuamente di diventare una rockstar americana, sapeva anche prendersi in giro, mantenere almeno un piede per terra. In fondo non voleva nemmeno diventarla, una rockstar, solo poter arrivare al Roxy Bar con un buon bagaglio di storie da raccontare.

Mi chiedo se uno dei tanti ragazzini che ascolta Vasco oggi, il Vasco che è uscito dagli anni ’90 coi connotati cambiati, sappia chi era Vasco appena quindici anni fa. Nel frattempo il Blasco ha deciso di prendersi più sul serio, di seguire i propri fan (o meglio, la parte di fan che non vedeva l’uomo accanto al personaggio) lungo la china che l’ha portato da un lato a diventare uno degli intoccabili per l’opinione pubblica italiana, dall’altro a perdere di vista quell’ironia che gli permetteva di mantenere un distacco tra sè e il suo personaggio. Un distacco che si vedeva sul palco e si sentiva nelle canzoni, e lo rendeva davvero unico. Ora, tutt’altro che unico, vende sempre lo stesso prodotto, infiocchettandolo al meglio e facendosi più giovane di quello che è, per poter rimanere nel personaggio. Ha rinunciato a salire sul palco ed è diventato marketing, e da lui mi aspettavo una vecchiaia diversa.

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Moliendo Café: quando si è con l’acqua alla gola…

…..si fa Spam via Skype! (In questo caso sarebbe meglio parlar di bollicine visto il contenuto dello spam).
Mi arriva una richiesta su skype, capita spesso che attraverso il blog o AICEL o carrelli.it qualcuno mi chieda consigli o semplicemente mi voglia salutare. Nel limite del possibile cerco di rispondere a tutti…
10 minuti fa mi arriva una […]

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Riforma? quale riforma?

Perché sprecare tempo a parlare della "riforma" Gelmini quando lo fa divinamente Leonardo ?
 
BlogBabel: Gelmini, Scuola, riforma, leonardo

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Rappresentante dei genitori? No tks!

Quest’anno Giorgia ha cominciato la scuola elementare. Visto che ne ho altri 3 che poi faranno la stessa scuola, mi era balenata l’idea di candidarmi come rappresentante dei genitori. Il mio intento era quello di rendermi partecipe alla vita scolastica e cercare, nei limiti del possibile, di migliorare qualcosa. Lo avrei fatto anche per i miei figli, per mostrare che ci interessiamo a loro e per cercare di trasferire un po’ di senso civico.
Mia moglie mi ha fatto desistere con un semplice aneddoto…. All’asilo, durante una assemblea, una mamma ha voluto portare all’ordine del giorno il fatto che non era giusto far dipingere ai bambili la bandiera della pace in quanto i produttori di pennarelli non forniscono il color indaco nella serie di colori da 12/24 pezzi! Per non dire delle mamme che si lamentano in quanto i bambini tornano a casa sporchi di pennarelli o pittura!
Se questo è quello che mi aspetta…. NO Tks.

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Unico è meglio

Come avrete sentito dall’anno prossimo alle elementari sarà reintrodotto il maestro unico, come ai tempi di Pinocchio.
I difensori di questo ritorno dicono che psicologicamente è provato che il bambino ha bisogno di un’ unica figura di riferimento.
Per questo ecco gli ulteriori provvedimenti che il governo prenderà per curare la salute psicologica dell’infante in crescita:

  • Genitore unico: è scandaloso come un bambino possa essere traviato da 2 figure, che lo confondono. Per questo il bambino potrà essere cresciuto solo da un genitore, scelto dal governo.
  • Nonno unico: in alcuni casi 4 figure di riferimento possono traumatizzare il piccolo, causando fenomeni di bullismo. Ecco perchè solamente uno dei nonni potrà vedere e interagire con il nipote. Per farlo dovrà avere alcuni requisiti, come non essere stato partigiano
  • Fratello maggiore unico: vedi indicazioni precedenti.
  • Allenatore unico: Gli assistenti allenatori sportivi saranno aboliti per legge, così da salvaguardare l’integrità morale, fisica e mentale del bambino.
  • Animatore unico: è scandaloso che nei campi scuola, nei grest parrocchiali o comunali ci siano svariati animatori, che traumatizzano i piccoli. Da oggi in poi obbligatoriamente un solo animatore sarà responsabile di tutti i ragazzini, provvedendo alla crescita equilibrata degli stessi.
  • Partito unico: perchè confondere la psiche degli elettori con tanti nomi, tante facce e tante dichiarazioni? Solo un partito sarà legale, quello dell’Altissimo salvatore cav. ing. gran cons. prel. figl. di put. perf. stronz. on. nan. Silvio Berlusconi (inchino obbligatorio)
  • Ministro unico: come da sopra, perchè sprecare tante energie quando uno può fare tutto? Oltre al partito unico solo una persona avrà il potere decisionale, escutivo e giudiziario (la magistratura sarà abolita, quindi è inutile il magistrato unico)

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Ancora tanto rumore, ancora tanto nulla

Finalmente la Lega rompe gli indugi e impone qualcosa a questo governo foriero, per ora, solo di specchietti per le verdi allodole padane. Finalmente si fa per dire, ovvio, ma forse non è tutto oro quel che luccica, nè pallottola quel che esce da bocche di fuoco più metaforiche che reali.

Da capo: finalmente la Lega impone il federalismo fiscale! “basta dar via schei ai teroni che poi i se li magna con quella roba unta che usa lì, zioboia! Da ancoi ognuno se rangia con quel che l’è bon da far su e amen, ziocan!” (il mio dialetto trentino è un po’ claudicante, perdono) basta con l’assistenzialismo, la cassa del mezzogiorno e i soldi a pioggia ai tenutari di clientele politiche varie, anzi, basta soldi fuori dalla regione, no?

Esatto, no.

Bossi ha spiegato ai militanti leghisti radunati in riva dei Sette Martiri che il federalismo fiscale «cerca di mettere a posto uno Stato che non ha un soldo come l’Italia», e poi ha aggiunto che il senso e il principio del federalismo è quello che le regioni più ricche aiutino quelle più povere, perchè «la Costituzione garantisce che scuola, sanità e assistenza siano uguali in tutte le regioni del Paese. L’aiuto va bene ma questo non deve essere fatto attraverso la spesa storica, ma attraverso quella standardizzata. (fonte ilCorriere.it)

Lasciamo perdere che il concetto non dovrebbe essere tanto “le regioni ricche aiutano quelle povere” ma “si deve fare in modo che le regioni povere raggiungano il livello di sviluppo di quelle ricche” (non chiedo tanto alle capacità linguistiche del Senatur), quanto vi suona “leghista” questo periodo? a me, niente. Il testo è passato solo dal consiglio dei ministri quindi non è ancora consultabile, ma azzardo la previsione che sarà decisamente molto poco soddisfacente per un elettorato leghista che si aspetta la Luna, e rischia di vedersi recapitare una forma di grana. Meglio così? certamente, ma sarà interessante vedere come verrà descritta (male) dai media una riforma tanto importante, anche solo da un mero punto di vista elettorale.

Il significato dell’intera vicenda, se le mie previsioni sono azzeccate, è però già abbastanza chiaro: la Lega e il Pdl hanno trovato un nuovo accordo, ovvero un testo ad un tempo spacciabile per la vittoria dell’eterna battaglia leghista e innocuo per le clientele meridionali berlusconiane. Staremo a vedere.

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