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11 febbraio 1950

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per […]

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Grazing Cows Begins

I Grazing Cows sono tre studenti dell’Unibz partiti prima per Roma e da lì per Parigi. Ne ho già parlato e dunque chiudo qui per passare subito agli aggiornamenti del team.

I GC sono partiti giovedì da Bolzano con uno zaino a testa nel caldo del pomeriggio salutando gli amici sulla piazza Sernesì davanti all’uni. Un blogger accanito li ha seguiti per i primi 100 m ma non avevano nulla da dichiarare.

Ieri, venerdì, erano già a Roma da dove la competizione partiva veramente. Hanno fatto il gioco per ottenere delle Red Bull per poi riprendere il viaggio spalla a spalla con un team canadese e uno svizzero scherzando con una signora sarda. Dopo aver passato la notte a Bologna sono giunti questa mattina per le 8.30 a Venezia.

Cosa succederà ai nostri viaggiatori? Riusciranno a scavalcare le Alpi? Riuscirà D-u a intervistarli quando passeranno da Bolzano? Ma soprattutto, arriveranno a Bolzano?
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IL COLPO DELLA STREGA Sul il sipario di Ottobreteatro

Sabato 25 ottobre alle 20.45 presso il Teatro Comprensoriale di Riva del Garda per Ottobreateatro 08, XIII Rassegna di teatro amatoriale va in scena “Il Colpo della strega” di John Graham, rappresentazione a cura del Circolo culturale Filodrammatica di Ischia Pergine. Sally, dopo un fallito tentativo di concedersi per apparire in TV, si ritrova nella vasca da […]

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Non salvate l’Italia, insegnatele a salvarsi

Domani ci sarà la tanto attesa manifestazione del Partito Democratico, annunciata ormai 4 mesi orsono da Veltroni. L’appello ai giovani, le parole più chiare del solito che ieri sera Walter ha usato ad Anno Zero, persino il bisogno di far sentire la propria voce in una manifestazione che finalmente sarà, giocoforza, ripresa dalle telecamere in maniera quasi decente fanno venire la voglia di esserci domani e di sventolare magari qualche bandiera rossa che risalti in mezzo ai tricolori. Una sola cosa vorrei capire: chi andrà alla manifestazione sarà conteggiato come sostenitore del Partito Democratico? ecco, credo che la risposta sia: “si e no“.

No perchè la petizione non parla di appoggio al Pd, No perchè le rivendicazioni del Pd non solo non gli “appartengono” ma sono effettivamente tutte giuste, No perchè (e questo, sia chiaro, è un difetto) non ci sono effettive proposte di cambiamento che andando a questa manifestazione si testimonia di voler affidare al Pd. Insomma, è un no che invoglia anche i critici della linea Veltroni (fatta di tentennamenti, sbandate, sporadico consociativismo, tragicomiche alleanze con l’Udc in cantiere) a farsi vivi e lottare accanto a lui. È una maniera per affermare l’esistenza di un paese che lotta, nonostante un partito che spesso si dimentica di farlo, un paese che vuole mettere bene in chiaro alcuni punti quasi tutti contenuti nella petizione Salva l’Italia.

Ma c’è anche un Si, che è più che altro un timore. Quanto conteranno le intenzioni e quanto le strumentalizzazioni? con tutta la buona fede che si può imputare a Veltroni, lui di lavoro fa pur sempre il segretario di partito, e il suo mestiere è far credere che il proprio partito rappresenti più persone possibili. Domani il discorso potrebbe essere “Eccoci tutti qui a manifestare, noi del Pd e il resto della società civile che non sta con noi ma è comunque dal nostro lato del fronte“, e sul palco ci saranno sicuramente Veltroni e Franceschini ma potrebbero salire anche rappresentanti degli studenti e dei professori, delle mamme e degli immigrati, pronti a parlare non a favore del PD ma a favore della sua, e nostra, battaglia. Solo che ho paura di vederci Jovanotti su quel palco. Per questo potrebbe essere un Si la risposta, perchè non è più una questione di idee: io non so quanto fidarmi del Partito Democratico.

Per quanto mi riguarda domani non potrei esserci comunque a Roma, e la decisione è rimandata (tralaltro mi pare che il 14 Novembre sia prevista una manifestazione generale a Roma, più “sicura”, alla quale non mancherò), per chi invece non sapesse bene cosa fare, sinceramente non ho un consiglio da dare (ma spero di aver dato qualche spunto di riflessione).

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a Bologna tutti assieme contro la 133

Bologna, assemblea congiunta studenti-presidenza della facoltà di Lettere e Filosofia, 23/10/2008

Arrivare tardi alle assemblee ti costringe ad arrangiarti per trovare l’ultimo posto disponibile e a volte questo significa scoprire cose nuove, ad esempio che il posto giusto non è su uno dei banchi ma davanti alla cattedra, col viso rivolto al “lato sbagliato”: una marea di facce attente e interessate che non cambieranno espressione fino alla fine. Tanta gente che il “padrone di casa” esordisce chiedendo se per piacere si può uscire a fumare per evitare intossicazioni di massa, una folla eterogenea (tanto che un novello Lombroso, nel suo intervento, potrà dire di vedere rappresentata ogni tipologia ed estrazione politica di studente) che dopo una risata riesce quasi miracolosamente, visto il numero, a mantenere un clima di ascolto e a far scorrere via bene o male* lisci tutti gli interventi (rigorosamente aperti a chiunque si volesse prenotare).

Innanzitutto quello su cui sono tutti (ricercatori, docenti, preside e membri del consiglio di facoltà, studenti e rappresentanti degli studenti) daccordo: la riforma Gelmini è semplicemente inguardabile, a dire il vero non è nemmeno una riforma: solo una collezione di tagli. Chiaro, ognuno valuta più grave l’aspetto che sente più vicino, ma tutti in quell’aula erano concordi nel bocciare in toto la 133. Fa bene Tommaso del Vecchio, ricercatore e membro del consiglio di facoltà, a sottolineare come questa legge segni un punto di discontinuità persino con la famigerata riforma Moratti, poichè in questo caso non si sta decidendo una svolta culturale, non c’è un progetto, un’idea o anche solo una vera intenzione sotto la 133: soltanto la chiara decisione che la scuola non costituisce una priorità di spesa per questo governo (e per chi l’ha votato, data l’ottica populista con la quale governa Berlusconi). E sulla stessa linea è Grandi, un docente che parlando ancora più chiaro fa capire come la Scuola sia vista dal governo alla stregua di un serbatoio di tagli per recuperare soldi da smistare altrove: un progetto per un paese senza futuro, certo, ma questo paese ha deciso l’harakiri da tempo e non lo scopriamo oggi.

È il monito del preside Sassatelli, che spinge a fare autocritica e a modificare l’immagine che la gente ha dell’università e di chi la vive, da qualsiasi parte della cattedra egli si trovi, è il successo delle lezioni in piazza, momenti di trasparenza dell’università verso l’esterno oltre che di protesta simbolica (come ricorda Anna Borghi, docente e membra della rete “ricercatori precari”), è la necessita più volte ricordata dagli studenti di far vedere all’esterno, non solo nelle parole che ci si scambia tra compagni di viaggio, che il fronte è comune e che comprende, o dovrebbe comprendere, anche i cittadini. Uno dei punti più chiari è proprio questo: facciamoci capire dalla gente là fuori. Ed è su questo che le posizioni cominciano a divergere (ma meno di quanto sarebbe pericoloso per la lotta, a mio avviso).

Prima di andare più sullo specifico va segnalata un’altra cosa: l’università (nella misura in cui questo corso di laurea ne è indicazione) ha una gran voglia di cambiare. Ne hanno voglia gli studenti, che sognano spazi di autoformazione, maggiore libertà nella scelta del percorso di studi, ma soprattutto hanno la grande voglia di essere loro i motori di questo cambiamento, una riforma che possa finalmente partire dal basso. Ne hanno voglia anche professori e presidi, che sognano un’università che funzioni finalmente bene, che permetta di portare avanti seriamente sia la didattica che la ricerca senza gli sprechi e i clientelismi di cui anche la maggior parte di loro è spesso vittima. Ignorare questa voglia di cambiare e pensare alla rivolta come a una semplice difesa dei propri diritti o supposti privilegi di fronte a un taglio radicale dei fondi è un errore fatale, che non consente di leggere a fondo dentro la massa incredibile di persone che si sta muovendo in questi giorni.

Venendo alle proposte, i “fronti” si fanno contrapposti praticamente solo su un punto: la sospensione della didattica (sulle altre questioni le posizione sono più sfumate, vedremo dopo). Quello che molti studenti, ed è anche la posizione dei rappresentanti in quota “Rosso Malpelo” (componente di sinistra) ma non solo, vogliono non è certo un blocco ad oltranza fino alla revisione della legge ma bensì un’azione simbolica il cui significato sarebbe chiaro: anche il corpo docenti è dalla nostra parte, siamo tutti contro di te, Gelmini; è la necessita di far fronte comune in maniera visibile a spingere questa richiesta (che, ripeto, non si spingerebbe oltre i due giorni, da utilizzare per lezioni pubbliche e assemblee). Di contro, se pure chi vi si oppone riconosce la necessità del fronte comune, si ritiene che un’azione del genere sarebbe controproducente: un appiglio troppo semplice per screditare la lotta e un metodo veloce per perdere del tutto la possibilità che la gente là fuori possa appassionarsi alla nostra lotta; molto meglio organizzare assemblee serali per spiegare la riforma (e il professor Donati, docente a giurisprudenza, si è già detto disponibile) e continuare con le lezioni in pubblico, tenendo però separati i metodi di critica (in soldoni: la protesta più “aggressiva” è roba da studenti). In breve: una parte consistente degli studenti chiede ai professori di esporsi di più e una parte consistente dei professori (tra cui la maggioranza del consiglio di facoltà) risponde che non è esponendosi in questa maniera che si sistemeranno le cose, ma al contrario un’azione del genere potrebbe solo far naufragare il tutto. Non che sia una diatriba così importante: per quello che mi riguarda credo che si possa lasciar cadere (per ora ) questa richiesta, in fondo non è ancora così vitale, e se non si riescono a convincere i professori dubbiosi a prendere un provvedimento del genere allora tanto vale andare avanti senza questo tipo di protesta (che avrebbe avuto, è vero, un gran peso, ma di fatto avrebbe veramente esposto il movimento a delle critiche).

Un altro punto delicato è la questione (che poi è centrale nella mozione votata dal senato accademico) della valutazione e del conseguente finanziamento differenziale delle varie università. Intendiamoci, qui è una questione di enfasi: nell’ipotetica frase “No ai tagli previsti dalla 133, ma è giusto razionalizzare le spese e punire gli atenei che non riescono (o non vogliono) spendere entro i limiti” alcuni credono sia più importante la prima parte, gli altri la seconda (e capite da soli quali sono le parti in causa), ma nessuno si azzarda a negare la frase nel suo complesso. Non si può dire insomma, e qui torna il discorso di prima, che si voglia semplicemente salvare un’università che è colma di problemi non solo didattici ma anche economici, ma anzi che un cambiamento è necessario e deve passare per forza da una razionalizzazione delle spese che tenga ovviamente conto delle esigenze imprescindibili di un ateneo (e non, pertanto, da un taglio indiscriminato che servirebbe solo a distruggere gli ultimi sprazzi di buona università).

Per ora l’appuntamento è a martedì, quando i professori volenterosi saranno chiamati a decidere assieme agli studenti le prossime iniziative (lezioni in pubblico eccetera), ma l’impressione è che, pur chiarendo le reciproche posizioni su alcune questioni, si sia usciti da questa assemblea ancora compatti in un unico fronte di lotta. In attesa di altre lezioni pubbliche e delle prime assemblee serali.

In chiusura, vorrei linkare un illuminante pezzo di Calamandrei che una docente ha voluto leggere a tutti durante l’assemblea: lo trovate riportato qui.

* non è mio costume aggiungere delle note ai post, ma in questo caso voglio tenere ben distaccato dal resto l’unico episodio (al di là di qualche fischio) fastidioso della seduta. Quando uno dei rappresentanti di Student Office (diciamo la parte ciellina dei rappresentanti degli studenti, o comunque filodestrorsa), che peraltro potrei anche indicare come secondo episodio fastidioso della seduta, ha preso la parola per esprimere la sua opinione e, in coda, una piccola provocazione, si sono levati fischi e boati (prevalentemente da una parte dell’aula). Per scansare successive strumentalizzazioni preciso che, nonostante un paio di minuti di interruzione per far tornare il silenzio, il ragazzo ha potuto concludere il suo intervento.

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OLIO GARDA TRENTINO Dopo la DOP arriva anche la Certificazione biologica

Dopo la Dop, Denominazione di origine protetta, per l’olio di oliva Garda Trentino ottenuta dieci anni fa, ora è arrivata anche la certificazione biologica del frantoio. “E’ un tassello ulteriore del nostro mosaico” ha spiegato Claudio Bertoldi, il presidente dell’Agraria di Riva, con 364 soci, che rappresentano gran parte dei produttori dell’Alto Garda. In questo […]

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Ubi parva machina bibitarum ablata fuit?

Ovvero: dove è stata portata la macchinetta delle bibite?

Shock per tutti gli studenti dell’Unibz che oggi si sono riversati come al solito a frotte in mensa!
Il distributore di Equocola, Schifofanta e ACE scompare. Sentiamo però prima l’opinione dei presenti:
D-u: “Rudi Babà, cosa ne pensi del dramma che si è consumato sotto i nostri occhi?”
Rudi Babà (stracciandosi le vesti): “Es el diablo! Es el diablo!” (Ancora urlando si butta nel primo pentolone di pasta ai 4formaggi che trova).

D-u non si lascia scoraggiare e chiede alla signora che dà la pasta:
D-u: “Signora che dà la pasta, secondo lei che fine ha fatto il distributore di Equocola, Schifofanta e ACE?”
Signora che dà la pasta: “Che è là” (Indica oltre la signora che fa lo scontrino, vicino al forno delle pizze) “Formaggio?”

Il mistero è dunque risolto. Il distributore di bibite è solo stato spostato oltre la cassa, ma restano irrisolti alcuni interrogativi. Quali oscure motivazioni hanno portato alla decisione di spostare il distributore di bibite? E soprattutto, chi l’ha spostato effettivamente?

Nella foto Rudi Babà e Ch-u. L’uno urla “Es el diablo! Es el diablo!”. L’altro si chiede “Perché? Dove? Aaaaaaah? Quando? Uuuhaaaahoooooh?”

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D-u 68,3% – lavatrice 31,7%

Erano due semestri e un cicinìn che D-u non voleva darsi per vinto contro la mostruosa lavatrice a gettoni di via Rosmini. Non poteva credere che non vi fossero possibilità. Che fine avrebbero fatto le certezze e speranze dei bambini se tutto fosse stato vero? Ma qualcosa è cambiato. Il futuro non lo spaventa più! Ecco come ha fregato la lavatrice:

[L’immagine si sfoca, ondeggia un po’ sullo schermo e dopo poco si definisce un’immagine con effetto seppia dagli angoli scoloriti eppure nitida.]

Proprio mentre il nostro paladino stava infilando dei boxer nel cestello, sul limitar dello sportellino srotondetto a oblò, si ferma. Osserva per un breve momento l’indumento e capisce. Capisce come. Capisce come deve. Capisce come deve fare per dare luce e speranza in un mondo buio.

Non poteva più sopportare che al momento di stendere le mutande fossero tutte girate con il dentro fuori, il fuori sopra e il sotto di lato un po’ sghembo. Era troppo umiliante. Ecco cosa pensava mentre stava per infilare le mutande nella lavatrice.

Era semplice ma non gli era mai venuto in mente prima. Avrebbe dovuto sistemare i boxen in maniera tale che il lato fosse sopra, il dentro sotto e l’elastico di traverso, per fare in modo che al momento della stesura dei vestiti questi fossero orientati nella maniera ottimale.

Mezz’ora dopo, in effetti, buona parte delle mutande erano dritte!

Per soddisfare la sua curiosità in termini statistici ha fatto andare la lavatrice altre 9 volte sempre sistemando le mutande nella maniera sopra descritta (senza detersivo che tanto era già tutto pulito) (inoltre con la tessera si risparmiano 50 centesimi a lavaggio) (un affare!). Il risultato in termini percentuali è di 68,3 boxer su 100 dritti e la rimanente percentuale ancora più annodati. Si può fare di meglio, certamente, ma ora… c’è speranza!

(L’immagine rende l’idea di cosa intendo con il dentro fuori e il fuori dentro. Cioè, se non fosse abbastanza chiaro, io che dovrei stare fuori entro e le mutande sono fuori.)

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ANTEPRIMA 007 Domani sera a Salò la presentazione di Quantum of Solace

Domani sera alle 17 a Salò, nella Sala dei Provveditori del Palazzo della Magnifica Patria verrà presentata in anteprima nazionale la 22° pellicola della serie dedicata a James Bond Quantum of Solace, costato 225 milioni di dollari e girato anche sulle rive del Lago di Garda. Una settimana dopo la prima italiana il film debutterà […]

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TUNING MANIA!1° Felter Tuning Show a Salò

Domenica 26 Ottobre 2008 presso il Polo Fieristico Enogastronomico del Garda a Salò si svolgerà il 1° Felter Tuning Show. Si tratta di un vero e proprio Raduno Tuning per appassionati e professionisti, con tantissimi premi e gadget, musica e ragazze immagine. L’evento è organizzato dall’Extreme Tuning Club di Salò in occasione della 3ª Festa […]

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“MOTORISSIMA” LA RASSEGNA ESPOSITIVA DEL MOTORE l’8 e 9 novembre, a Riva del Garda

L’8 ed il 9 novembre 2008, a Riva del Garda si terrà la 16esima edizione di “Motorissima“.
La rassegna espositiva dedicata al mondo dei motori – organizzata da Progema in collaborazione con la società Riva del Garda Fierecongressi S.p.A – si terrà presso gli spazi espositivi del Quartiere fieristico della Baltera di Riva del Garda.
Sabato 8/11 […]

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Qui una volta era tutto film

Parte il film, e ci vogliono solo poche scene per capire dalla colonna sonora in palese dissonanza con le scene che stanno passando sullo schermo che qualcosa non va come dovrebbe andare, una sensazione che man mano si fa più concreta finchè, alla fine, si capisce la verità: Burn After Reading è molto più del film comico che ti hanno consigliato. La dissonanza è la chiave del film, e va oltre il suo aspetto più evidente, ovvero la già segnalata colonna sonora che è, ad esempio, da film d’azione in sequenze da commedia. Ma Facciamo un passo indietro.

Il cinema americano, da quando gli statunitensi, più lungimiranti di altri, hanno cominciato a investirci massicciamente (la prima cattedra di cinema ad Harvard è del 1914, per dire), ha un nome e una ragione sociale: “fabbrica dei sogni”, ovvero produttore dell’immaginario di una nazione. Se vi sembra niente, pensate a quanto negli ultimi sessantanni questa fabbrica abbia esportato anche in Europa (senza contare il cinema non-americano e la televisione negli ultimi anni, che perlomeno da noi ha spodestato il cinema), e a quanto abbia contribuito a formare il vostro, di immaginario. Non è un caso se quasi tutti, dittature e non, abbiano investito e investano massicciamente nella propaganda, nel secolo scorso e in questo che sta cominciando; tuttavia non si tratta solo di una questione che riguarda solo film puramente “di propaganda”, ma di un fenomeno più diffuso che contribuisce a stabilire i confini dell’immaginazione. Tolkien si lamentava che gli illustratori castrassero i lettori di buone fiabe con disegni che diventavano una normativa del fantastico personale, mutatis mutandis il “problema” è sempre quello, se di problema, propriamente, si può parlare.

E oggi? se da un lato l’America di oggi non è più un paese per vecchi, dall’altro non è nemmeno più la terra della libertà di sognare (con buona pace di Obama), e i Cohen ci hanno voluto girare un film. I personaggi del film (di cui gli unici realmente comici, i due agenti FBI, sono poco più che comparse) sono difatti ognuno immerso nel proprio film personale, con tanto di dialoghi pesantemente influenzati dalla propria storia di cinefili (al giorno d’oggi siamo tutti, più o meno volontariamente, cineili); il problema è che ognuno sta su un registro filmico diverso e i momenti di attrito sono frequenti e dirompenti: vedi ad esempio la scena del bar, dove lui sta per far partire la tirata da vecchio saggio con tanto di foto di quando era prete e lei risponde con una puntata di Sex & the City (oppure la più clamorosa, quella dove Pitt e Clooney sono uno in una commedia degli equivoci, l’altro in un thriller e…[mi censuro per evitare spoiler]). Il film dei fratelli Cohen è in realtà lo scontro di persone che provano a vivere la vita come nel loro film preferito; oppure, più sottilmente, lo scontro di quel coacervo di immaginari che ha sostenuto l’ideologia americana negli ultimi sessantanni (di qui il tragicomico riferimento alla Guerra Fredda del vendere segreti o supposti tali a un ambasciatore russo che, giustamente, non sa che farsene), per metterli tutti nello stesso calderone e decretarne la decadenza oppure, e a me piace pensarla così, semplicemente giocarci con fare irriverente (ma qui si dovrebbe fare una telefonata ai registi).

Inoltre, dall’inevitabile brutta fine di (quasi) tutti i film personali il messaggio sembra essere: “qui non è più come una volta, che c’era il lieto fine”, oppure se preferite “qui non è un film, è la vita reale dell’America fine anni ’00, adeguatevi”. Tutto questo è chiaro, lampante quasi, quando si vede il film; a patto di non farsi distrarre dalla trama, che qualcuno spaccia ancora come comica (ma le risate si fanno lo stesso, non vi preoccupate).

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E’ record.

E’ già un mese, anzi di più, che ho ricominciato ad andare in piscina e non ho ancora scritto alcun post a riguardo: è ora di rimediare, anche perché stasera ho battuto il mio personale record di resistenza, producendomi in ben 54 vasche tutte insieme, giuro. Per quanto riguarda la tecnica e performance come questa […]

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Niente di nuovo dal fronte

Innanzitutto quello che è successo, visto che ho faticato a trovare tutto in giro (perlomeno finchè mi sono limitato a sfogliare i quotidiani): Travaglio è stato condannato, in primo grado e con sentenza non ancora pubblicata (ci vuole un po’, e solo allora si potrà davvero capire perchè e cosa vuol dire), per aver diffamato Cesare Previti in questo pezzo (non linko direttamente l’archivio dell’espresso perchè io personalmente non riesco ad aprirlo per questioni di plugin mancanti, e non vorrei che altri fossero nelle mie condizioni) apparso sull’Espresso nel 2002. Di cosa si parla in quell’articolo? si parla dei presunti accordi elettorali tra la Mafia e Forza Italia nel 1994, alla vigilia delle elezioni politiche, e più in generale dei rapporti tra queste due “forze politiche” che un mafioso e in seguito collaboratore di giustizia, Luigi Ilardo, confidò al colonnello dei carabinieri Michele Riccio sussistere.

L’articolo è ben scritto e non mi dilungherò quindi su questa vicenda, perchè quello che ora ci interessa è capire in che modo si potesse diffamare Previti in un articolo sui rapporti tra la Mafia e Forza Italia. A dire il vero mi vengono in mente un sacco di maniere per infilarlo in un pezzo del genere, ma in mancanza di prove nè io nè Travaglio, da quanto si legge nell’articolo, riteniamo sia corretto farlo: tutto quello che c’è su Previti è questo:

Quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta (Ilardo, che nel frattempo è stato ucciso da due killer, dopo essere entrato nel programma protezione testimoni, poco prima del primo interrogatorio formale – NdP) non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza “istituzionale”, ha avvertito Cosa Nostra del pericolo incombente. Solo Riccio può ridargli la voce. Cosa che fa attraverso i suoi appunti tutti scritti con inchiostro verde e le testimonianze. Senonchè, nel marzo 2001, viene convocato nello studio del suo avvocato, Carlo Taormina, per una riunione con Dell’Utri e il tenente Carmelo Canale, entrambi imputati per concorso esterno in mafia. Riccio denuncia subito il fatto alla Procura di Palermo: «Si è parlato di dare una mano a Dell’Utri. Io avrei dovuto dire che l’Ilardo non mi ha mai parlato di Dell’Utri come uomo di mafia, vicino a Cosa Nostra». In più Riccio deve dimenticarsi la mancata cattura di Provenzano. In cambio gli viene promesso un aiuto per rientrare nell’Arma e per ottenere “la rimessione del mio processo”. «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Teormina era presente anche l’onorevole Previti». Taormina ammette il colloquio ma nega quelle pressanti richieste al cliente. In ogni caso, Riccio cambia avvocato.

Tutto qui, vengono semplicemente riportate le parole del colonnello Riccio. Il problema? su quest’altro pezzo, questo di Mastellarini, ho trovato una spiegazione (si vedrà quando esce la sentenza, ad ogni modo): si sarebbe trattato, in pratica, di una “svista” da parte di Travaglio, che avrebbe omesso di aggiungere l’ultima parte del verbale di Riccio, ovvero “Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell’Utri“, e sarebbe quindi un problema di virgolette: se Travaglio non avesse attribuito quella frase a Riccio (che in realtà la proseguì) sarebbe comunque risultata vera, ma non diffamante. Ora, volendo si potrebbe discutere che nemmeno così è una gran diffamazione (credo lo sia, ma sicuramente più vicina ai 500 euro di multa chiesti dal pm che agli 8 mesi più risarcimento inflitti dal giudice monocratico), si potrebbe anche diffidare di Facci (è lui, sul Giornale, a riportare il pezzo mancante del verbale di Riccio, io ad ogni modo gli credo) o addirittura attendere stoicamente la sentenza d’appello (e quindi qualche annetto ancora), ma ha importanza? forse le beghe giudiziarie di Travaglio dovrebbero interessare Travaglio, e noi in quanto lettori solo se mettessero in ombra la sua onestà professionale (e questo, con buona pace di Facci, non mi sembra il caso), visto che, banalmente, non lavora per noi. Qualcuno potrà pensare che il fatto dimostri la scorrettezza di Travaglio, per me dimostra solo una scarsa attenzione dato che, forse non ci si rende conto della cosa, il fatto che Previti frequentasse quell’ambiente sarebbe rilevante di suo anche senza attribuirgli ingerenze di qualche tipo.

Dispiace un po’ che questo piccolo errore dia un appiglio per far scempio mediatico di Travaglio (credo che Facci e altri abbiano del vino d’annata in cantina per queste occasioni), anche se non cederò alla trappola di accusare Travaglio stesso (e fantomatica cricca) di aver creato una corrente di pensiero in cui l’immacolatezza della fedina penale è uno status quasi sacrale, e per il semplice motivo che questa corrente di pensiero non è mai stata creata. Per quanto difatti la vulgata voglia che ci sia una gang di censori pronti a fare la morale la questione non è altro che etica, ovvero secondo la regola d’oro: “se una persona compie un reato, a me interessa nella misura in cui quel reato mi tocca” se un politico viene condannato per aver preso tangenti forse non è il caso di votarlo, se un politico viene assolto o prescritto ma sono documentati rapporti con la mafia forse non è il caso di votarlo e se una persona viene condannata ma non viene rilevato nessun reato che sia indicativo di una inidoneità con le sue funzioni può benissimo continuare a svolgerle.

C’è poi qualcuno che sostiene come un politico debbe essere totalmente immacolato per poter rappresentare qualcuno, non sono daccordo ho già spiegato perchè, ma resta il fatto che fino a prova contraria Travaglio non rappresenta nessuno se sè stesso. Qualcuno può lamentarsi del suo modo di fare giornalismo, e già lo faceva, ma nessuno gli può imputare scarsa coerenza se continua a fare il suo lavoro come sempre, magari tornando (da qualche tempo sta buttandosi un po’ troppo sul comico) a essere il gelido cronista di qualche anno fa .

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Red Bull CAN you make it?

«Tre studenti dell’Università di Bolzano rischieranno la vita nell’evento organizzato da Red bull “Red Bull CAN you make it”. L’obiettivo è raggiungere Parigi in 8 giorni partendo da Roma senza soldi, cellulare, carta di credito etc etc…»

Così inizia il messaggio che si sta estendo attraverso ogni canale comunicativo esistente all’interno e all’esterno dell’università a sostegno dei Grazing Cows. Mi pare che dica già tutto. Se poi conoscete i soggetti, dice davvero tuttotuttotutto.

L’unico attrezzo comunicativo di cui saranno dotati è un cellulare dato dalla Red Bull per poter aggiornare il loro blog, creato per l’occasione. Questo dunque dice tutto, anzi tuttotuttotutto, relativamente al motivo per cui ho deciso di sostenerli nella loro folle avventura.
Nella squadra c’è già stato un cambiamento. Una sostituzione. Restano Cora, Mighé e nuovo nel team è Steno. Questi i loro nomi di battaglia. Quasi da supereroi direi…

Per sostenerli potete dare loro un voto al giorno andando sulla pagina di registrazione, registrarvi e scegliere di essere fan dei Grazing Cows identificati dal codice ITA003. Fatta l’iscrizione potete seguire il team giorno per giorno sul loro blog e soprattutto potete votarlo. Dal loro messaggio, infatti, si sottolinea:
«La cosa importante è il voto giornaliero, che va fatto qui cliccando sulle lattine di RedBull in cima alla pagina a destra, (5 lattine è il massimo dei voti 🙂 )»

Nel caso vi fossero aggiornamenti, vi farò sapere. Intanto se avete un account Twitter, potete anche iscrivervi ai loro aggiornamenti o seguirli a questa pagina.

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