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a Bologna tutti assieme contro la 133

Bologna, assemblea congiunta studenti-presidenza della facoltà di Lettere e Filosofia, 23/10/2008

Arrivare tardi alle assemblee ti costringe ad arrangiarti per trovare l’ultimo posto disponibile e a volte questo significa scoprire cose nuove, ad esempio che il posto giusto non è su uno dei banchi ma davanti alla cattedra, col viso rivolto al “lato sbagliato”: una marea di facce attente e interessate che non cambieranno espressione fino alla fine. Tanta gente che il “padrone di casa” esordisce chiedendo se per piacere si può uscire a fumare per evitare intossicazioni di massa, una folla eterogenea (tanto che un novello Lombroso, nel suo intervento, potrà dire di vedere rappresentata ogni tipologia ed estrazione politica di studente) che dopo una risata riesce quasi miracolosamente, visto il numero, a mantenere un clima di ascolto e a far scorrere via bene o male* lisci tutti gli interventi (rigorosamente aperti a chiunque si volesse prenotare).

Innanzitutto quello su cui sono tutti (ricercatori, docenti, preside e membri del consiglio di facoltà, studenti e rappresentanti degli studenti) daccordo: la riforma Gelmini è semplicemente inguardabile, a dire il vero non è nemmeno una riforma: solo una collezione di tagli. Chiaro, ognuno valuta più grave l’aspetto che sente più vicino, ma tutti in quell’aula erano concordi nel bocciare in toto la 133. Fa bene Tommaso del Vecchio, ricercatore e membro del consiglio di facoltà, a sottolineare come questa legge segni un punto di discontinuità persino con la famigerata riforma Moratti, poichè in questo caso non si sta decidendo una svolta culturale, non c’è un progetto, un’idea o anche solo una vera intenzione sotto la 133: soltanto la chiara decisione che la scuola non costituisce una priorità di spesa per questo governo (e per chi l’ha votato, data l’ottica populista con la quale governa Berlusconi). E sulla stessa linea è Grandi, un docente che parlando ancora più chiaro fa capire come la Scuola sia vista dal governo alla stregua di un serbatoio di tagli per recuperare soldi da smistare altrove: un progetto per un paese senza futuro, certo, ma questo paese ha deciso l’harakiri da tempo e non lo scopriamo oggi.

È il monito del preside Sassatelli, che spinge a fare autocritica e a modificare l’immagine che la gente ha dell’università e di chi la vive, da qualsiasi parte della cattedra egli si trovi, è il successo delle lezioni in piazza, momenti di trasparenza dell’università verso l’esterno oltre che di protesta simbolica (come ricorda Anna Borghi, docente e membra della rete “ricercatori precari”), è la necessita più volte ricordata dagli studenti di far vedere all’esterno, non solo nelle parole che ci si scambia tra compagni di viaggio, che il fronte è comune e che comprende, o dovrebbe comprendere, anche i cittadini. Uno dei punti più chiari è proprio questo: facciamoci capire dalla gente là fuori. Ed è su questo che le posizioni cominciano a divergere (ma meno di quanto sarebbe pericoloso per la lotta, a mio avviso).

Prima di andare più sullo specifico va segnalata un’altra cosa: l’università (nella misura in cui questo corso di laurea ne è indicazione) ha una gran voglia di cambiare. Ne hanno voglia gli studenti, che sognano spazi di autoformazione, maggiore libertà nella scelta del percorso di studi, ma soprattutto hanno la grande voglia di essere loro i motori di questo cambiamento, una riforma che possa finalmente partire dal basso. Ne hanno voglia anche professori e presidi, che sognano un’università che funzioni finalmente bene, che permetta di portare avanti seriamente sia la didattica che la ricerca senza gli sprechi e i clientelismi di cui anche la maggior parte di loro è spesso vittima. Ignorare questa voglia di cambiare e pensare alla rivolta come a una semplice difesa dei propri diritti o supposti privilegi di fronte a un taglio radicale dei fondi è un errore fatale, che non consente di leggere a fondo dentro la massa incredibile di persone che si sta muovendo in questi giorni.

Venendo alle proposte, i “fronti” si fanno contrapposti praticamente solo su un punto: la sospensione della didattica (sulle altre questioni le posizione sono più sfumate, vedremo dopo). Quello che molti studenti, ed è anche la posizione dei rappresentanti in quota “Rosso Malpelo” (componente di sinistra) ma non solo, vogliono non è certo un blocco ad oltranza fino alla revisione della legge ma bensì un’azione simbolica il cui significato sarebbe chiaro: anche il corpo docenti è dalla nostra parte, siamo tutti contro di te, Gelmini; è la necessita di far fronte comune in maniera visibile a spingere questa richiesta (che, ripeto, non si spingerebbe oltre i due giorni, da utilizzare per lezioni pubbliche e assemblee). Di contro, se pure chi vi si oppone riconosce la necessità del fronte comune, si ritiene che un’azione del genere sarebbe controproducente: un appiglio troppo semplice per screditare la lotta e un metodo veloce per perdere del tutto la possibilità che la gente là fuori possa appassionarsi alla nostra lotta; molto meglio organizzare assemblee serali per spiegare la riforma (e il professor Donati, docente a giurisprudenza, si è già detto disponibile) e continuare con le lezioni in pubblico, tenendo però separati i metodi di critica (in soldoni: la protesta più “aggressiva” è roba da studenti). In breve: una parte consistente degli studenti chiede ai professori di esporsi di più e una parte consistente dei professori (tra cui la maggioranza del consiglio di facoltà) risponde che non è esponendosi in questa maniera che si sistemeranno le cose, ma al contrario un’azione del genere potrebbe solo far naufragare il tutto. Non che sia una diatriba così importante: per quello che mi riguarda credo che si possa lasciar cadere (per ora ) questa richiesta, in fondo non è ancora così vitale, e se non si riescono a convincere i professori dubbiosi a prendere un provvedimento del genere allora tanto vale andare avanti senza questo tipo di protesta (che avrebbe avuto, è vero, un gran peso, ma di fatto avrebbe veramente esposto il movimento a delle critiche).

Un altro punto delicato è la questione (che poi è centrale nella mozione votata dal senato accademico) della valutazione e del conseguente finanziamento differenziale delle varie università. Intendiamoci, qui è una questione di enfasi: nell’ipotetica frase “No ai tagli previsti dalla 133, ma è giusto razionalizzare le spese e punire gli atenei che non riescono (o non vogliono) spendere entro i limiti” alcuni credono sia più importante la prima parte, gli altri la seconda (e capite da soli quali sono le parti in causa), ma nessuno si azzarda a negare la frase nel suo complesso. Non si può dire insomma, e qui torna il discorso di prima, che si voglia semplicemente salvare un’università che è colma di problemi non solo didattici ma anche economici, ma anzi che un cambiamento è necessario e deve passare per forza da una razionalizzazione delle spese che tenga ovviamente conto delle esigenze imprescindibili di un ateneo (e non, pertanto, da un taglio indiscriminato che servirebbe solo a distruggere gli ultimi sprazzi di buona università).

Per ora l’appuntamento è a martedì, quando i professori volenterosi saranno chiamati a decidere assieme agli studenti le prossime iniziative (lezioni in pubblico eccetera), ma l’impressione è che, pur chiarendo le reciproche posizioni su alcune questioni, si sia usciti da questa assemblea ancora compatti in un unico fronte di lotta. In attesa di altre lezioni pubbliche e delle prime assemblee serali.

In chiusura, vorrei linkare un illuminante pezzo di Calamandrei che una docente ha voluto leggere a tutti durante l’assemblea: lo trovate riportato qui.

* non è mio costume aggiungere delle note ai post, ma in questo caso voglio tenere ben distaccato dal resto l’unico episodio (al di là di qualche fischio) fastidioso della seduta. Quando uno dei rappresentanti di Student Office (diciamo la parte ciellina dei rappresentanti degli studenti, o comunque filodestrorsa), che peraltro potrei anche indicare come secondo episodio fastidioso della seduta, ha preso la parola per esprimere la sua opinione e, in coda, una piccola provocazione, si sono levati fischi e boati (prevalentemente da una parte dell’aula). Per scansare successive strumentalizzazioni preciso che, nonostante un paio di minuti di interruzione per far tornare il silenzio, il ragazzo ha potuto concludere il suo intervento.

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Appunti di Viaggio: il mio Tumblr personale

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Aringhe in tutte le salse

Fermi tutti.
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WI-MAX: finalmente è arrivata (non è gratis ma…)

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NOTTURNI DANNUNZIANI Percorsi Segreti tra Eros e Natura

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KATIA RICCIARELLI E i suoi tenori in concerto

Sabato 23 agosto alle 21.00 nel parco di villa Carrara Bottagisio sul lungolago di Bardolino è di scena Katia Ricciarelli insieme ai suoi tenori: Francesco Zingariello, Giuseppe Talamo e  Sandro Panni. Un viaggio in musica in cui la soprano Katia Ricciarelli offrirà il suo repertorio più ricco:  brani senza tempo come “parlami d’amore Mariù “ […]

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Normandia portami via

Ho fatto un’altra vacanza, mi vergogno un po’ a dirlo che c’è qualcuno che magari non ne può fare, ma ci sono stati anni in cui anche io ho saltato. Quest’anno invece è andata di lusso, e così ora sono tornata da un viaggio improvvisato e goduto fino in fondo, e che mi ha lasciato […]

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Ricapitolando

In questi giorni, a forza di cercare (con successo) scuse per non studiare, ho fatto parecchie cose, meno che aggiornare il blog. Venerdì scorso sono andato a Sesto in treno portandomi dietro la bicicletta. Lì ho passato quattro giorni ospite di Gigi, Marina e compagnia bella facendo qualche camminata con Giulio e Piero.

Martedì poi ho preso quello che ci stava in uno zaino (e a giudicare dal peso non era poco) e sono partito alla volta di Bolzano con Giulio in bicicletta. Saremo partiti per le 10 e senza troppa fretta, dopo una lunga pausa a Bressanone siamo arrivati a casa mia, dove Giulio mi ha fatto compagnia per due giorni.

Stamattina ha ripreso il treno per tornare in val Pusteria, mentre io, sistemate un po’ di faccende domestiche, ho viaggiato verso i lidi di Desenzano, dove avrò una riunione col don per il catechismo dell’anno alle porte e poi inizierò a organizzarmi per Taizé, intervallando il far le valigie con qualche escursione (domani si parte per il monte Civetta sopra Belluno).

Questo giusto per fare il quadro della situazione visto che non scrivo da una settimana circa sul blog (sul mio, perché ho aggiornato stamattina il blog della FKWI). L’unica cosa che tende ad avere un aggiornamento semi continuo è il mio stato su Twitter, visto che il microblogging ha molte meno pretese del blog normale.

Visto che ormai sono nella scia dell’autogossip, nei momenti liberi leggo I Barbari di Baricco (un libro che si legge anche quando si è stanchi, con un italiano molto scorrevole e colloquiale), traduco un saggio di storia dell’arte incentrato sulla pittura dalla caduta dell’impero romano d’occidente al VII secolo dal tedesco (non chiedetemi perché!), o mi dedico al ripasso di microeconomia, che in fondo non è molto logorante visto che la materia mi piace.

Per le ammiratrici di D-u, devo comunicare che non sarà in servizio più o meno fino a inizio settembre.

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Ryanair? No Grazie!

Perché volare ancora con Ryanair?
I prezzi non sono più competitivi, il servizio è pessimo, i disservizi costanti, gli aeroporti scomodi.
Il check.in è un’impresa e il tuo bagaglio viene controllato al grammo pur di spillarti qualche(??) euro. Se non sei stato più che attento, pagherai molto caro ogni chilogrammo in più che avrai messo in valigia.
A […]

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Maynooth II° turno 09/07/08-23/07/08

E’ strano come in due settimane, tra 170 persone si possano creare rapporti così… tante lacrime e abbracci il giorno della partenza, ma un’ unica grande speranza…Quella di rivederciForse rimarrà tale, ma poco importaperchè io preferisco sperare

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