Tag: berlusconi

Ha ragione Silvio Berlusconi

“Il Parlamento è pletorico e inutile”? Ha ragione il presidente del Consiglio. Mille parlamentari privi di autonomia non possono che essere inutili. E diventano pletorici quando cercano di darsi un senso perché una minoranza ogni tanto reclama visibilità.
Ma la colpa non è dell’Istituzione: la colpa è di chi ha voluto una legge che depotenzia il […]

così non mi piace

Secondo le stime sulle intenzioni di voto per le Europee, registrate dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, se ci si recasse oggi alle urne, il PDL di Berlusconi e Fini si attesterebbe al 41%, superando con la Lega la soglia del 50%, mentre il PD di Franceschini, in ripresa negli ultimi giorni, otterrebbe il 26%. In […]

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Fassino … cambia lavoro!

Su rai3 a Ballarò c’è Fassino con La Russa ed altri e tra le altre cose si è trattato drl temz della sicurezza.
Fassino: “i militari in città sono un numero esiguo rispetto alle dimensioni del paese”
Un rappresentante del pdl: “ma come … Ora ne volete di più e quando abbiamo proposto il provvedimento avete gridato […]

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Sanremo ed il boom di ascolti

Il corriere della sera riporta in home page:

 

UN ANNO FA AVEVANO GUARDATO LA RASSEGNA 9 MLN e mezzo DI ITALIANI

L’Auditel vola: 10 milioni di spettatori

Picco di 14 milioni, share al 47,10%. Netto miglioramento rispetto alla scorsa edizione condotta da Pippo Baudo

MILANO – L’Auditel premia subito il Festival di Sanremo condotto da Paolo Bonolis: la prima serata, con la presenza virtuale di Mina e il lungo e pirotecnico monologo di Roberto Benigni, ha raggiunto i 14 milioni e 173mila telespettatori, con share del 47,10%. Nella seconda parte gli spettatori sono stati 6.654.000 (49,51%), con una media ponderata totale di 10.114.000 e del 47,93%.

Ed ancora:

Lo show di Roberto Benigni sul palco dell’Ariston
«Silvio, diventa un mito
e fa’ come Mina: sparisci»
Battute a raffica, Berlusconi nel mirino. E Gasparri annuncia azioni legali contro la Rai

SANREMO – «Non voglio parlare di politica e non voglio parlare di Berlusconi». Roberto Benigni naturalmente parla (quasi) solo di Berlusconi e di politica nel suo intervento da 350 mila euro al Festival di Sanremo (Guarda il video). Per il resto parla di «trombare» e di «sesso», prendendo spunto dal titolo della canzone presentata dall’eurodeputato del Pdl Iva Zanicchi («Ti voglio senza amore») e spera di non vedere mai Orietta Berti «con un coniglietto sulle poppe e sulla patonza» affinché non gli cada «l’ultimo mito». Infine chiude difendendo l’amore omosessuale leggendo una lettera di Oscar Wilde e ottiene un grande applauso finale che si trasforma ben presto in una vera e propria standing ovation e riceve anche i ringraziamenti dell’Arcigay.

Ho svolto un simpatico esperimento “sociale”.

Controllando grazie a google zeitgeist mi sono reso conto di alcune cosette. Provate ad andare a questa pagina! http://www.google.com/trends?q=sanremo

L’andamento temporale del numero di ricerche su google è una chiara indicazione dell’interesse del pubblico verso un certo argomento.

E’ mai possibile però che gli italiani siano così interessati a questa pallosissima manifestazione?

Ogni anno si dice che il prossimo non si farà ma le cifre parlano chiaro!

 

 

Vedo delle “delta di Dirac” piccate nella 3° settimana di febbraio in maniera ricorrente. Picchi  da 10! Neanche durante le elezioni di Obama si avevano dei picchi di ricerca così alti!

 Sfogo finito.

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itachiani for ever (4ever!)

Pietro fotografato dal grande Maestro Sarti
Oggi gli itachiani si sono riuniti nuovamente. I progetti sono molti e la voglia di fare non manca.
L’idea di Jenzù è sempre più convincente, mentre quella di Ilary e Endriu è stata per il momento accantonata.
La donna Sapiens Sapiens ha dato sfogo a tutta la sua rabbia intellettuale mentre La […]

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che figure del cavolo

Ieri sera stavo accompagnando due spagnoli al Cinema Cristal in quanto ospiti del FilmFestival del Garda
Nel breve tragitto abbiamo parlato dell’argomento internazionale per eccellenza: Silvio Berlusconi.
Dopo quella chiacchierata tra spagnolo, inglese e una sana dose di dialetto veneto, una sola cosa mi è parsa chiara: quando qualcuno dice che Berlusconi è visto all’estero come un […]

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Il prestito ponte

La direzione generale dei Trasporti e dell’Energia della Commissione europea ha proposto al collegio dei commissari Ue di considerarlo come un aiuto di Stato «illegittimo» che deve essere restituito, ma ha anche proposto di considerare che fra la vecchia compagnia e quella che nascerà c’è la necessaria «discontinuità». Ciò significa che, se la proposta della […]

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30/10/2008 – Bologna che manifesta, polizia che prova a guastare la festa

Cerco il più possibile di fare fredda cronaca, ovviamente con qualche concessione alla leggibilità, le impressioni più generali un’altra volta (è già abbastanza lungo così).

Più di quarantamila, non mi interessa cosa può dire la questura, e alla fine della giornata molti sorrisi stanchi, tanta soddisfazione e qualche chiacchiera incredula: “son qui da 11 anni e non ho mai visto una manifestazione simile” sento dire a uno degli ultimi rimasti fino in fondo. E se dopo più di 7 ore rimangono solo gli studenti universitari, la vera bella notizia della giornata è la larga e trasversale partecipazione di tutto il mondo studentesco bolognese alla lunga camminata contro le iniziative sfascia-scuola di questo governo (e dire se sia colpa della Gelmini, di Tremonti, di Berlusconi o di Confindustria ha forse poco senso, al di fuori degli slogan).

Si parte presto la mattina in Piazza Nettuno, e chi arriva tra i primi vede crescere il corteo gruppo dopo gruppo, lo vede prendere dimensioni sempre maggiori finchè non stropiccia gli occhi chiedendosi se per caso per non far tardi non abbia dormito troppo poco. E’ un corteo immenso quello che infila via Indipendenza, e come se non bastasse gli studenti di Veterinaria vi si aggiungono qualche minuto dopo, tanto per rincarare la dose agli increduli e far lavorare sodo i numerosi fotografi e giornalisti. Potrei raccontare ancora di questo biscione eterogeneo e colorato che pacifico ma rumoroso si è snodato per la città per raccontare storie di scuola minacciata e far sentire alla popolazione l’urgenza del caso, ma ho avuto da fare un paio d’ore e mi sono perso la festa, tornando però giusto in tempo per vedere chi la voleva guastare (e non ci è riuscito, per fortuna).

Antefatto: sin dalla mattina un nucleo dei carabinieri stazionava nei dintorni di porta Castiglione, nucleo a cui si è aggiunta la polizia quando il corteo ha cominciato ad avvicinarsi (da quello che ho capito la polizia fin lì ha seguito il corteo) col timore peraltro infondato che una parte dei manifestanti si dirigesse verso il vicino Cafè Pound, luogo di ritrovo dei giovani di destra. Ora, quando il corteo, che aveva in testa gli studenti universitari e solo dietro i ragazzi dei licei, delle scuole medie eccetera, ha raggiunto l’aula santa Lucia di Scienze Politiche (quella ricavata da una chiesa sconsacrata, per intenderci), la polizia si è disposta in maniera da bloccare la strada dove alcuni lavori in corso sulla sinistra formavano una strettoia. Per vedere meglio mi sono arrampicato su un impalcatura (e ho poi chiesto ai vari ragazzi che guidavano oggi il corteo), e lo svolgimento dei fatti è stato questo: dapprima si è fermato il corteo e si sono inviati dei rappresentanti a “trattare”, ovvero a far presente che si voleva semplicemente proseguire a sinistra in via Cartoleria (e il cafè Pound non era quindi un obiettivo), e per qualche motivo la discussione non ha portato a niente per un po’ (non capisco davvero il perchè, mi fa sospettare che la polizia cercasse lo scontro, e probabilmente ci prendo) e la folla ha cominciato a rumoreggiare. Come spesso capita, un movimento improvviso della massa di persone dietro di loro ha spinto qualche rappresentante a contatto con i poliziotti, e subito si è scatenata la reazione violenta: per qualche lungo istante (sembra incredibile quanto possa durare un mezzo minuto) è sembrato che tutto dovesse degenerare, con poliziotti che manganellavano convinti, qualche sporadica reazione di alcuni studenti (saranno volate due-tre bottiglie a far tanto) e i carabinieri che cominciavano solerti ad infilarsi tra i poliziotti. Fortunatamente, la presenza di spirito degli studenti ha evitato che la situazione degenerasse, e nonostante il gruppo di carabinieri si sia poi piazzato all’imbocco di una via laterale pronto a tagliare fuori la testa del corteo se si fossero presentati casini, si è riusciti a imboccare tutti quanti via Cartoleria quando finalmente ci hanno fatto passare una quindicina di minuti dopo. Qualche contuso, molto spavento ma in fondo poteva andare peggio, e sicuramente si è dimostrata la natura pacifica (per quanto incazzata) di questo movimento.

Superata la trappola si raggiunge in fretta la sede bolognese di Confindustria all’incrocio tra via Santo Stefano e via Dante, e li ci si ferma per un lungo discorso a più voci. Giungono notizie incredibili da Roma e Milano: Piazza Affari e il Parlamento assediati da un coro festante di studenti e professori d’ogni età, centinaia di migliaia di persone lì a far sentire la loro voce come noi abbiamo fatto sentire la nostra oggi; ma la più grande soddisfazione è per aver passato tutti assieme la mattinata, senza farci dividere da chi ha provato a usare i soliti vecchi trucchi. Comincia anche a piovigginare, e se pur si riprende fino a raggiungere i viali l’idea è di chiudere la manifestazione a Porta Maggiore (che comunque credevo si chiamasse porta San Mamolo) dopo aver bloccato il traffico per un po’. Nel frattempo i più giovani se ne tornano pian piano a casa, considerato tralaltro che la manifestazione era programmata fin qui, e gli universitari sono praticamente i soli a resistere sotto la gelida pioggia che ormai cade copiosa, una bella giornata che si conclude forse presto, ma sicuramente bene per molti. Però…

…c’è un però: complice forse il clima che si mette inaspettatamente al bello, o la gran massa di gente che comunque rimane e non da segni di stanchezza, la manifestazione continua e si dirige verso la stazione. Ormai i cori e gli striscioni sono queli universitari, contro i tagli e contro le baronie che appestano un sistema universitario tra i peggiori del mondo (con qualche deriva sull’autoformazione, che suona un po’ sessantottina ma suggestiva), e la voglia è quella di osare, di provare a bloccare nuovamente i treni come qualche giorno fa. In apprensione un po’ per l’immagine del corteo, un po’ per l’incolumità di tanti ragazzi (tra i quali c’ero pur sempre anch’io) ho parlato con gli organizzatori, che ancora non avevano ben deciso se valeva la pena di forzare l’inevitabile blocco della polizia; una corsa in stazione per dare un’occhiata e i numeri che ho riportato (3 camionette della polizia per una cinquantina di poliziotti, più alcuni carabinieri pronti vicino al comando accanto alla polizia) sembrano aver fatto decidere definitivamente per la soluzione più cauta: arrivare di fronte alle forze dell’ordine e rimanere lì, senza cercare lo scontro.

Un poco alla volta ci si avvicina e, chi sedendosi chi rimanendo in piedi, si gridano ai poliziotti i propri cori e le proprie idee, si parla ancora e ci si racconta quello che è successo oggi, e quello che continuerà a succedere domani e dopodomani e i giorni dopo ancora. Qualcuno tra la folla vorrebbe portare avanti la prima idea di sfondare, ma un poco alla volta tutti capiscono che oggi non si può, e si rischia solo di compromettere tutto quello che di bello è stato costruito. Ci vuole un po’ per far muovere tutti (circa 3000-4000 studenti universitari), ma dopo un lungo stazionamento ci si incammina un poco alla volta verso la strada, per fermarsi però poco dopo all’incrocio del ponte a bloccare il traffico. Sarà stata la stanchezza a suggerire quest’idea, ma passa una ventina di minuti prima che ci si alzi e si riprenda il cammino (anche se mi è giunta poi voce che una parte degli studenti abbia deciso di non seguire gli organizzatori e di rimanere li per un bel po’ ancora) in direzione di Piazza Maggiore, dove è invece sicuramente la stanchezza a ispirare la chiusura della manifestazione. Non servono più discorsi, ora c’è solo la voglia di tornare alle proprie vite e riposare in vista dei prossimi impegni.

p.s. io Grillo non l’ho visto.

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i mangia bambini

Protestano anche le scuole dell’obbligo. "La sinistra strumentalizza i bambini!" afferma Berlusconi. Rispetto al mangiarli è comunque un passo avanti.
spinoza
Tag: spinoza, comunisti, berlusconi

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La tragedia

Ricevo e pubblico. Perchè se ogni tanto non si ride, si muore!

L’Onorevole Silvio Berlusconi, sta visitando una scuola elementare.
Una delle classi e’ nel bel mezzo di una discussione legata alle parole ed al loro significato.
L’insegnante chiede all’illustre ospite se desidera portare avanti la spiegazione sulla parola ‘tragedia’.
Così Berlusconi chiede alla classe un esempio di una […]

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fermate la macchina da presa, voglio scendere

Io trovo che il tanto vituperato balletto delle cifre sia interessante di sponda, nonostante tutto. Volete la mia cifra? dico 800mila, e lo faccio confrontando alcune immagini (grazie a Nonnesoabbastanza, che comunque ne stima la metà) e tenendo conto che qualcuno, o perlomeno io l’avrei fatto, può aver partecipato alla manifestazione pur senza sorbirsi il discorsone finale di Veltroni. Voglio dire, ascoltare la tiratona di un segretario che ha indetto una manifestazione quattro mesi prima per farla cascare a un anno esatto di distanza dalla fondazione del Partito Democratico? Qui non è Hollywood, come cantavano i Negrita. In soldoni: l’immaginario non lo si può sempre programmare in anticipo, e le connessioni simboliche (che ci sono sempre, insegna Eco, basta cercarle) sono più efficaci quando non suonano artefatte, fare politica non dovrebbe assomigliare allo scrivere un libro (anche se spesso può essere simile, se si capisce ciò che intendo).

Torniamo alle cifre: perchè 2 milioni e mezzo? 800.000 sono già un’enormità, si può arrotondare al milione per fare scena e si ha comunque già un numero pazzesco, difficile da ritrovare negli scorsi anni (dopo la manifestazione di Cofferati, che a dire il vero pure fu un po’ gonfiata). O si sta dando implicitamente credito ai 2 milioni che sparò Berlusconi un anno fa? leggere la cifra “ufficiale” in un ottica di “ce l’abbiamo più lungo di voi” è avvilente, ma in piccola parte almeno potrebbe essere la via giusta. Mi spiego meglio, e riprendo il “filone cinematografico”: Veltroni sa di dover dare al proprio “popolo” un immaginario, e sta provando a far vivere i suoi elettori nell’unico che conosce, ovvero quello del cinema americano. Fate due calcoli e vedrete che finora le immagini ricorrenti nei discorsi di Walter sono state le brave persone, quelli che lavorano e non arrivano a fine mese, il grande patto che lega assieme le persone di buona volontà che di fronte alla minaccia dell’ubercattivone si mettono assieme accantonando le proprie divergenze for a Greater Good. Il problema di Veltroni è che questa massa di persone va conquistata, e lui ora come ora non ce l’ha. Certo, c’è il “popolo delle primarie”, ma se da un lato si è sfilacciato in un anno di strada dissestata percorsa assieme, dall’altro non è mai stato proprio come Walter lo voleva, forse troppo variegato ed esigente. Forse per questo si sta abbandonando alla vecchia e disgraziata abitudine della sinistra italiana di parlare più col centro che con la sinistra? in fondo i cattolici sono molto più adatti a fare da comparse in un film yankee.

Da mesi uno dei chiodi fissi di Veltroni è la dimensione del suo partito, perchè non basta dimostrare di rappresentare una parte notevole del paese nonostante tutte le cazzate fatte e dette: quando si tratta di far scattare l’ora della riscossa si tratta di essere in più e più cazzuti del nemico. Per questo se ne esce con le frasi tipo “il più grande partito riformista”, “il partito che vuole unificare l’Italia” e con le sparate dei 2 milioni e mezzo, lui non vuole un partito d’opposizione o di governo, vuole sconfiggere le forze del Male (e poi da dell’antiberlusconiano a DiPietro). Vagli a spiegare che, per quanto potrebbe sembrare il contrario, le forze del Male hanno altro da fare che stare appresso all’Italia. Poi quando vai a vedere quello che dice ti stupisci che non faccia proposte, ma è chiaro che non fa proposte, gli imperi del male si sconfiggono forse con le proposte? no, qui ci vorrebbero un po’ di effetti speciali, qualche astronave e un finale romantico, altro che proposte.

Insomma, nel discorso politico costruire un immaginario è essenziale, ma l’azione politica non si può limitare a questo, altrimenti viene banalmente fuori sulla distanza la vacuità delle belle parole. Ammesso e non concesso che i possibili elettori del Pd vogliano sentirsi le “brave persone che lavorano”, si può andare oltre l’autocompiacimento? ci si può distinguere per le battaglie e gli ideali che si portano avanti? ecco, se purtroppo questa tendenza a sostituire i programmi politici con sceneggiature banali potrebbe essere più generale che italiana, e sicuramente è quello che fa Forza Italia da 15 anni (ma non è una buona idea andar dietro a loro), è dovere morale di elettori cercare di cambiare rotta. Anche se toccasse cambiare segretario.

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a Bologna tutti assieme contro la 133

Bologna, assemblea congiunta studenti-presidenza della facoltà di Lettere e Filosofia, 23/10/2008

Arrivare tardi alle assemblee ti costringe ad arrangiarti per trovare l’ultimo posto disponibile e a volte questo significa scoprire cose nuove, ad esempio che il posto giusto non è su uno dei banchi ma davanti alla cattedra, col viso rivolto al “lato sbagliato”: una marea di facce attente e interessate che non cambieranno espressione fino alla fine. Tanta gente che il “padrone di casa” esordisce chiedendo se per piacere si può uscire a fumare per evitare intossicazioni di massa, una folla eterogenea (tanto che un novello Lombroso, nel suo intervento, potrà dire di vedere rappresentata ogni tipologia ed estrazione politica di studente) che dopo una risata riesce quasi miracolosamente, visto il numero, a mantenere un clima di ascolto e a far scorrere via bene o male* lisci tutti gli interventi (rigorosamente aperti a chiunque si volesse prenotare).

Innanzitutto quello su cui sono tutti (ricercatori, docenti, preside e membri del consiglio di facoltà, studenti e rappresentanti degli studenti) daccordo: la riforma Gelmini è semplicemente inguardabile, a dire il vero non è nemmeno una riforma: solo una collezione di tagli. Chiaro, ognuno valuta più grave l’aspetto che sente più vicino, ma tutti in quell’aula erano concordi nel bocciare in toto la 133. Fa bene Tommaso del Vecchio, ricercatore e membro del consiglio di facoltà, a sottolineare come questa legge segni un punto di discontinuità persino con la famigerata riforma Moratti, poichè in questo caso non si sta decidendo una svolta culturale, non c’è un progetto, un’idea o anche solo una vera intenzione sotto la 133: soltanto la chiara decisione che la scuola non costituisce una priorità di spesa per questo governo (e per chi l’ha votato, data l’ottica populista con la quale governa Berlusconi). E sulla stessa linea è Grandi, un docente che parlando ancora più chiaro fa capire come la Scuola sia vista dal governo alla stregua di un serbatoio di tagli per recuperare soldi da smistare altrove: un progetto per un paese senza futuro, certo, ma questo paese ha deciso l’harakiri da tempo e non lo scopriamo oggi.

È il monito del preside Sassatelli, che spinge a fare autocritica e a modificare l’immagine che la gente ha dell’università e di chi la vive, da qualsiasi parte della cattedra egli si trovi, è il successo delle lezioni in piazza, momenti di trasparenza dell’università verso l’esterno oltre che di protesta simbolica (come ricorda Anna Borghi, docente e membra della rete “ricercatori precari”), è la necessita più volte ricordata dagli studenti di far vedere all’esterno, non solo nelle parole che ci si scambia tra compagni di viaggio, che il fronte è comune e che comprende, o dovrebbe comprendere, anche i cittadini. Uno dei punti più chiari è proprio questo: facciamoci capire dalla gente là fuori. Ed è su questo che le posizioni cominciano a divergere (ma meno di quanto sarebbe pericoloso per la lotta, a mio avviso).

Prima di andare più sullo specifico va segnalata un’altra cosa: l’università (nella misura in cui questo corso di laurea ne è indicazione) ha una gran voglia di cambiare. Ne hanno voglia gli studenti, che sognano spazi di autoformazione, maggiore libertà nella scelta del percorso di studi, ma soprattutto hanno la grande voglia di essere loro i motori di questo cambiamento, una riforma che possa finalmente partire dal basso. Ne hanno voglia anche professori e presidi, che sognano un’università che funzioni finalmente bene, che permetta di portare avanti seriamente sia la didattica che la ricerca senza gli sprechi e i clientelismi di cui anche la maggior parte di loro è spesso vittima. Ignorare questa voglia di cambiare e pensare alla rivolta come a una semplice difesa dei propri diritti o supposti privilegi di fronte a un taglio radicale dei fondi è un errore fatale, che non consente di leggere a fondo dentro la massa incredibile di persone che si sta muovendo in questi giorni.

Venendo alle proposte, i “fronti” si fanno contrapposti praticamente solo su un punto: la sospensione della didattica (sulle altre questioni le posizione sono più sfumate, vedremo dopo). Quello che molti studenti, ed è anche la posizione dei rappresentanti in quota “Rosso Malpelo” (componente di sinistra) ma non solo, vogliono non è certo un blocco ad oltranza fino alla revisione della legge ma bensì un’azione simbolica il cui significato sarebbe chiaro: anche il corpo docenti è dalla nostra parte, siamo tutti contro di te, Gelmini; è la necessita di far fronte comune in maniera visibile a spingere questa richiesta (che, ripeto, non si spingerebbe oltre i due giorni, da utilizzare per lezioni pubbliche e assemblee). Di contro, se pure chi vi si oppone riconosce la necessità del fronte comune, si ritiene che un’azione del genere sarebbe controproducente: un appiglio troppo semplice per screditare la lotta e un metodo veloce per perdere del tutto la possibilità che la gente là fuori possa appassionarsi alla nostra lotta; molto meglio organizzare assemblee serali per spiegare la riforma (e il professor Donati, docente a giurisprudenza, si è già detto disponibile) e continuare con le lezioni in pubblico, tenendo però separati i metodi di critica (in soldoni: la protesta più “aggressiva” è roba da studenti). In breve: una parte consistente degli studenti chiede ai professori di esporsi di più e una parte consistente dei professori (tra cui la maggioranza del consiglio di facoltà) risponde che non è esponendosi in questa maniera che si sistemeranno le cose, ma al contrario un’azione del genere potrebbe solo far naufragare il tutto. Non che sia una diatriba così importante: per quello che mi riguarda credo che si possa lasciar cadere (per ora ) questa richiesta, in fondo non è ancora così vitale, e se non si riescono a convincere i professori dubbiosi a prendere un provvedimento del genere allora tanto vale andare avanti senza questo tipo di protesta (che avrebbe avuto, è vero, un gran peso, ma di fatto avrebbe veramente esposto il movimento a delle critiche).

Un altro punto delicato è la questione (che poi è centrale nella mozione votata dal senato accademico) della valutazione e del conseguente finanziamento differenziale delle varie università. Intendiamoci, qui è una questione di enfasi: nell’ipotetica frase “No ai tagli previsti dalla 133, ma è giusto razionalizzare le spese e punire gli atenei che non riescono (o non vogliono) spendere entro i limiti” alcuni credono sia più importante la prima parte, gli altri la seconda (e capite da soli quali sono le parti in causa), ma nessuno si azzarda a negare la frase nel suo complesso. Non si può dire insomma, e qui torna il discorso di prima, che si voglia semplicemente salvare un’università che è colma di problemi non solo didattici ma anche economici, ma anzi che un cambiamento è necessario e deve passare per forza da una razionalizzazione delle spese che tenga ovviamente conto delle esigenze imprescindibili di un ateneo (e non, pertanto, da un taglio indiscriminato che servirebbe solo a distruggere gli ultimi sprazzi di buona università).

Per ora l’appuntamento è a martedì, quando i professori volenterosi saranno chiamati a decidere assieme agli studenti le prossime iniziative (lezioni in pubblico eccetera), ma l’impressione è che, pur chiarendo le reciproche posizioni su alcune questioni, si sia usciti da questa assemblea ancora compatti in un unico fronte di lotta. In attesa di altre lezioni pubbliche e delle prime assemblee serali.

In chiusura, vorrei linkare un illuminante pezzo di Calamandrei che una docente ha voluto leggere a tutti durante l’assemblea: lo trovate riportato qui.

* non è mio costume aggiungere delle note ai post, ma in questo caso voglio tenere ben distaccato dal resto l’unico episodio (al di là di qualche fischio) fastidioso della seduta. Quando uno dei rappresentanti di Student Office (diciamo la parte ciellina dei rappresentanti degli studenti, o comunque filodestrorsa), che peraltro potrei anche indicare come secondo episodio fastidioso della seduta, ha preso la parola per esprimere la sua opinione e, in coda, una piccola provocazione, si sono levati fischi e boati (prevalentemente da una parte dell’aula). Per scansare successive strumentalizzazioni preciso che, nonostante un paio di minuti di interruzione per far tornare il silenzio, il ragazzo ha potuto concludere il suo intervento.

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Nemmeno un giorno da Pecorella

Non ho ben capito perchè Leoluca Orlando sia così insostituibile alla commissione di vigilanza, per quanto trovi ovviamente grottesca la situazione creatasi con una maggioranza che vuole mettere il becco anche nelle (poche) prerogative dell’opposizione. Voglio dire, a un certo punto non ci si può nemmeno incaponire troppo su un nome e qualche personaggio altrettanto valente lo si troverà pure nell’Italia dei Valori, fermo restando che deve essere chiaro e pubblicamente lamentato che si è subito un torto. O non c’è forse una via mediana tra il darla vinta al Nemico e intestardirsi fino alla morte per sfinimento?

Per questo vorrei che ora si lasciasse un po’ perdere Orlando e si dicesse solo “no, Pecorella no”, o se preferite “no, un indagato per favoreggiamento ai colpevoli della strage di Piazza della Loggia no”, ma in alternativa anche “no, un ex-membro di Potere Operaio e del Partito Socialista no” oppure “no, l’ideatore di una legge che prevede l’inappellabilità dei proscioglimenti in primo grado di giudizio da parte dei pubblici ministeri no”; senza tenere da conto l’argomento che renderebbe la sua nomina più farsesca: è uno degli avvocati personali di Berlusconi e credo che sia praticamente a suo libro paga (se esiste una cosa del genere, un po’ credo sia un’immagine retorica). Per ora ho sentito, da parte del Pd, solo generici proclami che per quanto sembrino effettivamente sancire un’irremovibilità lodevole eludono il vero punto della situazione e si rifugiano in perifrasi sinceramente inspiegabili; perchè non si riesce a parlare chiaro? si ha paura di qualche ritorsione? non sarebbe meglio per l’elettore o il possibile futuro tale sapere perchè il Partito Democratico si sta (giustamente) dimostrando adamantino su questo tema? a continuare così, temo, c’è il rischio di non essere capiti (nè, quindi, votati).

Per ora l’ipotesi Pecorella sembra perdere consensi anche a destra, ma non è un buon motivo per risparmiare forze su un tema decisamente importante: se Berlusconi comincia a infiltrare peones pure alla Corte Costituzionale, infatti, chi boccierà le sue leggi incostituzionali?è una delle poche cose che ci ha mantenuto a galla nei suoi governi, ora rischiamo di perdere anche questo salvagente.

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A carnevale…

Leggo oggi su Repubblica che l’attuale governo starebbe pensando ad una legge speciale per permettere al magistrato Corrado Carnevale di evitare il limite dei 75 anni per la presidenza della cassazione, alzandolo fino a 80.
Questo nome non mi giunge nuovo, infatti l’articolo mi rinfresca le idee: Carnevale è il giudice che in appello aveva annullato la maggior parte delle condanne del maxi processo contro cosa nostra, frutto del lavoro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che per questo furono uccisi!
D’altronde mr ognischerzovale aveva dato del cretino a Falcone dicendo che non rispettava certi morti (con questo nome è naturale sparare cazzate).
Con un curriculum del genere è ovvio che il governo berlusconi pensi ad importanti incarichi per lui! Non dimentichiamo che lo psiconano era stato indagato per concorso in strage riguardante l’assassinio di Borsellino.
E sempre il governo berlusca aveva “salvato” un giudice indagato per mafia; chi era questo giudice? carnevale ovviamente!
Non oso immaginare che danni potrebbe fare una persona del genere alla presidenza della cassazione. Sicuramente farebbe di tutto per eleminare il reato di associazione mafiosa, dato che la mafia non esiste…

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La Russia saremo noi

Viene quasi il sospetto che voglia oscurare qualcosa (forse questo?), con le nuove esuberanti dichiarazioni rilasciate quest’oggi a Palazzo Chigi, in breve:

  • Il Premier in Italia non ha abbastanza poteri, pertanto non siamo in una vera democrazia, a differenza dei “suoi colleghi europei”. Inoltre i parlamentari sono lenti e tristi, c’è da mettere mano a qualche legge o regolamento per velocizzare la cosa.
  • Lui e qualcun’altro (dice “noi”, ma a chi si riferisce, al governo? al Pdl?) non andranno più in Tv a prendere insulti.
  • Non verrà licenziato nessun insegnante, ma tra tre anni saranno 87.000 in meno per effetto dei pensionamenti e del “blocco del turn over” (che è? ma soprattutto, li pensioni a forza tutti quegli insegnanti? ma non equivarrebbe a licenziarli?)

Ora, visto il “titolo” delle sue dichiarazioni, ovvero Nessun rischio di regime!, suppongo fosse una specie di risposta a Veltroni condita con le solite sparate senza costrutto. Dimentichiamoci della scuola, che la Gelmini basta e avanza, e lasciamo perdere anche la televisione, poco più di un evergreen, il pezzo forte che ogni attore comico infila sempre nei suoi pezzi a mò di firma. Resta la sparata sul premier, probabilmente quello che Mr B intendeva realmente dire (a meno che, semplicemente, non avesse una mezzora buca che da riempire con qualche chiacchiera tanto per restare in forma). In realtà sarei per ignorare certe dichiarazioni estemporanee e fatte per il solo gusto di far parlare un po’ l’opinione pubblica, ma non si sa mai, e il tema forse salterà fuori davvero prima o poi.

Ora, che da tempo Berlusconi punti a ridefinire il ruolo della carica che riveste (premier se è premier, presidente della repubblica se è un periodo che punta a quella) è cosa nota, come noto è anche che sul tema giri una grande confusione: pare che in altre parti del mondo civilizzato, difatti, Berlusconi (per intenderci, anche se si parla della carica che ricoprirebbe) avrebbe poteri maggiori. Chissà se è una questione di prestigio o se davvero ne sente il bisogno per poter salvare l’Italia, fatto sta che Mr B ha sempre visto di cattivo occhio le lungaggini parlamentari e i vincoli alla propria fantasia nel legiferare (cosette come la Costituzione, ad esempio): quello che intende quando parla di “maggiori poteri” è in realtà “nessun limite” poichè è convinto che la legittimazione popolare permetta di riscrivere anche le regole del gioco, ogni volta (o perlomeno crede che valga per lui). Per questo si deve stare molto cauti quando si avventura su questi temi, ed essere pronti a controbattere colpo su colpo.

Credete che abbia in mente la Germania, la Francia o l’America? paesi dove una figura dotata di maggiori poteri effettivamente c’è, ma la cui azione è limitata in maniera efficace dal famoso “sistema di pesi e contrappesi” (che D’Alema, che non si capisce se ci sia o ci faccia, sostiene esserci pure in Italia), a garanzia del rimanere su binari democratici dell’azione di governo? illusi, quando parla di maggiori poteri al premier lui pensa alla Russia del suo amico Putin. Ora, può anche stare simpatico a qualche ex (o neo) comunista “vecchio stampo”, ma Putin è l’esempio moderno di una maniera autoritaria e illiberale di governare. Per carità, può anche essere che “funzioni” meglio, ma si tratta di pagare uno scotto in termini democratici. Il che significa pagare uno scotto in quanto a libertà individuali, nè più nè meno di questo.

Mi è capitato più volte, recentemente, di sentire persone dichiarare che “ci vorrebbe un uomo forte per portarci fuori dal pantano, un altro ventennio”, persone convinte che qualcuno potrebbe scendere tra di noi, sistemare le cose e poi ridonarci la libertà. Al di là dell’ideologia vagamente hollywoodiana che sta dietro a queste convinzioni (ci vuole una bella fiducia nell’umanità, o credere di vivere in un film, per pensare che esistano persone del genere), siamo sicuri che sia la strada giusta da percorrere? non sarebbe meglio rimboccarci le maniche e sistemare la situazione tutti assieme? ecco, dare particolari poteri a un premier (alla russa) significa nel migliore dei casi scaricare il barile. Ma non prendiamoci in giro, in realtà significa solo ficcarsi in un guaio ancora peggiore.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://paguropagano.blogspot.com/2008/10/viene-quasi-il-sospetto-che-voglia.html