Tag: Attualità

FiD dimostra forza e coerenza accettando le dimissioni di Giannino

Le dimissioni (accettate) di Oscar Giannino sono un’ulteriore conferma del valore di Fare per Fermare il Declino. Quello che conta sono il programma (a mio parere il più solido in termini di proposte, soluzioni e critiche, al di là degli ideologismi) e le competenze (senza le quali un programma del genere non si sarebbe potuto fare). La gaffe di Giannino riguardo al suo curriculum, pur insignificante di fronte alle bugie e malefatte alle quali siamo stati abituati dai soliti mediaticamente rilevanti, è stata spianata attraverso il gesto di Giannino. Cambia qualcosa? No; il programma è sempre lo stesso e le capacità del resto del team ovviamente pure. Al contrario, penso che la maniera in cui è stata gestita la questione mostra l’attaccamento ai valori professati da FiD.

Restano due interrogativi, che comunque non dovrebbero influenzare la scelta di voto di chi pensa criticamente, ovvero se Zingales rientrerà nel partito, e perché Zingales ha sollevato la questione in questa maniera, quando si poteva tranquillamente risolvere il problema internamente. La mia idea è che nel timore di raccogliere pochi voti, volesse togliersi dal carro del perdente in tempo (magari per salire su quello altrui dopo le elezioni). Intanto, tanto di cappello a Giannino che si è ritirato e al resto del partito che con coerenza con quello fatto finora si rimbocca le maniche e si dà da fare per continuare a Fare.

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FiD dimostra forza e coerenza accettando le dimissioni di Giannino

Le dimissioni (accettate) di Oscar Giannino sono un’ulteriore conferma del valore di Fare per Fermare il Declino. Quello che conta sono il programma (a mio parere il più solido in termini di proposte, soluzioni e critiche, al di là degli ideologismi) e le competenze (senza le quali un programma del genere non si sarebbe potuto fare). La gaffe di Giannino riguardo al suo curriculum, pur insignificante di fronte alle bugie e malefatte alle quali siamo stati abituati dai soliti mediaticamente rilevanti, è stata spianata attraverso il gesto di Giannino. Cambia qualcosa? No; il programma è sempre lo stesso e le capacità del resto del team ovviamente pure. Al contrario, penso che la maniera in cui è stata gestita la questione mostra l’attaccamento ai valori professati da FiD.

Restano due interrogativi, che comunque non dovrebbero influenzare la scelta di voto di chi pensa criticamente, ovvero se Zingales rientrerà nel partito, e perché Zingales ha sollevato la questione in questa maniera, quando si poteva tranquillamente risolvere il problema internamente. La mia idea è che nel timore di raccogliere pochi voti, volesse togliersi dal carro del perdente in tempo (magari per salire su quello altrui dopo le elezioni). Intanto, tanto di cappello a Giannino che si è ritirato e al resto del partito che con coerenza con quello fatto finora si rimbocca le maniche e si dà da fare per continuare a Fare.

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BIANCO RISVEGLIO

Sul Garda i primi fiocchi in tarda serata il giorno di S.Lucia. All’indomani un bianco risveglio con neve fin sulle sponde del lago di Garda, pochi centimentri, quasi una spanna sulle alture. Buoin inizio per questo dicembre dal clima prettam…

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BIANCO RISVEGLIO

Sul Garda i primi fiocchi in tarda serata il giorno di S.Lucia. All’indomani un bianco risveglio con neve fin sulle sponde del lago di Garda, pochi centimentri, quasi una spanna sulle alture. Buoin inizio per questo dicembre dal clima prettam…

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Essere d’accordo non basta

L’ho detto e lo ribadisco: a me Italia Futura piace. Ma ho anche sempre pensato che ci sono cose che non vanno bene. Quella che più mi infastidisce è la scarsa concretezza degli appelli. Ripubblico sotto l’ultima newsletter che mi è arrivata.

Magari avrete la mia stessa impressione leggendo: si parte con un appello esaltante che ti fa sperare in una proposta, in un cambiamento, in un’azione. Invece il tutto si conclude con l’invito a firmare il manifesto. Già. Il prossimo passo sarà chiedere di condividere una foto sulla propria bacheca Facebook per fermare la fame nel mondo.
Tipicamente, terminato il discorso di incitamento che si fa prima di scendere sul campo di battaglia, si scende sul campo di battaglia. Si urla, si grida, si sguainano le spade e poi ci si lancia sul nemico a spargere il suo sangue. Non si firma un manifesto. Se questa è la flemma con cui si riformare l’intero sistema…

Cara amica, caro amico,
milioni di cittadini guardano con forte preoccupazione all’assenza di un’offerta alternativa in grado di rappresentare chi ritiene che le riforme di cui il paese ha bisogno siano di segno esattamente opposto rispetto a quanto proposto da una sinistra tornata alle ricette dello statalismo più tradizionale e da una destra populista che ha predicato la rivoluzione liberale moltiplicando invece sprechi e abusi di una classe dirigente impresentabile
Sono quegli italiani che ritengono sia arrivata l’ora per lo Stato di fare la sua parte in termini di sacrifici e che la pressione fiscale non possa in nessun modo e per nessuna ragione essere aumentata. Quella parte del Paese che vuole un sistema di welfare più orientato alla crescita e contratti che premino la produttività
Un duello tra un’Unione 2.0 e una Forza Italia 2.0 ci riporterebbe nel pieno della Seconda Repubblica. E non siamo affatto sicuri che la maggioranza degli italiani non veda l’ora di assistere al confronto tra Bersani e Berlusconi.
L’Italia ha bisogno di un fronte della responsabilità, di un movimento popolare, liberale e riformista che, nel solco di quanto iniziato dal Governo Monti, metta insieme la società civile disposta a impegnarsi e la politica che accetti la sfida della responsabilità e del rinnovamento.
Contro i populismi di destra e di sinistra, verso la Terza Repubblica.
Firma il manifesto Verso la Terza Repubblica   
Grazie,
Italia Futura

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Chi ha orecchie per intendere gli elettori intenda

Nonostante lo sport nazionale resti criticare tutto, in generale credo che a conclusione di questo giro di elezioni per il centro sinistra tanto male non sia andata. Si poteva fare meglio, ma quello dipendeva dai candidati. La mia personale opinioni sulle primarie è che dovrebbero essere una roba abbastanza informale. Mi rendo conto che se non si trattasse di una vera e propria elezione, in pochi andrebbero a esprimere il proprio parere, ma al contempo credo che è nell’interesse del partito recepire e accogliere il sentire dei propri elettori. Ecco perché non ho voluto interessarmi della fondatezza delle critiche di Renzi al sistema e alle regole di questo giro. Alla luce di questo, mi stupisce della complessità del voto. Perché non è possibile di votare online anche ai residenti in Italia? Io ho votato entrambi i giri online dall’estero. Non mi sono stati chiesti i 2€ nessuna delle due volte. La coda non l’ho fatta. Niente certificati elettorali. Così mi sono stupito a leggere che in certe città estere ci fossero dei seggi. Perché mai si dovrebbe far lavorare della gente quando si potrebbe fare la stessa cosa, offrendo un servizio più comodo, lasciando che si stia tutti a casa – volontari ed elettori? Non credo che il sistema possa funzionare per le elezioni nazionali (non ancora, almeno), ma per le primarie mi pare che funzioni benissimo. A questo punto i partiti potrebbero rivolgersi agli elettori anche con maggior frequenza per vedere come la pensano su certe cose, trovando un buon compromesso tra spam e democrazia semi-diretta.

Comunque mi pare che si possa essere soddisfatti di come sono andate le cose. Poteva andare anche molto peggio. Basta guardare a cosa fanno gli altri…

Adesso il PD si ritrova con un sacco di informazioni su quello che preferisce la gente. Sono sicuro che Bersani, pur avendo vinto, sappia riconoscere e valorizzare le posizioni che rappresentavano gli altri candidati. Ad esempio, forse gli elettori di sinistra sono in maggioranza non così di sinistra come si pensava. Non era poi così scontato che Renzi arrivasse in finale e che Vendola facesse così poco. Insomma, chi ha orecchie per intendere intenda.

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Da 5 a 3 milioni di dipendenti pubblici

Mi piacciono le soluzioni creative. Ecco perché riporto le parole di Fabio Franceschini, titolare di  Grafica Veneta, su cui è incentrato un recente articolo di Linkiesta. Neanche il settore statale può salvarsi se non innova il suo business model, secondo me.

«Abbiamo quasi 5 milioni di dipendenti pubblici, dobbiamo ridurli di almeno 2 milioni. La soluzione ideale contempla un percorso d’esodo che prevede l’assunzione di dipendenti pubblici alle aziende private, pagati dallo Stato per i primi tre anni, e poi assunti a tempo indeterminato dagli imprenditori, con i contributi pagati ancora dallo Stato per i due anni rimanenti». «In questo modo», prosegue Franceschi, «si trasformano i dipendenti da un centro di costo a uno di ricavo». In questo modo lo Stato riduce i costi del 30%, e guadagnerà dalle maggiori entrate sull’incremento del fatturato che i nuovi dipendenti svilupperanno. Difficile dire se l’ipotesi, il cui padre sembra sia l’attuale assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato (Lega) possa funzionare in tempi di crisi. Franceschi è però ottimista: «Gli ex dipendenti pubblici che ho assunto sono i migliori dell’azienda, non è colpa loro se la Pa non funziona. Come dice il proverbio, il pesce puzza dalla testa. Bisogna partire dalla politica». La campagna elettorale è già cominciata.

Il resto su Linkiesta.

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Perché sto con Renzi

Oggi alle 20.00 c’era la deadline per l’iscrizione al voto online per le primarie (possibile per chi è all’estero). Inizialmente non era mia intenzione votare per le primarie, visto che il PD, per quanto io l’abbia votato in più di un’occasione, non corrisponda alla mia “naturale inclinazione politica”. Il mio pensiero è sempre stato che sta agli appartenenti di ciascun gruppo scegliersi la propria guida, e poi gli altri, se vogliono e purché tacciano, possono unirsi, altrimenti vadano altrove. E di fatto io non mi sento di appartenere al PD. Il partito che finalmente mi pare rappresentarmi al meglio e che non voterei solo perché è “il meno peggio” ma proprio quello che vorrei è Italia Futura, se è concesso chiamarlo partito. Ci sono però ancora troppe incognite e incertezze sul candidato premier e sulle alleanze (ma questo è un altro post). Quindi intanto mi sono iscritto e sosterrò Renzi. Sulla questione se è giusto che io voti alle primarie del non-mio partito, penso che sia legittimo per il fatto che se vincesse Renzi, voterei PD al secondo turno (ceteris paribus).

Ora, perché Renzi?

Come persona e personaggio mi piace di più Bersani. Dosato e diplomatico, ma al contempo deciso e schietto. Se dovessi uscire a cena con uno dei cinque candidati, sarebbe Bersani. Il problema è la corte di gente che lo circonda e il suo allineamento con certi sindacati. Penso che a certe scelte di Monti Bersani avrebbe potuto mostrare un po’ più di appoggio rispetto al solito “non ci piace, ma siamo costretti”. Non vorrei che poi magari da premier si sentisse di nuovo costretto a fare qualcosa per qualcun altro. Sono sicuro che Bersani farebbe un buon premier, ma temo non faccia un buon riformatore. Non sono sicuro che Renzi faccia un buon premier, ma lo vedo bene come riformatore.
Renzi mi sembra più lontano dal mondo corporativo italiano, che a mio avviso è una delle zavorre peggiori del Paese in questo momento, e con meno vincoli ideologici al classico “essere di sinistra”. I suoi pregi sono descritti secondo me benissimo dal discorso di Ichino alla Leopolda 2012 che inserisco qui sotto.

 

In tanti criticano di Renzi la scarsa conoscenza dei meccanismi politici (l’essere “navigato”, per intenderci), ma anche nell’improbabile caso che dimenticasse tutto quello che ha imparato come sindaco di Firenze, dietro alle sue spalle comunque avrebbe un partitone, che ha tra le sue caratteristiche delle forti radici nel passato e nell’esperienza. Vedo in Renzi insieme al PD una buona sintesi tra passato e futuro. A me pare l’incarnazione della buona mediocritas (chiamarla “aurea” mi pare troppo) tra sfruttamento del conosciuto e ricerca del nuovo che tanto pesa in termini di importanza nei miei corsi di innovazione.

Perdonatemi se gli altri non li prendo neanche in considerazione. L’unico che forse potrebbe avere un numero significativo di voti è Vendola, che è troppo lontano dal mondo reale per sperare di poterlo gestire.

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Evidentemente non sei capace

«Evidentemente se c’è un interesse da parte di un soggetto [l’egiziana Sawiris, ndb] per Telecom Italia vuol dire che dentro l’azienda c’è un importante valore. Fa piacere che questo interesse ci sia». Lo ha affermato Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, commentando l’interesse manifestato dal patron di Orascom Sawiris. – da ilSole24Ore.com

Senza entrare nel merito delle competenze di Bernabè, ma un’uscita del genere mi farebbe prudere le mani se fossi un azionista di Telecom Italia. Si potrebbe replicare che «Evidentemente se il titolo corre in borsa, significa che fino adesso quel valore, che a quanto pare c’è, è stato abilmente tenuto nascosto e non fatto fruttare in tutti questi anni. Com’è che in due anni il titolo in borsa ha perso più del 30%? Dov’è tutto questo valore? Ammesso che sia concesso a Sawiris di comprare tutte quelle azioni, la prima azione da fare sarebbe licenziare l’intera dirigenza di Telecom Italia.

Di sotto l’andamento delle azioni ordinarie negli ultimi 2 anni recuperato oggi dal sito de ilSole24Ore. Dal novembre 2007 (ritorno di Bernabè a Telecom) il titolo ha perso il 68%.

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MALTEMPO E RISCHIO IDROGEOLOGICO SUL GARDA

Un fine settimana di piogge ed è emergenza idrogeologica sul Garda. Torrenti in piena, smottamenti, caduta di massi interessano soprattutto l’entroterra gardesano e la riviera bresciana e trentina del Benaco. In sole 14 ore, dalle 22:00 di sabato 10 novembre alle 12 di domenica, le precipitazioni accumulate in diverse località hanno superato i 60mm, ovvero 60 litri di acqua per metro quadro. Come se non bastasse anche il moto burrascoso del lago sta provocando danni come si evidenzia dalla immagine del lungolago di Gardone Riviera nei pressi del Rimbalzello, eroso dal basso dalle acque.
Claudio T.

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MALTEMPO E RISCHIO IDROGEOLOGICO SUL GARDA

Un fine settimana di piogge ed è emergenza idrogeologica sul Garda. Torrenti in piena, smottamenti, caduta di massi interessano soprattutto l’entroterra gardesano e la riviera bresciana e trentina del Benaco. In sole 14 ore, dalle 22:00 di sabato 10 novembre alle 12 di domenica, le precipitazioni accumulate in diverse località hanno superato i 60mm, ovvero 60 litri di acqua per metro quadro. Come se non bastasse anche il moto burrascoso del lago sta provocando danni come si evidenzia dalla immagine del lungolago di Gardone Riviera nei pressi del Rimbalzello, eroso dal basso dalle acque.
Claudio T.

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FANTASMI SUL GARDA?

Il fantasma di Claretta Petacci  si sta aggirando sulle sponde del Garda? Un gruppo di Ghost Busters, National Ghost Uncover, una società di acchiappafantasmi di Riccione, sono sulle tracce dell’amante di Benito Mussolini dopo 3 recenti avvistamenti. Il primo ad agosto 2011 vede protagonisti tre ragazzi ai quali l’apparizione eterea avrebbe svelato la propria identità. Una seconda veloce apparizione a novembre  e l’ultima nell’aprile scorso, della quale esisterebbe anche un breve filmato. A febbraio i ghostbusters torneranno sul lungolago di Salò muniti di speciali telecamere a infrarossi in grado di rilevare il calore nella speranza di incontrare Claretta.

Bisognerà spiegare loro però di non prendere qualche “cantonata”, magari scambiando Umberto, Giuliano o Claudio a bordo delle proprie canoe a tarda sera per  lo spettro di Claretta Petacci. La leggera velatura della nebbia autunnale sul lago può creare insolite ombre!!!
Immagine di U.Felci, lago di Garda
Claudio T.

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FANTASMI SUL GARDA?

Il fantasma di Claretta Petacci  si sta aggirando sulle sponde del Garda? Un gruppo di Ghost Busters, National Ghost Uncover, una società di acchiappafantasmi di Riccione, sono sulle tracce dell’amante di Benito Mussolini dopo 3 recenti avvistamenti. Il primo ad agosto 2011 vede protagonisti tre ragazzi ai quali l’apparizione eterea avrebbe svelato la propria identità. Una seconda veloce apparizione a novembre  e l’ultima nell’aprile scorso, della quale esisterebbe anche un breve filmato. A febbraio i ghostbusters torneranno sul lungolago di Salò muniti di speciali telecamere a infrarossi in grado di rilevare il calore nella speranza di incontrare Claretta.

Bisognerà spiegare loro però di non prendere qualche “cantonata”, magari scambiando Umberto, Giuliano o Claudio a bordo delle proprie canoe a tarda sera per  lo spettro di Claretta Petacci. La leggera velatura della nebbia autunnale sul lago può creare insolite ombre!!!
Immagine di U.Felci, lago di Garda
Claudio T.

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Uniti o dispersi

Non faccio segreto della mia simpatia per Italia Futura e per il loro progetto riformatore. Anzi, nello spirito di questo post dovrei dire «per il nostro progetto riformatore». Sì, perché unirsi per un progetto comune significa non distinguere più tra ciò che è mio e ciò che è tuo. Se aderisco al progetto, mi batto per la sua realizzazione così come l’ho accettata. Ci sono i momenti per discutere degli obiettivi, ma una volta decisa la strategia comune si rema tutti insieme nonostante tutti i “ma io avevo detto sin da subito che ero un po’ diverso”.

Ora, leggo oggi della dichiarata uniformità d’intenti tra Italia Futura e Fermiamo il Declino. Discutiamo per diventare un unico corpo o rimaniamo due cose diverse? Perché in tal caso si è avversari e penso che di competitori così simili nel tentativo di realizzare un progetto nuovo come il progetto di riforma liberale del Paese non ne abbia proprio bisogno oggi.

Lo dice Italia Futura stessa nella lettera linkata sopra al secondo paragrafo:

«L’urgenza in cui si trova l’Italia impedisce tuttavia di anteporre ambizioni personali e mal riposti sentimenti di superiorità all’interesse vitale di alimentare l’urgenza di riforme modernizzatrici con massicce dosi di nuovo consenso democratico, nuove idee e nuove risorse civili. Oggi saper includere ed aggregare al fine di dare al paese una nuova classe dirigente riformatrice è molto più importante di prima

Dei deleteri effetti di correnti interne e di mal riuscite unificazioni di correnti di pensiero simili ma diverse ne abbiamo visto gli effetti negli ultimi anni politici sia a destra che a sinistra con coalizioni, partiti nati da aggregati e alleanze più o meno a breve termine.

Avviare un progetto politico è come la cura antibiotica: una volta che l’hai iniziata finisci il ciclo, o sarà stato tutto inutile, se non controproducente. Se Italia Futura vede in altri gruppi organizzati finalità comuni, non dichiari semplicemente l’affinità d’intenti ma produca una proposta politica che possa creare una sinergia efficace per i prossimi 5 anni in cui non esistono correnti interne e ex-questo-o-quell’altro, ma che siano tutti uniti da un’unica visione, da un unico manifesto e progetto politico.
E perché questo si realizzi non basta stabilire che siamo tutti d’accordo sulla riduzione del debito, ma serve anche chiarire con quali mezzi si intende raggiungere l’obiettivo. Se gli unici vedono come unica via l’aumento del carico fiscale e gli altri avevo altro in mente, alla prima delibera i nodi verranno al pettine.

Pettiniamoci prima!

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Diritto al lavoro o diritto al mestiere?

Riporto una breve conversazione che ho avuto con un amico su Facebook sulla questione delle parole del ministro Fornero (che condivido pienamente) sul fatto che il lavoro non è un diritto giusto per fare.

Art 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Non a caso nella seconda frase si specifica cosa si intende per lavoro: un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Se il tuo “lavoro” non concorre al progresso materiale o spirituale, allora non rientra nella categoria “lavoro” inteso come nella Costituzione. Nell’articolo non sta scritto “posizione di rendita per pregresso contratto”, ma “attività che concorre al progresso economico o spirituale”.

Con questo non intendo dire che se uno perde il lavoro è perché il suo mestiere è inutile (breve parentesi per intenderci: lavoro è quello che fai, la prestazione; mestiere è quello che sei in termini professionali). Probabilmente, data la scarsità di risorse o i rischi percepiti dal datore di lavoro, l’impiego di questa persona metteva a repentaglio la sopravvivenza dell’azienda nel breve-medio periodo dati i costi relativamente alti rispetto ai benefici riportati, o per mille altri validi motivi. Se credi che sia veramente utile ma che sei incompreso dalla società mettiti in proprio come fanno altri.
Fornero ha forse usato toni molto duri. C’è chi la critica per questo e non tanto per il contenuto.
Possiamo continuare a esprimerci tutti in termini tiepidi e che stiano bene a tutti, ma in questa maniera resteremo il paese che siamo, visto che non tutti sanno leggere tra le righe del politichese o comprendono che conseguenze hanno certi slogan populistici. Sono tutti lì a riempirsi la bocca di parole che vanno bene sia a destra che a sinistra, ai ricchi e ai poveri, agli ebeti e agli arrabbiati che non fanno storcere il naso a nessuno e sono pensate appunto con questo scopo, perché un politico ha come obiettivo, a quanto pare, solo di raccogliere solamente il maggior numero possibile di voti e poco si cura del sistema nel suo insieme. Mi viene da citare De Gasperi con «un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione» e io penso che il ministro Fornero appartenga più alla seconda categoria che alla prima.

Fornero e Monti dicono le cose come stanno e di certo sentite crude per come sono suscitano antipatie, ma non per questo sono meno vere. Se il medico ti dice che se non ti curi ti resta poco da vivere non è stronzo, è sincero. Qui ci troviamo in una situazione di emergenza, e le parole dolci non aiutano. Finché continuiamo a mezze verità, ci sono persone che formano lunghi cortei semplicemente perché per un’intera vita nessuno gli ha spiegato che assunto non significa che da quel momento in poi svolgerà per grazia divina «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.» Come si può pensare che quello che sapevi fare 30 o 40 anni fa sarebbe bastato per rimanere nella stessa posizione professionale fino ad oggi godendo della rendita garantita?

Sperare di vivere di rendite di posizione (“il lavoro adesso è mio e nessuno mi schioda per nessun motivo”) è proprio quello che io intendo leggendo l’articolo 1 della Costituzione. “Fondata sul lavoro” significa che è nella nostra prestazione che ci riconosciamo, non in quello che pretendiamo sulla base di rendite di posizione. Che tu sia figlio di nobili o il più orfano degli abbandonati, sei cittadino in quanto contribuisci all’intera società. È quello che fai che ti definisce cittadino (leggi lavoro) e non quello che sei (leggi mestiere).

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