25 Aprile a Montichiari. La nuova resistenza civile.

Il Circolo del PD di montichiari a cui hanno vietato di manifestare il
25 Aprile e il 1° Maggio ha deciso di resistere… tutto il pd gardesano
si unirà alla lotta! programma:

25 mattina: dalle 9 alle 12
Piazza S. Maria distribuzione di volantini con alcuni articoli della
Costituzione.

25 Pomeriggio: Via XXV Aprile davanti alla Chiesa
dei Disciplini
dalle 15 alle 18.00
Lettura della Costituzione
con musiche della Resistenza in sottofondo.

Siete tutti invitati!!!

Il prossimo 25 Aprile: "Gemellaggio" Nordico con gli amici di Malcesine.


PROGRAMMA

ore 10:00 – Breve Visita Guidata al caratteristico Centro Storico di Malcesine.



ore 11:30Spuntino con Salumi e Formaggi
allo “Speck Stube” – Ristorante Tipico in località Molini di Cal.

ore 13:00 – Inizio della “Camminata con i Bastoncini”.

Percorrendo il magnifico e suggestivo lungolago fino a Navene (3km),

una piccola deviazione ci permette di imboccare

il Sentiero della Fede (Grotta della Madonnina),


fino a salire a Monte Fubia (550 mt).

Il Sentiero risale alla I° Guerra Mondiale, quindi ricco di storia ma anche di tanto
fascino (difficoltà MEDIO-FACILE, con strepitosa vista lago).


Scendendo poi per la strada mulattiera si giunge nuovamente in località
Molini di Cal dove concluderemo con un momento conviviale il simpatico
pomeriggio trascorso assieme.

ore 17:30 Piatti tipici locali allo “Speck Stube”– (tavola calda con self-service).


Contributo richiesto: 10 euro a persona
Comprensivo di Guida Tecnica da parte degli Istruttori della Scuola Italiana Nordic Walking, Noleggio dei Bastoncini e Spuntino di mezzogiorno con Salumi e Formaggi allo Speck Stube.

Info e prenotazioni:
Carolina Monaci
cell. 339.74.10.570Adriano Bertazzi cell. 347.41.52.788

VI ASPETTIAMO NUMEROSI….e….” OSTREGHETA LA RACHETA ! “

Da DESENZANO:
PARTENZA ore 8:00
dal Parcheggio delle Piscine – lato ingresso Parco, in via Giotto

oppure direttamente a MALCESINE:
RITROVO ore 9:30
alla Stazione degli Autobus

.

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di NORDIC WALKING Desenzano del Garda

Australopithecus sediba, una nuova australopitecina sudafricana

Non chiamatelo anello mancante!

pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Circa un secolo fa una terra, il Sudafrica, particolarmente ricca di minerali cominciò a restituire ai cercatori anche preziosi fossili di antichi ominidi (basta pensare all’Australopithecus africanus di Raymond Dart scoperto negli anni ’20). Molti di questi ritrovamenti erano dovuti proprio all’attività dei minatori che, sventrando il terreno per ricavarne minerali, finivano per portare in superficie frammenti di ossa curiose, indizi sulla direzione da seguire per scoprire i segreti dell’evoluzione del genere uomano e dei suoi parenti evolutivi. É stato proprio osservando scarti di estrazione vecchi di un secolo che il 15 Agosto del 2008 Matthew Berger, figlio giovanissimo del paleantropologo Lee Berger, ha scoperto una clavicola appartenente a un membro di una nuova e interessante specie: Australopithecus sediba (sediba significa “fontana” o “sorgente” in Sotho, una delle lingue africane). Dopo due anni di scavi il gruppo di ricercatori guidato da Lee Berger dell’Università del Witwaterstrand ha finalmente pubblicato su Science i risultati dell’analisi di due esemplari, un giovane maschio e una femmina adulta, ritrovati nelle vicinanze e rimasti intrappolati in una grotta sotterranea fino al momento della loro morte, avvenuta circa 2 milioni di anni fa.

Le caratteristiche di questa australopitecina vissuta in uno dei momenti più rilevanti (dal nostro punto di vista antropocentrico) della storia evolutiva, ovvero quello in cui compaiono le prime specie di Homo, sono di notevole interesse e potrebbero spingere addirittura a revisionare l’interpretazione di Homo habilis e Homo rudolfensis, o perlomeno questo è ciò che gli autori dello studio auspicano e suggeriscono, pur con la dovuta cautela. La prima cosa da notare è che Australopithecus sediba somiglia in maniera notevole ad Australopithecus africanus, vissuto fino a circa mezzo milione di anni prima, per buona parte dello scheletro postcranico, dalle proporzioni degli arti alla taglia corporea, e per quanto riguarda il ridotto volume cranico (di circa 420 cc in sediba); si differenzia quindi parecchio dai parantropi vissuti nello stesso periodo e, assieme ad Australopithecus garhi, è quindi l’unica specie di questo genere di cui abbiamo resti databili a questo intorno di tempo, e qui entrano in gioco Homo habilis e Homo rudolfensis. Queste due specie sono considerate le prime rappresentanti del genere umano e sono comparse molto prima di Australopithecus sediba (circa 2,4 milioni di anni fa rudolfensis e poco dopo habilis), subito dopo la scomparsa di Australopithecus africanus), mettendolo così fuori gioco per quanto riguarda una sua eventuale posizione tra gli antenati dell’uomo e “relegandolo” al ruolo di semplice australopitecina; tuttavia Berger e colleghi portano all’attenzione in questo articolo proprio una serie di caratteristiche che potrebbero ribaltare la situazione.

Comparando Australopithecus sediba a Homo ergaster, difatti, si notano somiglianze sia nella struttura del viso e nella ridotta dimensione dei denti che nei fianchi, dove entrambe le specie mostrano adattamenti a una camminata in posizione eretta più efficiente; somiglianze assenti in Homo habilis e Homo rudolfensis che però, è bene ricordarlo, presentano una capacità cranica molto maggiore segno, secondo l’interpretazione più radicata nella comunità scientifica, della loro appartenenza al genere umano. L’ipotesi dei ricercatori è in realtà duplice: Australopithecus sediba potrebbe essere un diretto antenato di Homo ergaster o, alternativamente, un sister group del diretto antenato, originatosi anch’esso da Australopithecus africanus. Secondo questa interpretazione l’accrescimento della capacità cranica non sarebbe un segno distintivo della linea evolutiva che ha portato al genere umano, e ne sarebbe invece uno sviluppo più tardo di quanto si pensasse. Una spiegazione alternativa non direttamente esplicitata dagli autori dello studio è che queste caratteristiche siano frutto di semplice evoluzione convergente e, quantomeno per la struttura del bacino che può facilmente essere il frutto di un adattamento allo stesso ambiente di Homo ergaster, questa potrebbe effettivamente essere l’interpretazione più economica.

Ad ogni modo il dibattito non si è fatto attendere ed entrambe le posizioni hanno i loro sostenitori, degni di nota ad esempio Donald Johanson che si rammarica addirittura che la specie non sia stata inserita nel genere Homo e Tim White che la considera solo un esponente tardivo di Australopithecus africanus (e fa notare come il fatto che l’individuo che fa da olotipo sia relativamente giovane possa aver distorto alcune sue caratteristiche salienti). Quello che è sicuro è che questa nuova specie aiuterà a comprendere meglio molti frammenti fossili raccolti in altri siti che ancora non si è riusciti ad assegnare a una specie, mentre per quanto riguarda il posto di Australopithecus sediba ci sarà da attendere: con materiale di almeno altri due individui ancora da pubblicare ulteriori soprese potrebbero essere in arrivo.

Questo il video della ricostruzione 3d del cranio della nuova specie.

Riferimenti:
Lee R. Berger, Darryl J. de Ruiter, Steven E. Churchill, Peter Schmid, Kristian J. Carlson, Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii. Australopithecus sediba: A New Species of Homo-Like Australopith from South Africa, Science 9 April 2010: Vol. 328. no. 5975, pp. 195 – 204 DOI: 10.1126/science.1184944

Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii, Brian F. Kuhn, Christine Steininger, Steven E. Churchill, Jan D. Kramers, Robyn Pickering, Daniel L. Farber, Anne-Sophie Mériaux, Andy I. R. Herries, Geoffrey C. P. King, Lee R. Berger. Geological Setting and Age of Australopithecus sediba from Southern Africa, Science 9 April 2010: Vol. 328. no. 5975, pp. 205 – 208 DOI: 10.1126/science.1184950

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Scienzology

Australopithecus sediba, una nuova australopitecina sudafricana

Non chiamatelo anello mancante!

pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Circa un secolo fa una terra, il Sudafrica, particolarmente ricca di minerali cominciò a restituire ai cercatori anche preziosi fossili di antichi ominidi (basta pensare all’Australopithecus africanus di Raymond Dart scoperto negli anni ’20). Molti di questi ritrovamenti erano dovuti proprio all’attività dei minatori che, sventrando il terreno per ricavarne minerali, finivano per portare in superficie frammenti di ossa curiose, indizi sulla direzione da seguire per scoprire i segreti dell’evoluzione del genere uomano e dei suoi parenti evolutivi. É stato proprio osservando scarti di estrazione vecchi di un secolo che il 15 Agosto del 2008 Matthew Berger, figlio giovanissimo del paleantropologo Lee Berger, ha scoperto una clavicola appartenente a un membro di una nuova e interessante specie: Australopithecus sediba (sediba significa “fontana” o “sorgente” in Sotho, una delle lingue africane). Dopo due anni di scavi il gruppo di ricercatori guidato da Lee Berger dell’Università del Witwaterstrand ha finalmente pubblicato su Science i risultati dell’analisi di due esemplari, un giovane maschio e una femmina adulta, ritrovati nelle vicinanze e rimasti intrappolati in una grotta sotterranea fino al momento della loro morte, avvenuta circa 2 milioni di anni fa.

Le caratteristiche di questa australopitecina vissuta in uno dei momenti più rilevanti (dal nostro punto di vista antropocentrico) della storia evolutiva, ovvero quello in cui compaiono le prime specie di Homo, sono di notevole interesse e potrebbero spingere addirittura a revisionare l’interpretazione di Homo habilis e Homo rudolfensis, o perlomeno questo è ciò che gli autori dello studio auspicano e suggeriscono, pur con la dovuta cautela. La prima cosa da notare è che Australopithecus sediba somiglia in maniera notevole ad Australopithecus africanus, vissuto fino a circa mezzo milione di anni prima, per buona parte dello scheletro postcranico, dalle proporzioni degli arti alla taglia corporea, e per quanto riguarda il ridotto volume cranico (di circa 420 cc in sediba); si differenzia quindi parecchio dai parantropi vissuti nello stesso periodo e, assieme ad Australopithecus garhi, è quindi l’unica specie di questo genere di cui abbiamo resti databili a questo intorno di tempo, e qui entrano in gioco Homo habilis e Homo rudolfensis. Queste due specie sono considerate le prime rappresentanti del genere umano e sono comparse molto prima di Australopithecus sediba (circa 2,4 milioni di anni fa rudolfensis e poco dopo habilis), subito dopo la scomparsa di Australopithecus africanus), mettendolo così fuori gioco per quanto riguarda una sua eventuale posizione tra gli antenati dell’uomo e “relegandolo” al ruolo di semplice australopitecina; tuttavia Berger e colleghi portano all’attenzione in questo articolo proprio una serie di caratteristiche che potrebbero ribaltare la situazione.

Comparando Australopithecus sediba a Homo ergaster, difatti, si notano somiglianze sia nella struttura del viso e nella ridotta dimensione dei denti che nei fianchi, dove entrambe le specie mostrano adattamenti a una camminata in posizione eretta più efficiente; somiglianze assenti in Homo habilis e Homo rudolfensis che però, è bene ricordarlo, presentano una capacità cranica molto maggiore segno, secondo l’interpretazione più radicata nella comunità scientifica, della loro appartenenza al genere umano. L’ipotesi dei ricercatori è in realtà duplice: Australopithecus sediba potrebbe essere un diretto antenato di Homo ergaster o, alternativamente, un sister group del diretto antenato, originatosi anch’esso da Australopithecus africanus. Secondo questa interpretazione l’accrescimento della capacità cranica non sarebbe un segno distintivo della linea evolutiva che ha portato al genere umano, e ne sarebbe invece uno sviluppo più tardo di quanto si pensasse. Una spiegazione alternativa non direttamente esplicitata dagli autori dello studio è che queste caratteristiche siano frutto di semplice evoluzione convergente e, quantomeno per la struttura del bacino che può facilmente essere il frutto di un adattamento allo stesso ambiente di Homo ergaster, questa potrebbe effettivamente essere l’interpretazione più economica.

Ad ogni modo il dibattito non si è fatto attendere ed entrambe le posizioni hanno i loro sostenitori, degni di nota ad esempio Donald Johanson che si rammarica addirittura che la specie non sia stata inserita nel genere Homo e Tim White che la considera solo un esponente tardivo di Australopithecus africanus (e fa notare come il fatto che l’individuo che fa da olotipo sia relativamente giovane possa aver distorto alcune sue caratteristiche salienti). Quello che è sicuro è che questa nuova specie aiuterà a comprendere meglio molti frammenti fossili raccolti in altri siti che ancora non si è riusciti ad assegnare a una specie, mentre per quanto riguarda il posto di Australopithecus sediba ci sarà da attendere: con materiale di almeno altri due individui ancora da pubblicare ulteriori soprese potrebbero essere in arrivo.

Questo il video della ricostruzione 3d del cranio della nuova specie.

Riferimenti:
Lee R. Berger, Darryl J. de Ruiter, Steven E. Churchill, Peter Schmid, Kristian J. Carlson, Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii. Australopithecus sediba: A New Species of Homo-Like Australopith from South Africa, Science 9 April 2010: Vol. 328. no. 5975, pp. 195 – 204 DOI: 10.1126/science.1184944

Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii, Brian F. Kuhn, Christine Steininger, Steven E. Churchill, Jan D. Kramers, Robyn Pickering, Daniel L. Farber, Anne-Sophie Mériaux, Andy I. R. Herries, Geoffrey C. P. King, Lee R. Berger. Geological Setting and Age of Australopithecus sediba from Southern Africa, Science 9 April 2010: Vol. 328. no. 5975, pp. 205 – 208 DOI: 10.1126/science.1184950

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Scienzology

l’antiamericano

Non sono un talebano e non sono un antiamericano,  ma rimane il fatto il  McDonald’s non mi va giù. No mi va perchè è il simbolo di uno stile di  vita e di  lavoro che combatto da sempre. Non mi va perchè ciò che ci propongono di inghiottire rappresenta esattamente l’opposto della  sostenibilità e della decrescita, e dal punto di vista del regime  alimentare , criticato dai medici alimentaristi di […]

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di rosso di sera…

Acqua: per fortuna non c’entrava niente, era solo una intossicazione alimentare

Dopo il preoccupante articolo di ieri, questa mattina 16 aprile 2010 fortunatamente ho aperto sia il BresciaOggi che il Giornale di Brescia e leggo con sollievo: Articolo del BresciaOggi «San Felice, non è una nuova epidemia» IL CASO. Può rientrare l’allarme dopo gli oltre venti casi nel weekend, nello stesso paese in cui l’anno scorso duemila persone furono […]

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Blog di Maurizio Molinari

Montare server remoti come normali drive in Mac OSX

Se pensavate che la possibilità di navigare graficamente attraverso server remoti fosse possibile solo in Ubuntu, vi sbagliavate.

Nonostante Mac OS X non implementi direttamente questa caratteristica, ci vengono in aiuto due comode utility completamente Open Source che permettono di navigare graficamente in server remoti ftp, sftp, ssh, aprire file, editarli con il nostro programma preferito proprio come se si fosse sul proprio disco.

Prima installiamo MacFuse, progetto di Google Code

Mac Fuse

http://code.google.com/p/macfuse/

o direttamente il file di installazione

http://macfuse.googlecode.com/files/MacFUSE-2.0.3%2C2.dmg

ed installiamolo, seguendo la procedura.

Al termine riavviamo il nostro Mac.

Questo programma è un interfaccia che permette di montare drive di diverso tipo nel finder.

Ora per poter navigare via ftp dobbiamo installare MacFusion

http://www.macfusionapp.org/

scaricare il file di installazione, decomprimerlo e copiarlo nelle nostre Applicazioni.

Dopodichè potremo impostare il nostro server, ad esempio per una connessione sftp, selezionando il segno “+” in basso a sinistra

MacFusion Mount   MacFusionApp

 

Per default il drive verrà montato in /Volumes/ se andremo a spulciare, troveremo il drive remoto montato come una normale chiavetta USB o hard-disk esterno! Incredibile e comodissimo.

 

Potremo anche aprire un file in remoto con una qualsiasi applicazione, ad esempio modificare direttamente un documento OpenOffice!

 

 

scarichiamo il file a lato

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Carlo Nicolini Pages – Home

Porta la Sporta

Dal 17 al 24 aprile si svolgerà in tutta Italia la Settimana “Porta La Sporta”.  Per questa occasione mezzo Paese si sta mobilitando. Amministrazioni illuminate aderiscono e mettono al bando le borsine in polietilene.  Basta dare un’occhiata al sito ufficiale dell’iniziativa per rendersi conto che c’è un’Italia che va avanti. Per una che va avanti ecco subito una che va indietro. O meglio, che non va avanti. Come ho avuto […]

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di rosso di sera…

Acqua: non ditemi che ci risiamo!

Questa mattina 15 aprile 2010 apro il BresciaOggi e dopo la grave epidemia dello scorso giugno guarda un po’ che bell’articolo sorpresa trovo: Malori in hotel, a San Felice torna l’incubo L’ALLARME. Nei giorni scorsi l’Asl ha provveduto ad effettuare una serie di campionamenti. Ma i risultati delle analisi non sono ancora stati diffusi. Incredibili […]

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Blog di Maurizio Molinari

La faccia nera della Lega

“Il partito radicato, quello della gente, quello che combatte (e non è sempre una metafora) al fianco dei lavoratori. Sono solo alcuni degli appellativi a cui la Lega Nord si è abituata da quando, da piccolo partito secessionista e xenofobo, è sa…

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Blog di Andrea Volpi

“Tieni, è gratis… e pure legale!”

«Una volta che è online non è più tuo». Questo è il messaggio di tante campagne sulla tutela dei dati personali, ma si può applicare anche al mondo dell’editoria, con le notizie che rimbalzano da blog a blog in un lampo e, ancora, vale per i contenuti protetti da copyright come i film e le canzoni.
Ma la ricerca, la produzione, la revisione hanno i loro costi e, per quanto possa apparire utopicamente bello, a lungo termine l’economia non può basarsi su prodotti gratuiti. Non il business cinematografico, ne il settore editoriale, ne l’industria video-ludica. D’altro canto trovo ingiuste tassazioni a priori, senza distinzione di colpe, dei supporti di memorizzazione come dischi e dvd.

La soluzione? Io penso che si possa fare così:

Un mesetto fa, ad esempio, ho ricevuto una mail relativa al nuovo film di Claudio Malaponti, The Sinai Man, in cui si diceva quanto segue:
«[…] Il mio prossimo film ha un budget di 10 milioni di Euro. Il film è ormai completamente finanziato ma il 4% delle quote del film equivalenti a € 400.000 abbiamo deciso di convertirle in azioni da €100/cad. per un totale di 4.000 azioni. Ogni azione equivale allo 0,001% della proprietà del film e dei profitti e proventi netti che ne deriveranno. Chiunque può acquistare delle azioni: da 1 a 100 o più a seconda delle capacità finanziarie di ognuno […]*».
Non si tratta di un vero e proprio finanziamento, in quanto il budget è già stato completamente coperto, come spiega la mail, ma non si esclude la possibilità che il pubblico voglia partecipare.

E poi c’è l’esempio di Dig_it. Gli utenti scelgono l’inchiesta che interessa loro maggiormente tra quelle proposte dal sito e pagano in anticipo. Un po’ come quando noi film assoldano gli investigatori privati. Solo che sono in tanti e si dividono le spese. Per questo ho scelto l’immagine delle gocce: per usare la metafora ormai inflazionatissima delle tante gocce che formano il mare. Il senso è quello.
Perché questo non si può applicare in maniera sistematica per i cantanti e i musicisti? Mi rendo conto che la realizzazione di un videogioco o di un film richiedano un più articolare apparato di coordinazione, in quanto le parti coinvolte sono davvero tante, tra designer, sviluppatori, disegnatori eccetera per non parlare dell’investimento in risorse tecnologiche ad hoc. Ma un cantante ha spese di incisione e di registrazione. La distribuzione online è quasi gratuita, il marketing non serve se gli investitori sono anche gli utenti finali e la comunicazione in questi casi può essere lasciata ai consumatori che hanno tutto l’interesse ad aumentare la notorietà dell’artista di cui sono mecenati, dato che maggiore il bacino di fan, maggiore la distribuzione delle spese e quindi minore il costo per ciascun contribuente.

Se a me piace un gruppo, non vedo l’ora che producano nuove canzoni. Io ci metto 2 o 5 Euro, tu ce ne metti altrettanti, così come tanti altri. Appena si raggiunge una certa soglia per sostenere le spese di registrazione l’artista produce. E poi via a comunicarlo agli amici, conoscenti, parenti, blog eccetera. “È pronta la nuova canzone di Pincopallino! Tieni è gratis. Se poi ti piace e ne vuoi sentire altre, ci metti anche te 2 euro e quando ci sono abbastanza soldi lui ne fa un’altra. Poi ce la manda via link con una mail quanto è pronta. Se vuoi, manda la canzone ad altri, così magari partecipano anche loro e facciamo prima a raccogliere i fondi!”

E così la canzone e l’artista guadagnano in notorietà, la musica resta gratis (a parte l’offerta, ma te la scarichi quante volte vuoi anche se non hai partecipato) e il pubblico è incentivato a far conoscere a più persone possibili il nuovo brano. Più la musica è bella, più è gratis!

* Per correttezza e completezza riporto anche quanto segue nella frase che ho troncato nel riportare il contenuto della mail di Malaponti, in quanto il senso di quel 4% di azioni non ha tanto un valore finanziario, ma un significato diverso. Dice infatti la mail: «[…] Ma badate bene, non è importante l’investimento ma il messaggio che si trasmette attraverso questo gesto poiché con questa sorta di azionariato pubblico non solo si diventa produttori e proprietari del film insieme a noi, non solo si dividono i profitti, ma si crea per la prima volta nella storia del cinema un movimento artistico ed energetico di proporzioni inimmaginabili per dimostrare fattivamente che esiste un piccolo esercito di anime che vogliono mantenere viva la scintilla divina che è dentro ognuno di noi.»

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Daniel on line

Vrooooom

Non c’è modo di aggiornare il blog durante la giornata, è un turbine di eventi, incontri e attività che non lasciano molto spazio alla pausa di riflessione. Mi sforzo di farlo ora per non perdere la memoria almeno degli eventi più importanti per me anche se in tre giorni ce…

Grandi storie

L’altra sera ho passato tre splendide ore con il prof. Zanella e con sua moglie che mi hanno raccontato aneddoti e storie della loro vita tra fisica delle particelle, premi nobel geniali e intrattabili e la nascita della bioinformatica. Ieri sera, quasi a ringraziare Damiano della sua presentazione in anteprima,…

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Blog di Gigi Tagliapietra

Fermento

Dopo mesi di stallo, sono tornati a popolarsi i laboratori del Distretto ICT della Sardegna a cui avevo lavorato lo scorso anno. Flavia Marzano che ora ne coordina l’attività sta facendo un gran lavoro, e si vede, per rimettere in movimento il tutto, per ricostruire l’entusiasmo dell’innovare, per contrastare l’imbecillità…

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Blog di Gigi Tagliapietra

Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Mt. 20, 15

Il caso di Adro dove il sindaco decide di escludere dalla mensa della scuola elementare i bambini le cui famiglie, in gran parte immigrate, non pagano la retta, è un caso complesso e articolato dove si mischiano insieme tanti temi e ciascuno meriterebbe una lunga riflessione. Provo a abbozzare alcuni temi riflessioni per titoli, in […]

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di laltrasanfelice