Tag: Comunicazione

Comunicazione e sostenibilità, Fontana: giovani siano protagonisti

Maione: lavoriamo costantemente per diffondere messaggi green tra i cittadini
A Palazzo Lombardia evento su informazione, etica e ambiente

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Inclusione scolastica, stipendi più alti per assistenti comunicazione

Tironi: questo è passo concreto per garantire il diritto allo studio
Regione ha condiviso avvio adeguamento contributo orario 

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Referendum ed elezioni amministrative, vige la par condicio

Elezioni amministrative domenica 25 e lunedì 26 maggio 2025. Referendum ed eventuale ballottaggio domenica 8 e lunedì 9 giugno.

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Tre anni dopo

Chissà per quale barbatrucco tecnologico è tornata nel mio aggregatore la notizia di un’intervista che ho dato 3 anni fa al Security Summit di Milano. Non ho fatto caso alla data, mi pareva solo strano che citasse il mio blog su Noza24 che da tempo non tengo aggiornato. Ho ascoltato…

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I temi della maturità sono un inganno o una realtà che non vogliamo vedere?

Ho letto tutte le tracce dei temi della maturità e li trovo tutti affascinanti: c’è Pasolini, la storia dal delitto di Sarajevo alle Brigate Rosse, c’è la ricerca scientifica, una citazione di Fritjof Capra: ma davvero i ragazzi della maturità di oggi sanno affrontare questi temi? Ho l’impressione di un…

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Why Bach

Grazie a State Of The Net per la prima volta guardo e ascolto per bene il mio racconto sulla complessità e devo dire che mi piace, in questa versione in particolare, che temevo frettolosa quando l’ho preparata, mi pare ci sia tutto e con un ritmo che non stanca. E…

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Ho mangiato un racconto

Nel venire a Sesto facciamo tappa per pranzo al Moar a Vila di Sopra,(a sinistra al bivio di Percha) caldamente raccomandato da mio fratello. Ottima cucina casalinga pusterese, test kaiserschmarren superato brillantemente, atmosfera da maso di montagna. Ma il tocco di "genio" è alla fine: il padrone ci consegna biglietto…

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Che belle lezioni!

Lorenzo e Simone, due grandi amici mi hanno affiancato oggi in un lungo meeting sulla gestione delle risorse umane: che bravi, che grande umanità ed esperienza hanno saputo condividere!

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L’estinzione dell’italiano

«Islandese, lituano e lettone sono già sparite da smartphone e pc. E anche l’italiano se la passa male. Secondo gli esperti, senza investimenti, alla lunga non saranno più parlate neanche nella vita reale.»

E ancora:

«L’allarme, nella giornata europea delle lingue lo scorso 26 settembre, è stato lanciato da uno studio di MetaNet, un gruppo di 200 tra linguisti e ricercatori di 34 Paesi, finanziato dall’Ue e capace di mettere in luce come in alcune nazioni, tra cui la nostra, le tecnologie della lingua sono insufficienti a salvare un intero patrimonio culturale dall’oblio.»

Non avendo alla mano i dettagli dello studio, né essendo un esperto linguista, non posso direttamente confutare la notizia sul piano delle scienze applicate nella ricerca, ma posso provare a esprimere un parere semi-competente da altre prospettive, l’una dall’esperienza quotidiana, l’altra dalle materie di studio.

L’esperienza di vita vissuta va a pescare nei quattro anni passati in Alto Adige, terra con tre lingue ufficiali (tedesco, italiano e ladino) e lanciata verso un futuro europeo (inglese), e dal semestre in corso a Copenhagen dove accanto al danese, l’inglese è parlato a livelli molto alti, soprattutto se comparati con altri paesi non-anglofoni.
Da esterno sembra incomprensibile ad esempio che in Alto Adige il tedesco parlato abbia una fortissima connotazione locale, tale da renderlo nelle forme colloquiali incomprensibile ai tedeschi proveniente dalla zona settentrionale della Germania. Sul momento verrebbe da pensare che il dialetto locale sia condannato all’estinzione nel corso di un paio di generazioni. Per non parlare del ladino. Entrambi gli idiomi non sono contemplati né nel T9 dei cellulari più vecchiotti, né nei correttori automatici degli smartphone. Eppure non ho visto un altoatesino fare una piega nel comunicare in maniera scritta secondo i canoni linguistici tradizionali: T9 disattivato di default e correttore automatico maledetto.
Se neppure gli altoatesini decidono di adottare il tedesco classico (quando quasi tutti i rapporti con l’estero partono dalla Germania e dall’Austria), perché mai dovrebbero passare all’inglese nella loro quotidianità?

Cosa succede in Danimarca? Dacché sono a Copenhagen (fine agosto) ho incontrato solo una persona che non parlava inglese. Una volta ad esempio abbiamo chiesto indicazioni a una signora sulla settantina che senza problemi ci ha indicato la strada. In inglese. Settant’anni. Provate in Italia.
Se in termini linguistici (per motivi culturali, economici e geografici) qui sono almeno due o tre generazioni che l’inglese è compreso e utilizzato, quanti anni pensate che potrebbero volerci prima che in Italia scompaia l’italiano?

Da un piano prettamente economico strategico invece, per quanto la lingua ufficiale aziendale è probabile che diventi l’inglese nel giro di poche generazioni, nella domestica quotidianità i tempi saranno certamente molto più lunghi, se mai giungeranno a tal punto. Le aziende continueranno a comunicare con i propri consumatori nella loro lingua madre, foss’anche solo per trasmettere un senso di intimità e tradizionalità al loro prodotto. Vi immaginate la Barilla promuovere gli spaghetti in inglese? Farebbe a pugni con il motto “Dove c’è Barilla c’è casa”. Accanto alla continua corsa alla globalizzazione (su un piano produttivo) c’è un crescente desidero nelle aziende (per esigenze di mercato) di rendere più locale la comunicazione e la distribuzione.

Altri input vengono dall’ambito culturale. Nei training interculturali e negli incontri che trattano del tema da me finora frequentati si è sempre detto che nonostante la globalizzazione, le diverse culture nel mondo non si stanno avvicinando. Basta stare all’estero per qualche mese per notare quanta differenza c’è tra un gente di paesi diversi e gli italiani sanno benissimo quali enormi barriere culturali ancora vigono all’interno del nostro stesso paese prendendo a confronto regioni che non distano più di qualche centinaio di chilometri.

Insomma, forse l’articolo di Repubblica cui faccio riferimento ha appositamente tralasciato di specificare l’orizzonte temporale della ricerca dei linguisti per non azzerare l’importanza della notizia.

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La corretta informazione

Sarà che sto aiutando mio fratello a studiare fisica con definizioni e spiegazioni e che quindi sono entrato nel trip che una definizione o la dai giusta o fai meglio a tacere, ma l’articolo su Corriere.it Social (quello su Facebook) che descrive la velocità di punta raggiungibile con un nuovo aereo sviluppato dalla Difesa statunitense, l’X-51, riporta alcune imprecisioni che un lettore poco attento e poco preparato traviserà. Già mi vedo quelli che poi girano dicendo che si può volare da New York a Londra in un’ora (lo dice il Corriere…), cosa ancora impossibile.

L’articolo dice infatti: «Oggi è il giorno del futuro per la Difesa americana: verrà testato l’aereo ipersonico X-51 Waverider, un velivolo con un motore “scramjet” che potrà raggiungere i 7.242 chilometri orari. Per intenderci, Londra New York in un’ora.
E poi ancora: «Il velivolo, di sei metri, sarà rilasciato da un bombardiere B-52 al largo delle coste della California e dovrà essere in grado di volare per circa 300 secondi alla velocità fantascientifica di mach 6, ovvero oltre 7.000 km/h, quanto basta per raggiungere Londra da New York in meno di un’ora. Se l’esperimento riuscirà, mandare aerei o missili dall’altra parte del pianeta sarà solo una questione di minuti invece che di ore.»

So di essere pignolo però insomma, bisogna anche spiegare le cose come stanno, soprattutto se sei il Corriere, anche se scrivi su Facebook. Per coprire la distanza New York-Londra effettivamente in un’ora, bisogna mantenere la velocità di 7.000km/h per tutta l’ora. Non bastano 300 secondi (pari 5 minuti). E se anche il velivolo che la facesse a mantenere la velocità per un’ora, significa che i tempi di accelerazione e decelerazione non sono stati calcolati o che sono stati raggiunti in un tempo prossimo allo zero, che significherebbe che sul contenuto e sull’aeromobile stesso si sarebbe sviluppata una forza all’indietro che ne staccherebbe probabilmente i pezzi, laddove non si deformassero comprimendosi (non voglio mettermi a calcolare quanti Newton sarebbero, ma dubito che un passeggero ne uscirebbe con la cassa toracica intatta). Ancor meno ci trasporterei delle bombe: tanto vale passarci sopra con un carro armato.

Per dare la notizia in maniera corretta e onesta si dovrebbe dire che il velivolo è in grado di superare la velocità di 7.000km/h e che permetterebbe, a condizione che venga mantenuta per tutto il tragitto e senza tener conto dei tempi di accelerazione e decelerazione, di raggiungere Londra partendo da New York in un’ora.

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Da una piattaforma all’altra, per tendere faustianamente ad affinare e completare l’arte della comunicazione, per inseguirla costantemente. Ogni spazio ha i propri linguaggi ed ogni linguaggio permette l’espressione di un concetto, una sfumatura, una piega dell’anima diversi, che forse non esisterebbero nemmeno, se non esistessero i luoghi, le lingue ed i mezzi stessi attraverso i […]

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