La sfida dell’acqua

Come socio e consigliere della Planet Life Economy Foundation – onlus, una fondazione che lavora a modelli applicabili di sviluppo sostenibile, ho avuto l’opportunità di discutere della questione globale relativa alla gestione delle risorse idriche con alcuni rappresentanti di Veolia, una multinazionale francese che opera in questo campo, spesso in collaborazione con Comuni e altre autorità locali, a volte partecipando al capitale di aziende municipalizzate. Ne è nato un confronto che ci ha aiutato a farci un’idea dello stato del dibattito. Qui riporto una sintesi, il documento intero è disponibile sul sito della fondazione, per l’esattezza qui.

Il governo dell’acqua è questione delicata perché riguarda la gestione di una risorsa strategica che in vaste aree del mondo è scarsa e che rischia di scarseggiare progressivamente anche nei paesi più fortemente sviluppati (Mediterraneo inferiore, Sud-Ovest degli Stati Uniti, alcune aree dell’Australia). Alcune prese di posizione nel mondo occidentale hanno una radice fortemente ideologica, nutrita dalla legittima preoccupazione che la situazione della popolazione mondiale già sofferente per la carenza di acqua possa peggiorare anziché migliorare. Sono già numerosi i conflitti indotti dall’esigenza di accaparrarsi nuove disponibilità idriche (per esempio in Africa: Ciad, Darfur, Etiopia, Somalia) e 1 miliardo di persone non ha accesso a risorse idriche sufficienti a soddisfare i bisogni primari.

Riteniamo che si debbano prendere in considerazione tutte le dimensioni della questione ma anche che la ricerca di una soluzione nuova rispetto agli assetti attuali sia ineludibile, non rinviabile, e che vada individuata tempestivamente. Se da un lato occorre preservare gli spazi per l’intervento di politiche sociali orientate a garantire a tutti l’accesso a un bene primario pubblico, dall’altro serve reperire ingenti risorse per affrontare gli interventi infrastrutturali indispensabili per ridurre gli sprechi, tutelare l’ambiente, migliorare il benessere delle comunità e valorizzare le potenzialità di sviluppo economico dei territori.

Una soluzione adatta ai paesi sviluppati e con democrazie forti e stabili può consistere nella costituzione di società di gestione a capitale misto, pubblico-privato, nelle quali soggetti privati possano apportare competenze e risorse finanziarie, mentre le autorità pubbliche si riserverebbero il compito di monitorare gli adempimenti e di imporre politiche di tutela dell’equità e della coesione sociale attraverso l’applicazione di tariffe non speculative, esenzioni e sussidi. In Italia occorre un’Authority che promuova il dibattito, sensibilizzi opinione pubblica e autorità locali e acceleri gli investimenti.

Lascia un commento