Cos’è successo a Roma? Bella domanda…

Io ieri ero allibita. Giro su Sky News 24 per dare un’occhiata a come procedevano le manifestazioni a Roma e… resto incollata allo schermo per due ore, non capendo quello che vedo, quasi affascinata dall’incongruenza, cercando di convincermi che tutto questo succedeva a Roma. I giornalisti non stavano messi meglio di me, non capivano – la polizia pure, vi dirò. Si parlava di Black Block, addirittura 500, ma nella folla chiusa (chiusa!) in piazza San Giovanni vedevo anche un sacco di gente vestita normale: incazzata, per carità, ma mica col casco ed i manganelli. I Black Block c’erano, organizzati, evidentemente, pare ci capissero pure di strategia d’attacco. E la gente si lamentava perchè la polizia non attaccava con abbastanza forza, aveva l’aria alquanto persa: la folla stipata sui gradini della Basilica di San Giovanni, i camioncini che bloccavano le uscite ed altri che cercavano di “disperdere” – ma dove si potevano mai disperdere se la piazza era blindata! Io non capivo perchè non li caricassero su quei camioncini, invece di contunare a fare il giro della piazza, far casino, lanciare lacrimogeni, indietreggiare. Ieri mi si è chiesto di capire, di leggere – ed oggi mi si vuole spiegare – delle scene di disordine violento, che non sono abituata a decodificare, che per mia fortuna non mi sono familiari, perchè vivo da 40 anni in un paese dove la violenza è crimine o terrorismo, è eccezione. Ieri sono arrivati a Roma pericolosi personaggi (da tutta Europa, dice Alemanno), istigatori, gente che doveva essere fermata prima (dice lui, che è il Sindaco: chi li fermava, io?), è arrivata in mezzo a gente pacifica, che manifestava, ma che anch’essa aveva dentro una rabbia, che secondo me in parte si è fatta seguito di questo attacco alle autorità, contro banche, contro simboli di lusso e spreco, con i sanpietrini in mano, come l’Intifada. A me a fatto impressione questo miscuglio di persone – che io sono cresciuta convinta fossero tutte uguali, all’interno di un sistema funzionante -, persone contrapposte in ruoli che fino a ieri non avevano rivelato la propria natura fino in fondo: l’indignato, il pacifista, il violento, il confuso, il giornalista, il poliziotto… Dietro le fiamme, il fumo, una scritta con sigla in Inglese sul camioncino che brucia (a riprova che qualche straniero c’era per forza, da noi un ribelle incazzato mica sa cosa vuol dire All Cops Are Bastards, deve farlo tradurre alla profe, che va a cercarlo in Google)… Ed in tutto questo chiamo la mia amica romana, e lei sta al parco con il figlio, calda giornata d’ottobre, seduti sull’erba, un altro mondo. Pare che i manifestanti siano arrabbiati, perchè la violenza toglie autorevolezza alla loro protesta. Sono stipendiati da Berlusconi quelli, per fare casino e far fare una figura di merda alla sinistra, si sente anche dire in giro. Insomma, qualsiasi cosa pur di non dire che gli Italiani sono così incazzati (come cittadini di un paese in ginocchio in un mondo che non aiuta a sperare in meglio, al massimo, pensa, ci può stare un pompino), che ormai qualcuno alla rivoluzione ci sta veramente pensando. Dovrà pur partire da qualche parte, si chiama rivoluzione, non protesta-ordintata-ed-inutile-come-tutte-le proteste-ordinate-fino-ad-oggi. In ogni caso ieri Roma era l’unica città nella quale la protesta è diventata guerriglia: nel mondo gli Indignados sono sempre di più e ieri hanno fatto sentire le proprie voci, contro un sistema di sviluppo globale la cui natura malata è ormai sotto gli occhi di tutti. Da noi non si capisce nemmeno chi abbia fatto più casino: i protestanti violenti, i Black Block, i poliziotti impreparati o preparati ad un gioco al gatto e topo che ieri semplicemente non è stato all’altezza, le amministrazioni locali che organizzavano il territorio per questa manifestanzione da tempo annunciata, i giornalisti che ci raccontavano le stesse immagini confuse che vedevamo noi – con occhi lacrimanti e fazzoletti davanti alla bocca per poter respirare, o quelli che non hanno dato rilevanza all’accaduto… Ed oggi torniamo ognuno ai nostri ruoli: cittadini, madri, padri, studenti, poliziotti, giornalisti, cuochi, negozianti, impiegati, disoccupati – e parliamo di ieri ma, nè di ieri, nè di domani, abbiamo capito nulla di più.

Roma, 15 ottobre 2011 ( da La Stampa.it)

Vai articolo originale: http://scrivoxvizio.wordpress.com/2011/10/16/cose-successo-a-roma-bella-domanda/

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