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Tag: Storia
RICCARDO IIICon i Teatri Possibili
Al Teatro Alberti di Desenzano alle ore 21, martedì 25 novembre la Compagnia Teatri Possibili presenta Riccardo III di William Shakespeare, con la regia di Corrado d’Elia. Con la partecipazione di Alessandro Castellucci, Monica Saggiani, Bruno Viola. Scene e costumi di Francesca Morsella. “Riccardo, mattatore camaleontico e istrionico che sulla scena incanta. Muove ogni pedina […]
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Pizza swim
Sono ancora a Stoccolma, domani torno.
Purtroppo, perché io qui ci stavo bene… ma pazienza, questa è un’altra storia.
Insomma, queste mie poche righe per fare un doveroso annuncio:
venerdì 5 dicembre c’è la pizza di nuoto
Michela e Stefano siete invitati, ulteriori dettagli a breve su questi schermi, restate sintonizzati.
(uso privato di blog pubblico, sì, e allora?)
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BLACK BRAIN Il lato oscuro dell’arte di Paolo Chiasera
Fino al 17 gennaio alla Galleria Massimo Minini di via Apollonio 68 a Brescia è esposta la personale di Paolo Chiasera Black Brain. La mostra in galleria si pone come luogo di conoscenza del processo dell’opera partendo dalla fine di ‘Black Brain 1′ e mostrando la strada che porta a ‘Black Brain’ 2 e 3. La […]
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La tredicesima storia
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HO PERSO LA FACCIA Al via la stagione teatrale di Desenzano
Ai blocchi di parternza la Stagione Teatrale desenzanese: 10 spettacoli dal 28 ottobre 2008 al 6 aprile2009 al Teatro Alberti. Si inizia con Carlo delle Piane e Erika Blanc, con “Ho perso la faccia“, una brillante e divertente commedia di Sabina Negri, per la regia di Renato Giordano. La storia è quella di un chirurgo […]
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Qui una volta era tutto film
Parte il film, e ci vogliono solo poche scene per capire dalla colonna sonora in palese dissonanza con le scene che stanno passando sullo schermo che qualcosa non va come dovrebbe andare, una sensazione che man mano si fa più concreta finchè, alla fine, si capisce la verità: Burn After Reading è molto più del film comico che ti hanno consigliato. La dissonanza è la chiave del film, e va oltre il suo aspetto più evidente, ovvero la già segnalata colonna sonora che è, ad esempio, da film d’azione in sequenze da commedia. Ma Facciamo un passo indietro.
Il cinema americano, da quando gli statunitensi, più lungimiranti di altri, hanno cominciato a investirci massicciamente (la prima cattedra di cinema ad Harvard è del 1914, per dire), ha un nome e una ragione sociale: “fabbrica dei sogni”, ovvero produttore dell’immaginario di una nazione. Se vi sembra niente, pensate a quanto negli ultimi sessantanni questa fabbrica abbia esportato anche in Europa (senza contare il cinema non-americano e la televisione negli ultimi anni, che perlomeno da noi ha spodestato il cinema), e a quanto abbia contribuito a formare il vostro, di immaginario. Non è un caso se quasi tutti, dittature e non, abbiano investito e investano massicciamente nella propaganda, nel secolo scorso e in questo che sta cominciando; tuttavia non si tratta solo di una questione che riguarda solo film puramente “di propaganda”, ma di un fenomeno più diffuso che contribuisce a stabilire i confini dell’immaginazione. Tolkien si lamentava che gli illustratori castrassero i lettori di buone fiabe con disegni che diventavano una normativa del fantastico personale, mutatis mutandis il “problema” è sempre quello, se di problema, propriamente, si può parlare.
E oggi? se da un lato l’America di oggi non è più un paese per vecchi, dall’altro non è nemmeno più la terra della libertà di sognare (con buona pace di Obama), e i Cohen ci hanno voluto girare un film. I personaggi del film (di cui gli unici realmente comici, i due agenti FBI, sono poco più che comparse) sono difatti ognuno immerso nel proprio film personale, con tanto di dialoghi pesantemente influenzati dalla propria storia di cinefili (al giorno d’oggi siamo tutti, più o meno volontariamente, cineili); il problema è che ognuno sta su un registro filmico diverso e i momenti di attrito sono frequenti e dirompenti: vedi ad esempio la scena del bar, dove lui sta per far partire la tirata da vecchio saggio con tanto di foto di quando era prete e lei risponde con una puntata di Sex & the City (oppure la più clamorosa, quella dove Pitt e Clooney sono uno in una commedia degli equivoci, l’altro in un thriller e…[mi censuro per evitare spoiler]). Il film dei fratelli Cohen è in realtà lo scontro di persone che provano a vivere la vita come nel loro film preferito; oppure, più sottilmente, lo scontro di quel coacervo di immaginari che ha sostenuto l’ideologia americana negli ultimi sessantanni (di qui il tragicomico riferimento alla Guerra Fredda del vendere segreti o supposti tali a un ambasciatore russo che, giustamente, non sa che farsene), per metterli tutti nello stesso calderone e decretarne la decadenza oppure, e a me piace pensarla così, semplicemente giocarci con fare irriverente (ma qui si dovrebbe fare una telefonata ai registi).
Inoltre, dall’inevitabile brutta fine di (quasi) tutti i film personali il messaggio sembra essere: “qui non è più come una volta, che c’era il lieto fine”, oppure se preferite “qui non è un film, è la vita reale dell’America fine anni ’00, adeguatevi”. Tutto questo è chiaro, lampante quasi, quando si vede il film; a patto di non farsi distrarre dalla trama, che qualcuno spaccia ancora come comica (ma le risate si fanno lo stesso, non vi preoccupate).
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Urbino: andata.
Urbino andata non nel senso che ci sono andata, ma nel senso che oggi c’è il viaggio di andata. Perché ho già pensato che domani scriverò il post intitolato “Urbino: ritorno”. Lungimirante sono.
Insomma dicevo, ieri sera c’è stata la GGD ad Urbino. Non ne so ancora nulla ma immagino sia stata una delle GGD peggio […]
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Fare il Cinema, come, dove e perchè
Quelli del Cineforum Feliciano ne hanno combinata un’altra di nuova.
Fare il Cinema, come, dove e perchè. Qual’è il ruolo delle nuove tecnologie?
Un seminario che si terrà nel splendido Palazzo Cominelli a Cisano di San Felice del Benaco dal 10 al 12 Ottobre 2008.Il Direttore del Seminario e Massimo Nardin, conosciuto docente di Costruzione della scena […]
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100 ANNI DI OLIVETTI Nei Colori dei designer
La mostra di Palazzo Callas a Sirmione, celebra i 100 anni di una delle aziende più prestigiose della storia dell’industria italiana e lo fa attraverso un percorso che accosta il valore tecnico delle macchine a quello del loro design. Saranno esposte circa 30 macchine scelte tra quelle che hanno fatto la storia del design e […]
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Fascisti? Non chiamatelì così i leghisti!
L’altra sera mi sono dovuto precipitare a Brescia. Durante il tragitto mi sono messo ad ascoltare Radio Padania Libera. I microfoni erano aperti agli interventi dei radioascoltatori ed il tema era legato alle sempre più frequenti prese di posizione della stampa che avvicina i leghisti ai fascisti.
Nel particolare si parlava dei commenti di alcuni giornali […]
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4° EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA LETTURA a Riva del Garda ed Arco
Il Festival della Lettura celebra la sua quarta edizione in “Parole di Passaggio”, tre giorni intensi di letture ad alta voce all’aperto e in diverse lingue, produzioni di lettura e spettacoli, corsi di formazione, interventi di letture con animazione e musica per tutte le età e ospiti internazionali, tra cui Anna Proclemer, che animeranno […]
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Tutta colpa di un paio di tette
Seguo da qualche giorno in maniera divertita la bagarre scatenata dall’intervento di Vicky Gitto con la sua ‘idea della madonna‘ all’ADVCamp. Il direttore creativo della DDB (nonchè attuale compagno della Lucarelli), ritiene che l’attentato alle Torri Gemelle sia il risultato di una straordinaria idea creativa, indipendentemente dal giudizio morale sulla stessa azione.
Ho seguito l’intervento in diretta e […]
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Oh, by the way, wich one’s pink?
Due anni dopo Syd, un altro pezzo che se ne va.
Non è facile scrivere dei Pink Floyd per chi non li ha vissuti all’epoca, quando se ne uscivano sulla scena mondiale con la loro musica che forse ha solo “geniale” come definizione, col bene e il male che questo comporta. Tuttavia, questi gentili carcerieri di tante menti rapite hanno spacciato le loro opere anche molti anni dopo averle prodotte, e non suonerà così strana la dichiarazione d’amore di uno che i 60 e i 70 li ha visti solo al cinema e gli 80 non li può ricordare.
Dei Pink Floyd ci sarebbero pagine e pagine da scrivere, partendo dalle inconfondibili musiche psichedeliche, passando per il connubio profondo nei loro lavori tra arti visive e musica, tra udito e vista legati assieme in quelle che sono vere e proprie esperienze sensoriali oltre che canzoni, per arrivare alle vicende personali dei membri di una band dalla storia travagliata (e forse proprio per questo, ascoltando Orson Welles, così prolifica). Ci sarebbero, ma questo è il coccodrillo di Richard Wright e il palcoscenico è tutto suo.
Se Syd Barrett è stato il genio fondatore, Gilmour il virtuosista, Mason l’instancabile e imperturbabile metronomo e Waters l’anima creativa, Richard Wright è stato il vero tessitore di buona parte delle canzoni dei Pink Floyd, colui che con la sua tastiera teneva assieme un gruppo così eterogeneo per personalità musicali. Se Mason era l’ossatura, Waters il cervello e Gilmour le mani, Wright era l’insieme di muscoli e legamenti che teneva assieme un corpo capace, probabilmente, delle cose migliori che la musica ha prodotto nel secolo scorso (forse esagero, ma se non si esagera nei coccodrilli non mi viene in mente un altro posto per farlo). Inoltre, la tastiera di Wright è stata capace anche di spiccare in mezzo a questi mostri sacri, e non è certo un’impresa da poco in queste condizioni. Come quasi tutti i componenti del gruppo (eccettuato il solo Mason), anche Wright ha avuto un rapporto turbolento con gli altri, condito da una storia personale problematica (cocaina sempre smentita e un divorzio che gli costò l’esclusione per un lungo periodo), che ha reso così discontinua la sua carriera, come lo è stata quella del gruppo intero. Eppure entrambe sono state così longeve che nessuno potrebbe metterne in dubbio i valore.
Degli altri componenti diceva di essere il collegamento tra Waters e Gilmour, e forse dopo la sua morte la già chimerica reunion è da escludere per sempre. Forse è meglio così, la tristezza che causa lo scorrere del tempo è superata solo da quella che si prova vedendo chi non lo accetta. E i Pink Floyd, tra i tanti miti che sacrificherei senza problemi, vorrei che si lasciassero in pace.
Ah, Richard, would you like to say something before you leave?
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Una storia per riflettere
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