Il lento suicidio delle agenzie di rating

Ieri, mentre ero in uni in un lavoro di gruppo ho notato il repentino crollo di alcuni titoli che seguo tramite applicazione dal computer. Siccome non potevo vedere cosa era successo mentre stavamo lavorando ad altro, ho evitato di leggere le notizie, ma mi sono venuti in mente scenari drammatici che avrebbero potuto essere successi (sottrazione di fiducia da parte del Pdl al governo, dichiarazione di guerra a qualche paese arabo, attentati vari ecc.). Ovvio, un calo del 3% è troppo poco per situazioni del genere, comunque qualcosa doveva essere successo. Non pensavo che si sarebbe potuto trattare di un taglio di rating, vista la situazione promettente in Europa. Invece S&P ha deciso che doveva di nuovo far parlare di sé. Così giù il rating di 9 paesi UE e oggi leggo che la prossima nel mirino potrebbe addirittura essere la Germania. Sembra che abbiano scambiato il loro servizio di monitoraggio con una partita di caccia alla volpe.

Di per sé non è successo proprio un bel niente da giustificare il downgrading. Anzi. Lo confermano le reazioni riportate nell’articolo linkato sopra. A questo punto la mia speranza è che continuino così a ritmi serrati, declassare tutti a caso in continuazione. In questa maniera finalmente perderebbero la credibilità che non avrebbero mai dovuto avere e noi possiamo tornare a guardare ai fatti più che alle emozioni in borsa per stabilire chi è meritevole di credito e chi no.

Abolirle, oltre che tecnicamente impossibile, sarebbe inutile, perché comunque emergerebbe qualche altra forma di certificazione in sostituzione a quelle vecchie. E con ogni probabilità questo avverrebbe di nuovo negli Stati Uniti, quindi non avremmo risolto un bel niente.
Creare un’agenzia di rating in Europa non farebbe altro che creare un’ulteriore voce poco credibile, perché l’autocertificazione di stato in buona salute non ha alcun senso e quindi sarebbe solo uno spreco di soldi per tenerla in piedi, senza che possa convincere nessuno.
(Potremmo fare che l’UE commissioni la creazione di una agenzia di rating in America senza che si sappia che dietro ci sia l’UE e facendo pensare a tutti che sia Americana, ma queste sono teorie complottistiche da Guerra Fredda).

Ormai mi pare lampante che le agenzie siano entrate in un loop che forse neanche loro volevano. Il primo step di declassamento porta inevitabilmente a continui ribassi con una progressione accelerata. Questo in teoria e adesso sta avvenendo anche in pratica. Di conseguenza adesso che hanno iniziato, per coerenza, devono continuare a declassare tutti i paesi dell’Eurozona partendo da chi ha un rating già basso per poi includere man mano anche gli altri.
Prima inizieremo ad ignorare quello che dicono e maggiori saranno le probabilità che da questa crisi una via di uscita si trovi.

Chi agisce in borsa, soprattutto quando ha una grande potenza di fuoco, dovrebbe rendersi più autonomo dalle opinioni delle agenzie esterne. Avrà degli analisti propri, no? Altrimenti è naturale che si creino situazioni come quella del collasso del mercato dei derivati sui mutui immobiliari americani con annesso fallimento di grandi banche. È la stessa dinamica: i grossi capitali si spostano senza nozione di alcuna sorta in mercati nuovi e quando qualcuno mette a rischio la bontà dell’investimento, siccome gli investitori non hanno strumenti di misurazione diretti, vanno in panico e distruggono tutto, come quando gli elefanti da battaglia vanno in panico e iniziano ad ammazzare le proprie fila di fanti.

Non ci resta che sperare nella coerenza suicida delle agenzie!

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