È presto per cantar vittoria

Questi due paragrafi presi da un articolo attuale di Linkiesta rendono molto bene i problemi di questi giorni.

“E immaginate voi come sono tranquilli, i mercati” dice un banchiere d’affari italiano molto attivo in Francia e Inghilterra “se pensano a tre mesi di inattività amministrativa e politica assoluta, accompagnati da una campagna elettorale in cui lui dà una mano – cioè usa il cannone al fianco di Alfano – e di fronte c’è una grande coalizione dalle idee confuse e dalle premesse e promesse semplicimente incomprensibili”.

E così, tanti anni dopo, l’Italia si ritrova da dov’era cominciato tutto, di fronte a se stessa. Col bisogno di un commissario benedetto da fuori, perché noi da soli non siamo capaci. Con l’ombra del fallimento che si allunga di minuto in minuto, di record in record, sugli spread.
E con un vecchio leader, al tramonto, che potrà anche andarsene: ma non ha nessuno intenzione di farlo ammettendo le proprie sconfitte. “E pensare” conclude la conversazione il primo banchiere “che abbiamo fondamentali solidissimi. Non lo dico io, lo dice il fondo monetario internazionale: la nostra situazione fiscale è la migliore del mondo, da qui al 2030”. Già, arrivarci vivi, al 2030: in giornate come questa è difficile pensare anche solo a domani.

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