Depuratore del Garda, la protesta ora sbarca a Roma

Pronti a portare a Roma la protesta contro la nomina del commissario per la depurazione del Garda, il prefetto Attilio Visconti, e contro la scelta di realizzare il doppio depuratore a Montichiari e Gavardo. È questa la principale novità emersa dall’assemblea pubblica organizzata dal «presidio 9 agosto» sotto il porticato di Palazzo Broletto, dove una cinquantina di partecipanti ha trovato riparo dalla forte pioggia caduta ieri pomeriggio.

Nei prossimi giorni non una delegazione di manifestanti, «ma tutti quelli che potranno aderire», si ritroveranno di fronte a Palazzo Chigi per portare nella Capitale le ragioni di una protesta che nella nostra città va avanti da 40 giorni. «Dovremo organizzare bene questa trasferta – ha precisato Marco Apostoli, consigliere provinciale, membro del tavolo Basta Veleni – e andare a Roma tra martedì e giovedì, quando lavorano i parlamentari e quando il ministro Cingolani sarà presente». La trasferta romana è solo una delle proposte emerse durante l’assemblea, dove si è ribadita l’intenzione di continuare ad oltranza con il presidio nonostante le nuove prescrizioni della Questura.

EMBED [Leggi anche]Il 16 settembre gli organizzatori della protesta hanno ottenuto l’autorizzazione a rimanere di fronte il Broletto fino al 10 ottobre, ma non più dalle 8 alle 23.30, come in questi 40 giorni, ma dalle 8 alle 21. Il Questore ha inoltre invitato gli organizzatori a chiedere al Comune un’autorizzazione specifica per i momenti di approfondimento culturale sui temi ambientali, i momenti musicali e teatrali, che in queste settimane si sono svolti nella piazza. Essendo occupazione di suolo pubblico sarebbe necessario un nulla osta. «Su questo punto – ha spiegato Sergio Aurora del comitato referendario Acqua Pubblica – abbiamo chiesto un incontro al Comune di Brescia, finora sempre molto disponibile con noi, per capire se possibile un’autorizzazione omnicomprensiva». «Quanto all’orario del presidio – ha annunciato Gianluca Bordiga, presidente della Federazione amici del fiume Chiese e del lago d’Idro – abbiamo inviato una Pec al Questore chiedendo di mantenere l’orario 8-23.30 e attendiamo riscontro. Per noi è importante – ha concluso – perché in tanti ci raggiungono in quella fascia oraria dopo il lavoro e arrivano da lontano, dalla Valsabbia, dal Trentino e dal mantovano».

Per rafforzare l’intenzione di continuare sulla strada della protesta e non «concedere nulla a chi vorrebbe sgombrarci», al presidio sarà piazzata una tenda, che servirà anche per affrontare le notti autunnali. Ancora una volta, nel mirino dei partecipanti all’assemblea sono finiti in particolare i parlamentari bresciani «assenti ingiustificati» in questi 40 giorni. Si è deciso di «andare sotto casa a citofonare a ciascuno di loro», solo in senso figurato naturalmente. «L’idea è contattarli singolarmente e invitarli ad un confronto in piazza. Dovranno essere loro a scegliere se metterci la faccia e spiegarci la loro posizione su questo tema». Non solo i parlamentari però. «Vogliamo che anche i consiglieri regionali si uniscano al presidio e ai loro cittadini – ha chiarito Roberta Caldera del comitato Mamme del Chiese – altrimenti ci dicano perché non lo fanno e se sostengono o no il progetto. Al presidente della Provincia Samuele Alghisi chiediamo che si rechi a Roma per contrastare le ragioni del commissariamento. Che la sub lacuale sia un grave pericolo è una falsità. Esiste un documento depositato presso l’Ato secondo cui potrà durare fino al 2035».

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