Depuratore del Garda, il prefetto spinge ma il ministro chiama al tavolo le Regioni

Senza fine. Ieri è andata in scena un’altra puntata della telenovela sul depuratore del Garda. Con una doppia novità. Da una parte il Commissario straordinario per l’opera, il prefetto di Brescia Maria Rosaria Laganà, ha scritto al presidente di Acque Bresciane affinché la società proceda entro dieci giorni ad approvare il bando per affidare la progettazione definitiva, pena azioni di responsabilità anche sotto il profilo risarcitorio. Dall’altra il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ricevendo a Roma alcuni esponenti politici bresciani e i rappresentanti del Presidio 9 agosto, si è impegnato a convocare le Regioni Lombardia e Veneto e la Provincia autonoma di Trento per trovare una soluzione condivisa e uscire dall’impasse.

Il ministro non si è invece espresso sulla richiesta di revoca del Commissario straordinario, che farebbe tornare sul tavolo della Provincia di Brescia la questione depuratore. Due novità che non vanno nella stessa direzione.

La crisi in Acque Bresciane

EMBED [Leggi anche]La diffida del prefetto è arrivata dopo che giovedì scorso il Consiglio di amministrazione di Acque Bresciane aveva deciso di non decidere sul bando per il progetto, come richiesto invece dal Commissario. Nel Cda si era prodotta una spaccatura. Da una parte i consiglieri Mariateresa Vivaldini (FdI) e Marco Franzelli (Lega) favorevoli a rinviare la scelta; dall’altra il presidente Gianluca Delbarba, intenzionato a dar corso alla richiesta del Commissario per la celere approvazione del bando, con l’individuazione progettuale dei due impianti a Gavardo e a Montichiari (contestati dai Comuni del Chiese e dalla Comunità della Valsabbia). Delbarba, in minoranza, si era dimesso prima ancora della seduta del Cda, poi sospesa per mancanza di numero legale. «Non c’era più la compattezza necessaria per mandare avanti una grande società pubblica come Acque Bresciane, soprattutto quando deve affrontare importanti problemi come quello del depuratore del Garda»: così Delbarba ci aveva spiegato la sua decisione. «Come presidente non potevo ignorare le determinazioni del Commissario, venendo meno ad un preciso dovere verso lo Stato».

Presidente pro tempore, adesso, è Mario Bocchio. Il prefetto invita e diffida Acque Bresciane a provvedere entro dieci giorni da ieri all’approvazione del bando e alle procedure conseguenti. Maria Rosaria Laganà si riserva anche di avviare azioni di responsabilità. Parole e toni perentori.

Cosa chiede il Presidio 9 agosto

EMBED [L’incontro al ministero dell’Ambiente sul depuratore del Garda]

La figura del Commissario straordinario (nominato dal Governo Draghi, auspice l’ex ministra Mariastella Gelmini, presidente della Comunità del Garda) viene contestata dal Presidio 9 agosto e da alcune forze politiche. Gli ambientalisti, Fratelli d’Italia, la Lega e il M5S chiedono la sua revoca e il ritorno del dossier depuratore sul tavolo degli enti locali. Dello stesso parere anche i deputati Gian Antonio Girelli e Antonella Forattini del Pd, Devis Giori di Sinistra-Verdi. Questi ultimi tre facevano parte della delegazione ricevuta ieri dal ministro Pichetto Fratin, insieme ai rappresentanti del Presidio 9 agosto, al consigliere provinciale Marco Apostoli, alla consigliera regionale Paola Pollini (M5S) e al coordinatore bresciano dei Cinque stelle, Dino Alberti.

La delegazione ha manifestato al ministro dell’Ambiente le sue preoccupazioni sulla salute del fiume Chiese nel caso venga realizzato il doppio impianto di Montichiari e Gavardo. Ogni decisione, ha sottolineato, deve essere assunta dopo avere esaminato lo studio che la Regione ha commissionato sullo stato ecologico del fiume. A questo punto ritornano ipotesi spuntate in precedenza, come quella di ampliare l’impianto di Peschiera. Prima della nomina del Commissario straordinario si era parlato anche della possibilità Lonato.

La vicenda, dunque, è ancora lontana dal chiudersi. Dopo sette anni ancora non si sa se, dove e quando si farà il depuratore del Garda. Sette anni fra polemiche e contrapposizioni, in cui la politica non è riuscita a fare sintesi e a decidere. Nel continuo palleggio delle responsabilità.

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