Depuratore del Garda: dovrà decidere il ministro Cingolani

Il prefetto Attilio Visconti tira dritto. In qualità di commissario per la depurazione del Garda il suo compito, spiega, è «fare in fretta» e la sua scelta è ricaduta sul doppio impianto di Gavardo e Montichiari, la «soluzione migliore dal punto di vista tecnico e ambientale» come certificato dagli studi delle Università di Brescia, Trento e Verona. I comitati ambientalisti però smontano il progetto in campo. Dopo l’audizione alla Camera di ieri si riaprono i giochi. E adesso la palla passa al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Le obiezioni dei comitati

EMBED [I comitati ambientalisti del presidio contro il depuratore in piazza Paolo VI]

Queste le obiezioni dei comitati. Punto primo: «non c’è nessuna urgenza», la condotta sublacuale che porta i reflui da Toscolano a Torri è «in ottime condizioni», come dice l’ultima ispezione di Acque Bresciane. Potrà arrivare fino al 2035 e, con una buona manutenzione, anche oltre. Punto secondo: le acque del lago hanno problemi seri, che derivano dalla «speculazione edilizia», dalla mancata divisione delle acque nere e bianche, da scolmatori inadeguati. Problemi che l’attuale progetto non risolve. Punto terzo: non può essere il fiume Chiese il recettore dei reflui depurati, «i depuratori vanno fatti in casa di chi li usa».

L’audizione alla Camera e il nodo Cingolani

EMBED [DEPURATORE, AUDIZIONE ALLA CAMERA]

Il confronto a distanza tra Visconti e comitati avviene in Commissione Ambiente, alla Camera. Un’audizione che porta a Montecitorio un dibattito che nel Bresciano va avanti da anni. Con quali effetti resta tutto da capire. La commissione stilerà un documento? Si farà portavoce delle perplessità dei comitati? Appoggerà il lavoro del commissario, la cui nomina è stata ratificata dal parlamento? Si vedrà, anche perché l’audizione era «informale», non inserita in un percorso preordinato. Quel che pare di capire è che dovrà essere il ministero della Transizione ecologica Roberto Cingolani a prendere posizione. Sia perché ha stanziato 100 milioni per il progetto (60 per la sponda bresciana, 40 per quella veronese), sia perché nel 2017 ha sottoscritto un accordo di programma con Veneto e Lombardia.

Cosa dicono i parlamentari

EMBED [Le sedie vuote dei parlamentari attesi al presidio in piazza Paolo VI]

EMBED [Leggi anche]Insomma, la palla passa al ministro Roberto Cingolani. Come del resto suggerito da Claudio Cominardi (M5s) che propone di «chiamare in audizione il ministro e chiedere una rivalutazione» del progetto e del percorso, viste le «perplesità generali» emerse in commissione. Anche Devis Dori (LeU) chiede «il coinvolgimento del ministero» così come Alfredo Bazoli (Pd) che spiega: «Condivido le perplessità dei comitati sulla scelta di imporre il commissario mentre gli enti locali stavano avevano trovato una soluzione, con la mozione Sarnico». Il commissario però c’è e i deputati della Lega serrano le fila: «Si è arrivati al commissario perché la politica non è stata in grado di decidere» spiega Andrea Dara. «La strada del commissariamento è giusta» aggiunge Vania Valbusa. «Dobbiamo essere pragmatici. Le grandi opere non possono aspettare. L’impianto è necessario, a prescindere dall’ubicazione. Dobbiamo ascoltare i tecnici. Chiediamo al prefetto di accelerare» dice Eva Lorenzoni.

La posizione del prefetto Visconti

EMBED [Il prefetto di Brescia Attilio Visconti]

Poco prima il prefetto aveva illustrato il suo lavoro. «Il commissariamento – spiega – si è reso necessario per i tempi lunghi di gestazione di quest’opera. I primi incontri risalgono al 2007, ero capo di gabinetto». Gli unici progetti «ritenuti idonei» erano gavardo-Montichiari e Lonato. Visconti ricorda i 43 incontri svolti e il coinvolgimento delle tre Università. «Gli studi hanno evidenziato che la scelta si dovesse orientale su Gavardo-Montichiari, non solo per una più rapida dismissione della condotta sublacuale, sul cui fine vita nessuno ha messo le mani sul fuoco, ma anche perché il progetto garantisce le migliori performance tecniche e ambientali, a parità di costi». Dopo i timori dei Comuni del Chiese, l’approfondimento del Ministero del settembre 2020 ha confermato la «compatibilità» degli scarichi nel fiume. Punto.

Lo scontro in corso

I comitati però bocciano con forza il piano. «Il Chiese non ha nulla a che fare con il Garda, bisogna dividere i due bacini. Scaricare nel Chiese è una prepotenza» dice Gianluca Bordiga della Federazione delle associazioni del Chiese. «La sublacuale non è in emergenza, non servono nuovi e costosissimi impianti» spiega Alessandro Scattolo del Cat. «Non siamo contro i depuratori, ma contro questo progetto calato da’alto» aggiunge Piera Casalini delle Mamme del Chiese. «Il commissario è un vulnus democratico» incalza Sergio Aurora del Comitato Acque Pubblica. «La politica territoriale non ha fallito, è stato un ministro a far commissariare un’opera senza che ve ne fosse bisogno» sbotta Marco Apostoli di Basta Veleni. In collegamento video Filippo Grumi del comitato Gaia spiega: «La sublacuale può essere messa in sicurezza con 3 milioni di euro e sostituita con 10. Il vero problema del Garda non sono le condotte, che non hanno mai perso un grammo, ma i depuratori trentini. Serve una visioned’insieme».

Le possibili soluzioni

EMBED [Il depuratore di Peschiera]

Resta da capire quale sia la soluzione ottimale. Da un lato si vuole tornare alla mozione Sarnico, quindi Lonato, che scarica sempre nel Chiese (c’è però l’idea di sfruttare i canali irrigui); dall’altra c’è l’obiettivo di Peschiera, magari con una circumlacuale. Un rebus. Sarà Cingolani a risolverlo?Ciclo idricoL’audizione alla Camera per il collettamento del Benaco

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