Categoria: Riva

Usare iPod SENZA ITUNES

Impariamo ad utilizzare il nostro iPod senza appesantire il nostro povero pc con iTunes, uno dei porting per windows più malfatti della storia.

Vogliamo elencare i difetti di iTunes in windows? Vi rimando ad altri siti pieni zeppi di osservazioni al vetriolo da parte di centinaia di utenti.

Scopriamo invece il nuovo mondo dell’utilizzo del nostro iPod con il mitico Winamp.

Scarichiamo l’ultima versione dal sito www.winamp.com e siamo già pronti per lavorare, perchè l’ultima versione contiene il plugin ml_pod.

Basterà una volta avviato il programma, scansionare la libreria musicale ed una volta fatto selezionando un brano con il tasto destro, cliccare su
“SendTo:” e selezionare il nostro iPod.

P.s. alla libreria si accede con la combinazione di tasti ALT+L.

Il contenuto sarà visualizzato nella finestra Portable Devices, ove è possibile creare playlist in maniera elementare e modificare le proprietà dei file.

 Quindi si può utilizzare iPod senza iTunes – ipod video without iTunes

Il bello è si possono anche copiare su iPod i video presenti nella libreria di Winamp purchè in formato mp4 ma soprattutto effettuare il trasferimento iPod–>Computer dei file presenti!

 

 

Spettacolare.

iTunes sucks!

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di Home

Cultura pret-a-porter

È natale e siamo tutti persone migliori, o perlomeno ci proviamo. Per questo non ho intenzione di ammorbarvi nè con lunghe tirate sul Partito Democratico e le sue discussioni interne (anche perchè tanto vale aspettare per vedere se la Befana ci porta un segretario nuovo, di questi tempi) nè con apocalittiche analisi dell’azione di questo governo, per quanto pare che siano questi due argomenti a interessarvi di più, cari i miei lettori. Da ora fino a tutte le vacanze vorrei sfornare solo post leggeri, anche perchè è un periodo (avrete notato) in cui per vari motivi posto poco, e calo (di accessi) per calo vorrei sperimentare un poco già che ci sono. Ma veniamo al pezzo, nato un po’ per scherzo ieri sera (e in fondo scherzo rimane).

Quante volte avete canticchiato “I’m singing in the rain” o sciorinato qualche monologo famoso? (se qui rispondete “stai parlando con me?” siete incredibilmente appropriati, bravi) ecco, ora vorrei sapere quanti di voi hanno visto quei film citati così spesso. Questa verve da citazione è qualcosa di più che una curiosità, e se fossi un capiscione di psicologia ci farei probabilmente qualche ricerca (chissà che la Capacchione non abbia scritto qualcosa a proposito) tanto per sapere se è una maniera per tracciare un ipotetico confine attorno a sè stessi e ai propri compagni di chiacchierata e delimitare così un territorio comune con tanto di senso d’appartenenza, oppure un esibizione di status (“ho visto/letto/ascoltato il tal oggetto culturale universalmente riconosciuto come figo” anche quando poi non è vero). Per fare due esempi veloci, poi chissà qual è la rotellina cerebrale che si muove in queste situazioni, ce ne sono così tante e si muovono così spesso in gruppo che è difficile poi decidere per una, a volte (carina la metafora del cervello come assieme di ingranaggi no? tutto sommato, e al di là della sua efficacia, è ancora la mia preferita).

Se ci pensate lo stesso meccanismo sta probabilmente dietro la recente deriva (auto)citazionistica del “mondo” televisivo, dotato ormai di un’autoreferenzialità impressionante, in tutti i sensi, tanto che esistono da tempo programmi televisivi che commentano altri programmi televisivi. L’esempio principe è Buona Domenica, che quando ero bambino io era un insieme colorato di intrattenimento a buon mercato e giochi a premi condotto da Marco Columbro e Lorella Cuccarini, mentre ora da quanto ho capito è praticamente fondato sulla logica del Talk Show di Costanziana memoria e si occupa di televisione e bassa politica (affrontata cioè con una mediaticità da far spavento).

Una cosa che posso fare però, da profano, è una lista di tutti quegli stralci di cultura che hanno preso la strana via della vita più citata che fruita:

-la canzone “Singin’ in the Rain”, dal film omonimo
-il monologo di De Niro in “Taxi Driver” (stai parlando con me?)
-svariati pezzi di “2001, Odissea nello Spazio”
-l’immagine della madeleine dalla “Ricerca del Tempo Perduto” di Proust
-“L’Idiota” di F. Dostoevskij, col titolo del quale si fanno innumerevoli battute che suonano argute (ho sentito qualcuno usare anche “Delitto e Castigo”, ma con meno convinzione)
“È la stampa, bellezza”, da “Deadline USA”, film del 1952 (in originale, peraltro, era un pochino diversa: “that’s the power of the press, baby, the power of the press”
-una marea di citazioni da film di Nanni Moretti che nessuno vede più da anni (su tutte “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?” e “dì una cosa di sinistra!“)

aggiunte (grazie ad asphalto):
-“bisogna cambiare tutto perchè nulla cambi” dal Gattopardo
-“Lottare contro i mulini a vento“, immagine presa dal “DonChischotte” di Cervantes
e poi se mi ricordo ne aggiungo altre.

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di In che senso?

Cultura pret-a-porter

È natale e siamo tutti persone migliori, o perlomeno ci proviamo. Per questo non ho intenzione di ammorbarvi nè con lunghe tirate sul Partito Democratico e le sue discussioni interne (anche perchè tanto vale aspettare per vedere se la Befana ci port…

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di In che senso?

Cultura pret-a-porter

È natale e siamo tutti persone migliori, o perlomeno ci proviamo. Per questo non ho intenzione di ammorbarvi nè con lunghe tirate sul Partito Democratico e le sue discussioni interne (anche perchè tanto vale aspettare per vedere se la Befana ci porta un segretario nuovo, di questi tempi) nè con apocalittiche analisi dell’azione di questo governo, per quanto pare che siano questi due argomenti a interessarvi di più, cari i miei lettori. Da ora fino a tutte le vacanze vorrei sfornare solo post leggeri, anche perchè è un periodo (avrete notato) in cui per vari motivi posto poco, e calo (di accessi) per calo vorrei sperimentare un poco già che ci sono. Ma veniamo al pezzo, nato un po’ per scherzo ieri sera (e in fondo scherzo rimane).

Quante volte avete canticchiato “I’m singing in the rain” o sciorinato qualche monologo famoso? (se qui rispondete “stai parlando con me?” siete incredibilmente appropriati, bravi) ecco, ora vorrei sapere quanti di voi hanno visto quei film citati così spesso. Questa verve da citazione è qualcosa di più che una curiosità, e se fossi un capiscione di psicologia ci farei probabilmente qualche ricerca (chissà che la Capacchione non abbia scritto qualcosa a proposito) tanto per sapere se è una maniera per tracciare un ipotetico confine attorno a sè stessi e ai propri compagni di chiacchierata e delimitare così un territorio comune con tanto di senso d’appartenenza, oppure un esibizione di status (“ho visto/letto/ascoltato il tal oggetto culturale universalmente riconosciuto come figo” anche quando poi non è vero). Per fare due esempi veloci, poi chissà qual è la rotellina cerebrale che si muove in queste situazioni, ce ne sono così tante e si muovono così spesso in gruppo che è difficile poi decidere per una, a volte (carina la metafora del cervello come assieme di ingranaggi no? tutto sommato, e al di là della sua efficacia, è ancora la mia preferita).

Se ci pensate lo stesso meccanismo sta probabilmente dietro la recente deriva (auto)citazionistica del “mondo” televisivo, dotato ormai di un’autoreferenzialità impressionante, in tutti i sensi, tanto che esistono da tempo programmi televisivi che commentano altri programmi televisivi. L’esempio principe è Buona Domenica, che quando ero bambino io era un insieme colorato di intrattenimento a buon mercato e giochi a premi condotto da Marco Columbro e Lorella Cuccarini, mentre ora da quanto ho capito è praticamente fondato sulla logica del Talk Show di Costanziana memoria e si occupa di televisione e bassa politica (affrontata cioè con una mediaticità da far spavento).

Una cosa che posso fare però, da profano, è una lista di tutti quegli stralci di cultura che hanno preso la strana via della vita più citata che fruita:

-la canzone “Singin’ in the Rain”, dal film omonimo
-il monologo di De Niro in “Taxi Driver” (stai parlando con me?)
-svariati pezzi di “2001, Odissea nello Spazio”
-l’immagine della madeleine dalla “Ricerca del Tempo Perduto” di Proust
-“L’Idiota” di F. Dostoevskij, col titolo del quale si fanno innumerevoli battute che suonano argute (ho sentito qualcuno usare anche “Delitto e Castigo”, ma con meno convinzione)
“È la stampa, bellezza”, da “Deadline USA”, film del 1952 (in originale, peraltro, era un pochino diversa: “that’s the power of the press, baby, the power of the press”
-una marea di citazioni da film di Nanni Moretti che nessuno vede più da anni (su tutte “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?” e “dì una cosa di sinistra!“)

aggiunte (grazie ad asphalto):
-“bisogna cambiare tutto perchè nulla cambi” dal Gattopardo
-“Lottare contro i mulini a vento“, immagine presa dal “DonChischotte” di Cervantes
e poi se mi ricordo ne aggiungo altre.

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di In che senso?

Cultura pret-a-porter

È natale e siamo tutti persone migliori, o perlomeno ci proviamo. Per questo non ho intenzione di ammorbarvi nè con lunghe tirate sul Partito Democratico e le sue discussioni interne (anche perchè tanto vale aspettare per vedere se la Befana ci porta un segretario nuovo, di questi tempi) nè con apocalittiche analisi dell’azione di questo governo, per quanto pare che siano questi due argomenti a interessarvi di più, cari i miei lettori. Da ora fino a tutte le vacanze vorrei sfornare solo post leggeri, anche perchè è un periodo (avrete notato) in cui per vari motivi posto poco, e calo (di accessi) per calo vorrei sperimentare un poco già che ci sono. Ma veniamo al pezzo, nato un po’ per scherzo ieri sera (e in fondo scherzo rimane).

Quante volte avete canticchiato “I’m singing in the rain” o sciorinato qualche monologo famoso? (se qui rispondete “stai parlando con me?” siete incredibilmente appropriati, bravi) ecco, ora vorrei sapere quanti di voi hanno visto quei film citati così spesso. Questa verve da citazione è qualcosa di più che una curiosità, e se fossi un capiscione di psicologia ci farei probabilmente qualche ricerca (chissà che la Capacchione non abbia scritto qualcosa a proposito) tanto per sapere se è una maniera per tracciare un ipotetico confine attorno a sè stessi e ai propri compagni di chiacchierata e delimitare così un territorio comune con tanto di senso d’appartenenza, oppure un esibizione di status (“ho visto/letto/ascoltato il tal oggetto culturale universalmente riconosciuto come figo” anche quando poi non è vero). Per fare due esempi veloci, poi chissà qual è la rotellina cerebrale che si muove in queste situazioni, ce ne sono così tante e si muovono così spesso in gruppo che è difficile poi decidere per una, a volte (carina la metafora del cervello come assieme di ingranaggi no? tutto sommato, e al di là della sua efficacia, è ancora la mia preferita).

Se ci pensate lo stesso meccanismo sta probabilmente dietro la recente deriva (auto)citazionistica del “mondo” televisivo, dotato ormai di un’autoreferenzialità impressionante, in tutti i sensi, tanto che esistono da tempo programmi televisivi che commentano altri programmi televisivi. L’esempio principe è Buona Domenica, che quando ero bambino io era un insieme colorato di intrattenimento a buon mercato e giochi a premi condotto da Marco Columbro e Lorella Cuccarini, mentre ora da quanto ho capito è praticamente fondato sulla logica del Talk Show di Costanziana memoria e si occupa di televisione e bassa politica (affrontata cioè con una mediaticità da far spavento).

Una cosa che posso fare però, da profano, è una lista di tutti quegli stralci di cultura che hanno preso la strana via della vita più citata che fruita:

-la canzone “Singin’ in the Rain”, dal film omonimo
-il monologo di De Niro in “Taxi Driver” (stai parlando con me?)
-svariati pezzi di “2001, Odissea nello Spazio”
-l’immagine della madeleine dalla “Ricerca del Tempo Perduto” di Proust
-“L’Idiota” di F. Dostoevskij, col titolo del quale si fanno innumerevoli battute che suonano argute (ho sentito qualcuno usare anche “Delitto e Castigo”, ma con meno convinzione)
“È la stampa, bellezza”, da “Deadline USA”, film del 1952 (in originale, peraltro, era un pochino diversa: “that’s the power of the press, baby, the power of the press”
-una marea di citazioni da film di Nanni Moretti che nessuno vede più da anni (su tutte “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?” e “dì una cosa di sinistra!“)

aggiunte (grazie ad asphalto):
-“bisogna cambiare tutto perchè nulla cambi” dal Gattopardo
-“Lottare contro i mulini a vento“, immagine presa dal “DonChischotte” di Cervantes
e poi se mi ricordo ne aggiungo altre.

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Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

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Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e…

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Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

Puoi leggere l\\\’Articolo completo direttamente sul sito di In che senso?

Elezioni e lezioni elettorali

Credo di aver creato un bisticcio nel titolo (grazie wiki che, aiutandomi a controllare, mi fai rispolverare un po’ di lingua italiana), ed è anche appropriato ai tempi che corrono, credo, anche se mi sono reso conto che questi tempi corrono sempre, e nessuno sta cercando non dico di fermarli ma perlomeno di fargli fare un po’ di panchina. Vi sarete resi conto (o almeno lo spero) che questo mese sto scrivendo poco; senza tediarvi troppo con le mie vicende sono stato banalmente lontano dal pc (si fa per dire, diciamo lontano dal blog) per via di un grosso esame dato di recente, e tra le altre cose mi sono anche perso un po’ di come andava il mondo. Non che mi aspettassi grandi cambiamenti, ma qui sembra essere sempre allo stesso punto e quindi tanto vale fare un po’ di ripasso.

Vi ricordate qualche mese fa che ci sono state le elezioni provinciali a Trento? ha vinto Lorenzo Dellai, quella specie di orsacchiotto dall’aria confusa che non solo si conferma ma credo faccia pure qualche record oramai, Intendiamoci, globalmente sembra aver amministrato bene in questi anni (difatti l’ho votato), ma più che altro è, ed è sempre stato, molto furbo; e non è un caso se nel recente scandalo della “magnadora” riguardante appalti e tangenti nessuno è riuscito a coinvolgerlo (ma sapeva? chissà, potrebbe anche aver semplicemente nascosto bene le sue tracce). All’epoca ci fu chi, a Roma, cominciò a spingere per prendere esempio dalla coalizione dell’orso trentino, ovviamente senza capire niente della sua costituzione (come al tempo della Margherita, che in teoria prese esempio dalla Civica Margherita e ovviamente da allora ha fallito praticamente in ogni occasione). Bene, oggi qualcuno comincia già, dopo la sconfitta alle elezioni in Abruzzo, a riprendere le fila di quel discorso e sostenere che si debba puntare al centro per vincere.

Ora, il motivo per cui in Trentino Dellai ha sbaragliato gli avversari accentuando la componente di centro del proprio schieramento (curioso che, per una questione burocratica, l’Udc non abbia corso alle elezioni: di fatto c’era una lista di centro assieme al Pd, all’Idv e alle altre liste minori, ma non l’Udc) è che il Trentino ha una lunga storia elettorale che va in questa direzione. Stupirà qualcuno, ma la maggiorparte di quelli che votavano Dc qualche anno fa sono ancora vivi e in possesso di tessera elettorale, e questo conta molto, oltre che genitori dei nuovi elettori di oggi, e questo conta ancora di più; non che sia un bunker del bigottismo, ma qui il centro vince per ragioni sia di tradizione politica che più strettamente economiche. Per fare un esempio, un mio amico una volta mi stimò che 2/3 degli immobili nell’area urbana di Trento fossero di proprietà della curia, e tanto per farne un altro quando ho deciso di sbattezzarmi mio padre mi ha seriamente chiesto di pensarci bene, non per questioni ideologiche, ma per non rischiare di rimanere disoccupato. Non vorrei dare un’impressione eccessivamente caricata del ruolo che ha la chiesa (più locale che vaticana, comunque) nella vita della regione, ma sicuramente questo esiste e pesa molto specialmente nelle scelte politiche. Capite ora perchè Dellai, che peraltro esce dal partito popolare, vince con una coalizione del genere? è lo stesso motivo per cui non mi sono fatto troppe remore a votarlo (più a sinistra di così, per ora, è praticamente impossibile). Tanto per mettere un’altra carta sul tavolo, l’astensione è stata moderatamente contenuta (ha votato il 73,13% degli aventi diritto), mentre in Abruzzo ha quasi raggiunto il 50%.

E veniamo all’Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto 49 a 42 sui presidenti e 47 a 43 sulle liste, liste composte per il centrodestra da Pdl più partiti locali e MpA e per il centrosinistra praticamente da tutti quelli che ci potevano entrare (compresi comunisti di vario tipo e socialisti). Non si può dimenticare, ovviamente, che queste elezioni sono state indette per via di uno dei più grossi scandali politico-economici degli ultimi tempi e che il governatore dimessosi per via delle gravi accuse, che peraltro ora cerca di mendicare un posto per le europee, è un ex-socialista interno al Partito Democratico. Era comprensibile che venissero perse, e probabilmente se non fosse stato per l’exploit dell’Italia dei valori (anch’esso prevedibile, dato che proprio sulla cosiddetta questione morale insiste spesso) la debacle sarebbe stata epocale. Qualcuno era convinto davvero che gli elettori in Abruzzo pensassero ai grandi temi? se l’Udc ha preso solo il 5% e l’Idv il 15% è proprio perchè, come dimostra la massiccia astensione, è stato proprio l’intreccio pericoloso tra politica e affari ad aver guidato il voto di questi giorni (intreccio che tradizionalmente interessa poco a una fetta dell’elettorato di centrodestra, altrimenti Chiodi non avrebbe avuto vita così facile). Per questi motivi è ridicolo pensare che tutta questa vicenda possa insegnare qualcosa alla segreteria nazionale del partito, tantomeno suggerire un’alleanza nazionale con l’Udc.

Non si tratta però solo, banalmente, di far notare che i risultati regionali hanno un significato spesso non semplicemente traducibile a livello nazionale, o che ogni elezione abbia anche delle condizioni al contorno che non si possono ignorare in fase interpretativa, poichè volendo pensarci bene qualcosa esce da queste due elezioni. Facendo un ragionamento più ampio è purtroppo inevitabile rendersi conto di una diffusa cultura “centrista”, che volendo si può anche chiamare cattolica. Fin quando si fa opposizione si può anche evitare di dialogarci, ma il partito democratico si è dato un’altra missione, pare, e quindi qualcosa si dovrà pur fare. Il punto vitale è però che non si può rinnegare ad essa una storia politica pluridecennale fatta di una sinistra che lotta soprattutto per i diritti civili, le libertà per tutti e la dignità di ogni lavoratore, una sinistra sempre e comunque contro ogni tipo di mafia, una sinistra che individua nel bigottismo di parte della società italiana uno dei maggiori freni a un paese fermo, per tanti versi, dal 1948.

Per questo si può costruire una parte “cristiana” all’interno del Partito Democratico, ma che sia 1) all’interno e non in partiti peraltro dalla dubbia etica come l’Udc 2) affidata a cattolici sinceramente progressisti, magari in contrasto totale o parziale con una Chiesa Cattolica sempre più reazionaria, capaci di parlare ai “cristiani di sinistra” (ce ne sono tanti) 3) abbastanza matura da riconoscere che permettere certe libertà non svilisce chi rinuncia ad esse.

Per quanto riguarda la questione morale ho già scritto tempo fa, ad ogni modo è il secondo evidente campanello d’allarme che queste elezioni lanciano. Ma per una volta sembra esserci arrivato anche Walter.

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Teoria dei grafi in Facebook

Ho trovato recentemente un tool per Facebook che permette di tracciare un grafo delle connessioni dei propri contatti nel social network Facebook.

L’applicativo si chiama Nexus e vi si può accedere liberamente.

Si intuisce dal grafo facilmente quali sono gli Hub del proprio grafo ossia quelle persone che intrattengono il maggior numero di relazioni. Una rete sociale come i contatti di Facebook sarebbe interessante da studiare per vedere se mostra alcune proprietà importanti come quella di invarianza di scala.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_a_invarianza_di_scala

Una rete ad invarianza di scala è una rete in cui sono presenti alcuni nodi che presentano un numero elevatissimo di connessioni e permettono di percorrerla con un numero piccolo di passi. Le proprietà di queste reti sono la robustezza (ovvero l’insensibilità alla improvvisa mancanza di uno dei nodi) e la resilienza ovvero la capacità di supplire alla mancanza improvvisa di un nodo.

Una cosa che manca a questo applicativo, per la mia modesta opinione, è la possibiltà di creare un istogramma che rappresenti la frequenza dei nodi in base al loro numero di connessioni. Se questo grafico fosse rappresentabile da una legge di potenza del tipo  N(k) \propto k^{-\gamma}  si dimostrerebbe l’invarianza di scala della rete sociale umana.

E non sarebbe cosa da poco, potendo verificare anche alcuni aneddoti come la teoria dei 6 gradi di separazione o il numero di Beacon (o Erdos per i matematici impenitenti)

Si vede così anche dal mio umile grafo delle connessioni (non si può dire che ami Facebook) che esistono dei nodi (N) con un basso numero di connessioni (k) rappresentati dai punti bianchi sul raggio esterno, mentre alcuni nodi densamente connessi, rappresentati dai punti bianchi interni.

La rete dei miei amici è molto umile, mostrando un grado di separazione di poco superiore a 2. Questo significa che le persone si conoscono direttamente (grado 1, link diretto) o attraverso un hub.

Poter sfruttare questo grafo permetterebbe di capire come diffondere velocemente informazioni, grazie agli hub, o raccomandazioni.

Suppongo proprio che l’esito di una raccomandazione, intesa nel senso più torbido del termine, dipende proprio dal grado di connessione del “raccomandatore”. Personalità politichedi spicco, celebrità o personalità eminenti, che nutrono diversi contatti in più gruppi, possono mettere in contatto cluster separati di persone favorendo il trasporto dell’informazione.

Ma queste sono solo le mie speculazioni pseudo-scientifiche a cui devo ancora dare una base teorica che forse non darò mai.

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La distribuzione delle lettere alfabetiche

Ci capita in TV di guardare spesso dei quiz in cui al giocatore viene richiesto di scoprire una lettera alfabetica per creare una frase.

Io, da buon fisico, ho pensato che se si sapessero le distribuzioni di probabilità delle lettere alfabetiche sarebbe, non dico più facile, ma più probabile imbroccare qualche lettera in più…

Allora è nato questo favoloso grafico:

 

 

Questo grafico rappresenta la frequenza con cui compaiono le lettere dell’alfabeto italiano (x,y,w,j sono relegate in fondo senza nessun motivo linguistico-semantico ma solo perchè mi stanno sulle balle.

Le opere analizzate sono state estratte dal sito del progetto GutenBerg http://www.gutenberg.org e dal progetto Manuzio.

Le opere qui elencate sono in ordine di colore, dalle colonne blu alle rosse:

Pirandello  6 Personaggi in cerca d’autore

Marinetti – L’aeroplano del papa

Agrippa – OPRA LA GENERATIONE  de’ Venti, Baleni, Tuoni, Fulgori, Fiumi, Laghi, Valli, & Montagne.

Pirandello – Enrico IV

D’Annunzio – La gioconda

Manzoni – I promessi sposi

Antonio Fogazzaro – Il mistero del poeta

Ariosto – L’Orlando furioso

Cordelia – Piccoli eroi

Shakespeare – La tempesta (ita)

Sigmund Freud – Aforismi e pensieri (ita)

Charles Dikens – Cantico di natale (ita)

Costituzione della repubblica

Eco – De Bibliotheca

C.Beccaria – Dei delitti e delle pene

G.Della Casa – Galateo

San Francesco – Cantico delle creature

G.Flaubert – Madame Bovarie (ita)

L.Blisset – Q (ita)

L.Ariosto – Satire

G.Abba – Storia dei Mille

 

Se analizziamo il comportamento in media invece otteniamo questo grafico più leggibile:

 

 

Quindi la TOP TEN delle lettere alfabetiche è per le vocali:
1° E

2° A

3° I

4° O

5° U

Per le consonanti invece

N, R, T, L, C

e le altre le le lascio classificare a voi.

 

Se volete divertirvi a fare un campione molto più grande di quello che ho analizzato io, sappiate che basta dare in pasto all’algoritmo dei file in formato txt.

Il codice MatLab per realizzare questi grafici è disponibile qui.

Buon divertimento

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ANANSILive al Lochness

Questa sera alle 21.30 al Lochness Pub di Riva del Garda concerto di Anansi, al secolo Stefano Bannò, giovane cantautore e chitarrista trentino, leader dei Buffalo Soldiers. che schierano Stefano Neri alla batteria, Stefano Anderle al basso, Tomas Pincigher, chitarra e Giovanni Formilan, tastiere.

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TRENTINO INDANZA: CENERENTOLA Sulle punte del Balletto del Teatro dell’Opera di Romania

Dopo l’appuntamento con Mozart/Aqua del Balletto dell’Esperia, il 9 dicembre si terrà Cenerentola, il secondo e ultimo appuntamento di Trentino Indanza, un grandissimo classico presentato dal Balletto del Teatro dell’Opera di Romania e ispirato alla celebre fiaba di Charles Perrault. Lo spettacolo è alle ore 21, al Palazzo dei Congressi di Riva del Garda.

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IN GARDA TRENTINO La Casa di Babbo Natale nel Garda Trentino

A partire da domenica prossima, 6 dicembre, fino al 4 gennaio 2009, ogni sabato e domenica ed i giorni 8, 22, 23, 24, 29 e 30 dicembre, 2 gennaio dalle 14.00 alle 18.30 sarà possibile vistare l’incanto della casa di Babbo Natale e nonna Natalina i quali hanno deciso di fare dell’antica Rocca di Riva […]

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IL «VIAGGIO IN PARADISO» Di David Riondino

La stagione di prosa dei Comuni di Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole propone mercoledì 17 dicembre nella Sala dei Mille del Palazzo dei Congressi di Riva del Garda alle ore 21  Viaggio in Paradiso di Mark Twain, per l’interpretazione di David Riondino (voce recitante); con Fabio Battistelli ai clarinetti, Stefano Taglietti al pianoforte e […]

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