Categoria: Riva

Tutto su Ardi

Pezzo scritto originalmente per Pikaia e pubblicato giusto oggi, lo riporto qui fresco di stampa
Era qualche anno che si aspettava questo momento, fin dallo studio svolto sui primi reperti e pubblicato più di un decennio fa, e finalmente Ardipithecus ramidus fa in questi giorni la sua entrata in scena in grande stile con uno speciale totalmente dedicato su Science (liberamente accessibile, dopo una semplice registrazione gratuita, a questo indirizzo); cosa c’è di tanto interessante, e importante, in questo ominide vissuto circa 4 milioni di anni fa? Fno ad oggi, al di là del valore che ogni fossile di ominide così arcaico ha di per sé, potevamo solo intuirlo. I nuovi reperti recuperati dal gruppo di ricerca diretto da Tim White, però, hanno contribuito a ricostruire questo nostro possibile antenato (non è scontato difatti che si trovi direttamente sulla nostra linea di ascendenza, anche se è probabile) meglio di quanto non fosse mai stato fatto con un reperto così antico, rendendo così possibili osservazioni cruciali sull’evoluzione dei nostri antenati pliocenici e sull’aspetto degli antenati comuni, vissuti un paio di milioni di anni prima di Ardi (questo il nomignolo del fossile-tipo di Ardipithecus ramidus), tra noi e gli scimpanzé.

Ardi è, per usare le parole di Tim White, uno “strano collage”, e in generale assomiglia agli ominidi successivi molto più di quanto ci si aspettasse; cosa significa tutto questo? Vediamo prima in dettaglio di cosa stiamo parlando. La parte superiore del corpo di questa specie ci racconta di una vita passata sugli alberi: braccia lunghe e grandi mani dalle dita curve per muoversi tra le fronde aggrappandosi ai rami con presa salda. Fin qui niente di strano, sono adattamenti che ritroveremo anche nelle cronologicamente successive australoopitecine e nelle antropomorfe odierne, ma se si scende fino al bacino e oltre cominciano le sorprese: a quanto pare Ardi passava del tempo al suolo camminando su due piedi, senza aiutarsi con gli arti superiori.

Le ossa delle pelvi, per prima cosa, sono molto diverse da quelle degli scimpanzé e dei gorilla: in queste scimmie antropomorfe, che a terra camminano sulle nocche delle mani, sono quasi piatte e formano un apertura più stretta, mentre in Ardipithecus ramidus hanno una forma maggiormente “tondeggiante” e assomigliano di più a quelle delle australopitecine e degli ominidi nostri antenati di là da venire. Questa forma delle pelvi è un evidente adattamento per la posizione eretta, in quanto dona un supporto maggiore alle viscere durante la camminata bipede. Se si osserva il femore inoltre le prove che si spostasse in questa maniera sul terreno aumentano, perché questo formava con tibia e perone un angolo invece di disporsi in linea retta: un altro indizio che ci permette di affermare con sicurezza almeno una cosa: Ardi non camminava sulle nocche. Non bisogna però pensare a lui come a uno scimmione che se ne andava tranquillamente a passeggio per la savana, perché è molto probabile che camminasse solo ogni tanto su due piedi e passasse invece la buona parte della sua vita sugli alberi. Se si osserva il piede, in particolare, si nota che questo presenta un alluce estremamente divergente molto simile a quello delle antropomorfe, che inoltre è piatto invece che arcuato come il nostro ma, a differenza di gorilla e scimpanzé, possiede quel piccolo osso che nelle scimmie non antropomorfe (e negli esseri umani) permette di mantenere il piede rigido. Ardi poteva quindi compiere solo brevi tragitti con un incedere che a noi sembrerebbe goffo (probabilmente ondeggerebbe un po’, come le anatre), e tuttavia la sua locomozione era molto diversa da quella delle scimmie antropomorfe oggi viventi, tanto che i recenti studi che hanno proposto una locomozione diversa da quella di scimpanzé e gorilla per i nostri antenati comuni con loro (Pikaia ne ha parlato qui) ricevono ulteriore credito da questo ominide pliocenico.

Lo speciale di Science affronta anche gli aspetti riguardanti all’ambiente abitato da questa specie, che secondo l’ipotesi del gruppo di studiosi scendeva così spesso al suolo perché aveva una dieta molto più generalizzata degli scimpanzé odierni e quindi necessitava di sfruttare nuove fonti di cibo; tuttavia gli aspetti più interessanti (che occupano gli ultimi due articoli) sono sicuramente quelli riguardanti le implicazioni che Ardi ha per quanto riguarda l’aspetto del nostro antenato comune degli scimpanzé e il suo posto nella nostra filogenesi.

A quanto pare scimpanzé e gorilla si sono specializzati, lungo il corso dei milioni di anni, molto più di quanto (forse ingenuamente) non si fosse portati a credere. Generazioni di scienziati hanno considerato le antropomorfe africane come delle buone approssimazioni del nostro antenato comune con loro, ma questo e altri studi (come le già ricordate ricerche che mettono in dubbio l’origine comune della camminata sulle nocche per scimpanzé e gorilla) ci aiutano finalmente a perdere quella che forse è l’inconscia arroganza di voler essere “più evoluti” dei nostri “cugini” africani. A quanto pare entrambi siamo cambiati molto nel differenziarci dal nostro antenato comune: non siamo quella scimmia speciale che ha deciso di “elevarsi” lasciando indietro le altre, come spesso può capitare di pensare ai più ingenui.

Per quanto riguarda il posto di Ardi nella filogenesi degli ominidi, invece, la situazione si fa più difficile da districare. La proposta di Tim White, coerente con le sue teorie espresse già negli anni passati, è che Ardipithecus ramidus sia una cronospecie, ovvero uno stadio particolare di una lunga e diretta linea di discendenza, di una stessa specie che sarebbe “cominciata” con Ardipithecus kadabba e proseguita attraverso Australopithecus anamensis fino ad Australopithecus afarensis, dopo il quale la linea si sarebbe divisa in due: da un lato le altre australopitecine, dall’altro gli uomini. Non eventi continui di speciazione, quindi, ma una lunga linea di discendenza che man mano ha preso forme diverse per adattarsi al mutare dell’ambiente. Assieme a questa, in ogni caso, gli autori dello studio presentano altre due ipotesi in contrasto con la precedente: potrebbe esserci stato un evento di speciazione tra l’ultimo Ardipithecus e il primo Australopithecus oppure Ardipithecus ramidus potrebbe essere il frutto di una divisione ancora più antica nel ramo degli ominidi. La sistemazione di un reperto così antico in una filogenesi porta sempre con sé notevoli difficoltà e si presta spesso più che altro a essere utilizzato per confermare le proprie ipotesi di partenza: per questi motivi non mancheranno certo discussioni e diatribe, ma queste sono spesso il vero motore delle ricerche scientifiche.

Da qui si accede agli 11 articoli dello speciale di Science
Da qui si accede ad una galleria d’immagini
Da qui si accede ad alcune interviste a Tim White (1, 2, 3, 4)

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FESTA DELL’INCONTROSabato 10 e domenica 11 ottobre

Una manifestazione che nasce da un obiettivo di grande rilievo sociale, dentro le trasformazioni della contemporaneità e nella crescente dimensione multietnica che oggi è anche di Riva del Garda. É la «Festa dell’incontro», ideata e voluta dall’Amministrazione comunale e fissata per sabato 10 e domenica 11 ottobre: tanti eventi all’insegna dell’incontro, della conoscenza reciproca […]

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Arriva Ardi

Sto preparando il pezzo per Pikaia, nel frattempo siccome forse avrete sentito che Ardipithecus ramidus (un ominide molto molto antico, molto più della famosa Lucy per dire) ha finalmente un buon numero di ritrovamenti fossili e uno speciale tutto tuo su Science (a proposito, potete averlo con una semplice registrazione gratuita!) qualche buon link per chi proprio non sa aspettare (e legge l’inglese).

Ecco a voi quindi:
Il prevedibilmente ottimo post di Laelaps
Zinjianthropus uno e due

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Immigrati dell’età della pietra

L’arrivo di Homo sapiens in Europa


Pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Cosa è successo tra 48.000 e 30.000 anni fa, ovvero nel periodo compreso tra la prima attestazione della presenza sapiens in Europa e il momento in cui solo questa specie di Homo abitò il continente? John Hoffecker ha recentemente fatto il punto della situazione in un bell’articolo scritto per PNAS, offrendo una buona occasione per riassumere brevemente le conoscenze a riguardo anche qui, rimandando comunque a questo lavoro per una trattazione particolarmente esaustiva. L’uomo anatomicamente moderno si è evoluto in Africa e ne è poi uscito per diffondersi in tutto il mondo un poco alla volta, ma quando e come è arrivato in Europa? inoltre, qui ha incontrato un altra specie umana, i Neandertal, com’è stato il loro incontro? sono domande alle quali è complicato rispondere, il che le rende particolarmente interessanti. Ci sono alcuni motivi in particolare che rendono difficoltose queste ricerche, innanzitutto la natura dei ritrovamenti che finora hanno restituito scarsissimi reperti umani e che perlopiù consistono in strumenti litici non sempre facilmente attribuibili.

Le prime evidenze di presenza dell’uomo anatomicamente moderno in Europa risalgono a 48.000 anni fa e sono localizzate nell’area centro-sud-orientale del continente, tra la Polonia e la Bulgaria. La loro attribuzione è basata unicamente sul ritrovamento di artefatti, assegnati alla cultura Bohuniaziana (dal sito di Brno-Bohunice in Moravia), molto simili a quelli ritrovati nel Vicino Oriente (Israele, Libano e Turchia) e appartenti all’industria litica chiamata Emiranom incontrovertibilmente associata con l’uomo anatomicamente moderno, tuttavia è ormai accettata da buona parte degli archeologi. Similmente anche ritrovamenti più recenti, databili a circa 45.000 anni fa, in Europa centro-meridionale di strumenti litici detti Proto-Aurignaziani sono attribuiti all’uomo anatomicamente moderno solo sulla base della somiglianza con un cultura, l’Ahmariano, del Vicino Oriente e incontrovertibilmente sapiens. Questi due gruppi di testimonianze rappresentano molto probabilmente le due ondate migratorie con le quali Homo sapiens è arrivato inizialmente in Europa dal Vicino Oriente e attraversando i Balcani, segnando l’inizio di una nuova era per questo continente. Altre vie d’ingresso, come la penisola Iberica e il Caucaso, sembrano meno probabili poiché in queste aree l’uomo di Neandertal è presente fino a un’epoca molto tarda.

I siti di cui si è detto fin qui, così come quelli dell’Europa centrale dove si ritrovano le stesse culture litiche, mostrano inoltre un ulteriore aspetto dell’immigrazione sapiens in Europa: innovazioni negli strumenti litici e nell’organizzazione dei siti, che in seguito si succederanno a una velocità vertiginosa permettendo il perfetto adattamento dell’ambiente alle esigenze della nostra specie. Se infatti in un primo momento questa venne favorita dal clima divenuto temporaneamente più mite, uno dei motivi per cui l’Homo sapiens riuscì ad affermarsi in una nicchia ecologica per la quale i Neandertal erano decisamente più adattati fu un costante progresso tecnologico, che adattava sempre meglio l’ambiente alle esigenze della specie.

La questione del rapporto tra Homo sapiens e Homo neanderthaliensis è infine complicata da due ordini di testimonianze che apparentemente si contraddicono a vicenda: da un lato l’analisi del genoma dell’uomo contemporaneo, dei CroMagnon e dei Neandertal indica come questi ultimi non abbiano lasciato tracce nel nostro DNA (sia nucleare che mitocondriale), dall’altro lato alcuni reperti ambigui e apparentemente ibridi (se n’è parlato anche qui su Pikaia) sembrano raccontare una storia diversa, e alcuni ritrovamenti di strumenti costruiti da un taxon con le ossa dell’altro complicano il quadro. Comprendere la maniera in cui l’uomo anatomicamente moderno si è affermato in Europasarà difficile finché non verrà risolta la questione del rapporto coi Neandertal, tuttavia questa è probabilmente la sfida più interessante per chi si occupa dell’Europa preistorica.

Riferimenti

John F. Hoffecker, “The spread of modern humans in Europe“, PNAS

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Blogfest 2009 : programma della giornata

Programma Blogfest 2009 , Sabato3 Ottobre :

ore 8,00-9,00
ore 9,30-10,30
Parco della Rocca YogaCamp (location sponsored by Style.it) Style.it
“Yoga 4 geeks” la lezione di yoga per tutti e, soprattutto, per chi usa molto il computer.
ore 9,30-20
Vecchia Stazione Accoglienza
Distribuzione dei badge e dei “like”.
ore 9,30-10,30
La Rocca Workshop Futur3 e Progetto Luna Futur3 – Progetto Luna
I servizi georeferenziati: il progetto Luna, Futur3 e gli scenari di hyperlocalmarketing. Distribuzione di iPod Touch in prestito per la durata della festa e lancio del test ufficiale dell’applicazione iLuna per iPhone/iPod Touch e “LunaDesk” per Windows, Linux e MacOSX.
Interverranno: Massimiliano Mazzarella (AD Futur3 srl www.futur3.it), Luca Mascaro (AD Sketchin www.sketchin.ch), David Tacconi (Resp. Team Software Futur3 srl www.futur3.it)
[….]
ore 10-13
ore 15-19
PalaMeeting Kindergarten… di Fiaba
Con la supervisione di animatori: giochi e racconti per bambini ispirati alle fiabe, mentre i genitori si godono la festa.
ore 10-20
P.zza delle Erbe Torneo Wii Sport Resort Nintendo DS
Due consolle Nintendo Wii per sfidarsi tra bloggers e un animatore che presenterà e metterà tutti alla prova con i nuovi Layton 2 e Brain Training per Nintendo DS.
ore 11-13
MART, Rovereto Jpeggy un progetto di Telecom Italia e AMACI
Open Talk su Jpeggy con i suoi curatori, i fotografi della settimana, e la partecipazione di Gabriele Basilico. Per l’occasione della Giornata del Contemporaneo di AMACI ingresso gratuito alla collezione permanente del Mart, a mostre correnti e altre iniziative.
ore 10-20
Galleria San Giuseppe
Photocamp (location sponsored by Windows Live) Windows Live
Il BarCamp della BlogFest dedicato al mondo della fotografia e dell’immagine.
ore 10-20
P.zza Battisti WordPressFest (location sponsored by InGarda) InGarda
Le WordPressFest sono momenti di festa nei quali utenti esperti sono a vostra disposizione per brevi speech, per installare il vostro blog o per aiutarvi a migliorarlo
ore 10-14
Fraglia Vela Riva ErotiCamp (Soft)
“Gli uomini vengono da Facebook, le donne da Twitter”, ovvero: le relazioni al tempo della rete.
ore 15-20
Fraglia Vela Riva ErotiCamp (Hard)
“Non pensare a cosa l’eros può fare per te, pensa a cosa tu puoi fare per l’eros”
ore 15-19
P.zza Tre Novembre Dissapore Camp (location sponsored by Donnamoderna.com) DonnaModerna
DissaporeCamp, la ricetta per il tuo foodblog. Quattro incontri per migliorare la tua abilità di foodblogger: Camilla Baresani – La scrittura (ore 15), Stefano Bonilli – La critica gastronomica (ore 16), Sigrid Verbert (Cavoletto di Bruxelles) – La fotografia (ore 17), Davide Oldani – La cucina (ore 18).
ore 17-18:30
La Rocca Twitterence: una conferenza “anti-noia” con interventi contenuti entro il limite di 140 parole. Tema:
Social World: un nuovo mondo costruito dal basso”
ovvero: come i social network ci hanno cambiati, se ci hanno cambiati
Ospiti: Paolo Ainio (fondatore di Virgilio, Banzai), Alessandro Gilioli (l’Espresso), Massimo Mantellini (blogger), Salvo Mizzi (responsabile di Internet Media and Digital Communication Telecom Italia), Alberto Puliafito (regista, IK Produzioni), Stefano Rocco (Direttore di Wired.it), altri ospiti in via di definizione. Modera Matteo Bordone.
ore 17-18
Parco della Rocca YogaCamp (location sponsored by Style.it) Style.it
“Yoga 4 geeks” la lezione di yoga per tutti e, soprattutto, per chi usa molto il computer.
ore 21-23
La Rocca Macchianera Blog AwardPremiazione MBA 2009
La cerimonia di premiazione della quarta edizione dei “Macchianera Blog Awards“.
ore 24-02
Giardini di Porta Orientale DJ Set
Musica all’aperto con Fabio De Luca
Tutta la giornata
PalaMeeting presso il punto di ritrovo ufficiale al PalaMeeting, fino a notte tarda: cazzeggio libero e gratuito; stand RadioNation; stand SambaRadio; stand Futur3 – Progetto Luna; postazione interviste doppie; redazione Liquida; photoset Organirama; Kindergarten; il “Proxy Bar” e tre diversi punti di ristoro per tutti i gusti e tutte le tasche: il “Paninno_r”, “il Gambero Troll”, il “Beppe Grill”.

Fonte: Blogfest 2009

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