L’immagine della «capitale» del lago è appannata dal proliferare di scritte tracciate un po’ ovunque
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Desenzano del Garda è un comune italiano di 29 108 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. È il comune più popoloso del lago di Garda e il secondo della provincia di Brescia. È situato a circa 25 chilometri a est del capoluogo.
L’immagine della «capitale» del lago è appannata dal proliferare di scritte tracciate un po’ ovunque
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Facebook e Spotify fanno una bella coppia. Ciascuna parte gode di benefici nello stare con l’altra, così come è stato con la precedente accoppiata Facebook-Zynga. Zynga adesso è in difficoltà: nonostante FarmVille 2 abbia avuto un successo maggiore del previsto, Zynga soffre di alcuni problemi sistemici, ovvero lo scarso adattamento agli schermi piccoli dei device mobili e la disaffezione degli utenti nei confronti dei giochi senza pollice verde. Attualmente sopravvive grazie appunto all’agricoltura digitale e al poker virtuale. In fondo è una piattaforma che ancora può vantare un notevole numero di utenti attivi (230 milioni).
Ma non era di Zynga che volevo parlare. Torniamo a Spotify.
Spotify ha importato la musica nei social media (in FB) come neanche Myspace era riuscito prima. Adesso comunque anche il vecchio social network si sta attrezzando. Proprio mentre sto scrivendo sto ascoltando gli Eiffel65 dal player online di Myspace che ha tutta una grafica nuova molto più al passo coi tempi. Anzi, molto avanti, e fa bene, perché attualmente ha un vantaggio di appena un milione di utenti rispetto ai 24 milioni di Spotify (di cui il 25% paganti) e quindi sarebbe ora che si dia una mossa per soddisfare i fedelissimi che ancora popolano la sua piattaforma. Magari potrebbe anche iniziare a sviluppare una bella app per smartphone e offrire musica offline… Mi chiedo cosa aspettino.
Di fronte all’accoppiata comunque di FB e Spotify, Myspace a parte darsi una regolata alla svelta, deve decidere se sta dalla parte delle nicchie dei piccoli artisti o confrontarsi sul mainstream di Spotify e decidere come vuole fare soldi (ci sono molte opzioni al di fuori della pubblicità). Lo spazio c’è, ma (da amante di Spotify) temo che sarà difficile fare finta di niente, Facebook e Spotify fanno proprio una bella coppia.
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Sullo spunto di questo articolo su Wired.it relativo a dei laboratori di robotica per bambini dai 5 ai 14 anni a Brescia mi viene in mente che ci sono un sacco di opportunità imprenditoriali là fuori per quanto riguarda i corsi pomeridiani per bambini. Siamo, infatti, abituati a considerare che un bambino al di fuori della scuola abbia principalmente due opzioni – sport o arte – per sviluppare delle competenze complementari a quello che impara a scuola.
Mi pare che ci sia una sorta di limitazione culturale nel ritenere opportuno che la mattina i bambini abbiano da imparare quello che sarà loro utile nel loro futuro professionale, mentre nel pomeriggio ci si debba concentrare sugli hobby che non hanno sbocchi professionali (nel 99,9% dei casi) come sport e arte. Al massimo le lingue. Non è comune sentire che un bambino venga mandato a un corso di programmazione, robotica, design, animazione, falegnameria o chissà cos’altro.
Non credo che per i bambini sia tanto diverso andare a un corso per imparare a suonare uno strumento piuttosto che per imparare a creare un sito web. Per esperienza personale diretta o indiretta, credo che quello che motivi un bambino a perseguire un hobby (se escludiamo la coercizione dei genitori) non sia tanto il contenuto del corso, quanto le modalità di insegnamento e l’identità dell’insegnante. Una volta capito il trucco di come far piacere un’attività a un bambino, non c’è limite a quello che gli si potrebbe insegnare.
Secondo me il mercato c’è. Ci sono alcuni fattori da tenere in considerazione come le offerte sostitutive come appunto sport, strumenti musicali, danza e teatro, lingue, ripetizioni, e catechismo, giusto per citarne alcuni, così come il fatto che i bambini, soprattutto in certe fasi tendano a voler fare quello che fanno gli altri. Ciononostante, non vedo maggiori rischi nell’imparare a maneggiare chiodi e martello per un bambino che a fare arti marziali, così come l’upfront investment per un laboratorio non può poi essere tanto più alto di un palazzetto dello sport.
Se poi consideriamo il grado di preparazione che offrono le scuole per quanto riguarda gli sbocchi professionali…
L’immagine l’ho presa dall’articolo di Wired.it.
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Il sindaco annuncia l’intenzione di chiudere il tratto centrale da metà giugno a metà settembre.
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Buongiorno a tutti,domenica 5 maggio 2013 faremo una gita in Val di Ledro passando dalla Val sabbia
Ritrovo ore 9:30 al bar blu vida a Manerba del Garda ( crociale a destra )
Pranzo al sacco e serbatoi pieni
Vi aspettiamo numerosi
P.s martedì 7 maggio ci incontreremo per organizzare la VESPALCOLICA presso birreria Manerba BREWERY dalle ore 21:15
É gradita la vostra presenza
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Io sono bicicletta, qual’è quindi il motivo per cui ho deciso di fare il mezzo giro del lago di Garda in bicicletta? Ma ovvio, per il piacere di un buon coregone ai ferri con polenta abbrustolita e un bicchiere di chiaretto fresco, gustati in riva al lago con il sole in fronte! Ho percorso in […]![]()
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L’IMU è una tassa giusta a livello ideologico, IMHO. Va corretta, attualizzata, adattata, ma di base è una tassa che deve rimanere. Il concetto ideologico su cui si basa il mio ragionamento è relativo al diritto di proprietà del suolo.
Se guardiamo l’Italia dall’alto, lo Stilvale è nostro. Ciascuno di noi è italiano e a ciascuno di noi quel territorio appartiene. Nessuno si sognerebbe di dire che le Dolomiti gli appartengono, così come nessuno si sognerebbe di dire che gli appartiene il Lago di Garda, l’Etna, o l’Isola d’Elba. Se però ci pensiamo bene, ad eccezione dei terreni demaniali, non c’è spazio che non sia di proprietà privata. Ogni metro quadrato mostrato dalle immagini del satellite è di proprietà di qualche singolo individuo. E dunque a cosa ci riferiamo quando parliamo del “mio Paese”. Non c’è nulla di tuo se non un’irrilevante porzione di quel territorio. Com’è che una persona qualsiasi, addirittura senza neanche l’esclusiva della cittadinanza italiana, possa rivendicare la completa e assoluta negazione di alcun beneficio ad altri nei confronti di una porzione di territorio nazionale? Concettualmente, cosa rende diversa l’estensione territoriale su una collina rispetto a quella di un lago? Eppure l’una è privatizzata, l’altro no.
La logica che ci sta dietro è limpida e lineare e nessuno se la sente di discuterla: se non è di valore strategico per la Nazione, non c’è motivo di limitare il diritto costituzionale dell’individuo alla proprietà privata, base e motore di crescita economica e ricchezza diffusa. Il principio però reggerebbe anche se noi anziché chiamarla proprietà privata (attenzione, mi riferisco solo agli immobili terrieri) la chiamassimo diritto all’usufrutto del terreno. A differenza del diritto di usufrutto che abbiamo oggi, basterebbe consentire al detentore di poterne cambiare l’indirizzo d’uso (nei limiti che comunque vengono posti comunque anche alla proprietà privata di oggi) così come dargli la libertà di cederlo a terzi secondo le sue condizioni. In pratica, uguale al diritto di proprietà, ma in teoria connotato dal principio che il territorio nazionale è di tutti. La Terra è di tutti e la sua tutela è prioritariamente orientata secondo il bene comune. Se lo osserviamo a livello satellitare tutti d’accordo, se lo osserviamo al piano terra un po’ meno. In un ottica del genere, di fatto comunista, sarebbe legittimo chiedere una sorta di tassa d’affitto per il terreno. Un’IMU.
Non serve sottolineare la puzza che accompagna il termine comunismo. Io per primo storco il naso. E da liberista che mi reputo, nulla dovrebbe interferire con il libero scambio dei beni, ma a livello di principio nulla ci impedisce di rivedere in ottica comunitaria il senso della proprietà privata di beni immobili, e accettare che una parte dei frutti di questo terreno che possediamo vada reinvestito a livello nazionale come indennizzo verso i concittadini per il fatto che su alcuni prati, pur appartenendo a tutti a livello satellitare, non ci si possa andare, e che di alcuni campi non se ne possano beneficiare gratuitamente dei frutti.
Sull’ammontare di questa tassa di usufrutto poi ovviamente c’è da discutere. In termini di principio anche un importo simbolico potrebbe funzionare, purché si riconosca che la Terra è una e così pure il territorio nazionale di ogni singolo paese è finito e di tutti i cittadini.
Che poi Berlusconi la pensi diversamente da come la pensi io non mi sorprende, ma pensavo che come concetto era bello condividerlo e sentire il parere di altri.
Immagine tratta dal commons di Wikimedia.
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L’IMU è una tassa giusta a livello ideologico, IMHO. Va corretta, attualizzata, adattata, ma di base è una tassa che deve rimanere. Il concetto ideologico su cui si basa il mio ragionamento è relativo al diritto di proprietà del suolo.
Se guardiamo l’Italia dall’alto, lo Stilvale è nostro. Ciascuno di noi è italiano e a ciascuno di noi quel territorio appartiene. Nessuno si sognerebbe di dire che le Dolomiti gli appartengono, così come nessuno si sognerebbe di dire che gli appartiene il Lago di Garda, l’Etna, o l’Isola d’Elba. Se però ci pensiamo bene, ad eccezione dei terreni demaniali, non c’è spazio che non sia di proprietà privata. Ogni metro quadrato mostrato dalle immagini del satellite è di proprietà di qualche singolo individuo. E dunque a cosa ci riferiamo quando parliamo del “mio Paese”. Non c’è nulla di tuo se non un’irrilevante porzione di quel territorio. Com’è che una persona qualsiasi, addirittura senza neanche l’esclusiva della cittadinanza italiana, possa rivendicare la completa e assoluta negazione di alcun beneficio ad altri nei confronti di una porzione di territorio nazionale? Concettualmente, cosa rende diversa l’estensione territoriale su una collina rispetto a quella di un lago? Eppure l’una è privatizzata, l’altro no.
La logica che ci sta dietro è limpida e lineare e nessuno se la sente di discuterla: se non è di valore strategico per la Nazione, non c’è motivo di limitare il diritto costituzionale dell’individuo alla proprietà privata, base e motore di crescita economica e ricchezza diffusa. Il principio però reggerebbe anche se noi anziché chiamarla proprietà privata (attenzione, mi riferisco solo agli immobili terrieri) la chiamassimo diritto all’usufrutto del terreno. A differenza del diritto di usufrutto che abbiamo oggi, basterebbe consentire al detentore di poterne cambiare l’indirizzo d’uso (nei limiti che comunque vengono posti comunque anche alla proprietà privata di oggi) così come dargli la libertà di cederlo a terzi secondo le sue condizioni. In pratica, uguale al diritto di proprietà, ma in teoria connotato dal principio che il territorio nazionale è di tutti. La Terra è di tutti e la sua tutela è prioritariamente orientata secondo il bene comune. Se lo osserviamo a livello satellitare tutti d’accordo, se lo osserviamo al piano terra un po’ meno. In un ottica del genere, di fatto comunista, sarebbe legittimo chiedere una sorta di tassa d’affitto per il terreno. Un’IMU.
Non serve sottolineare la puzza che accompagna il termine comunismo. Io per primo storco il naso. E da liberista che mi reputo, nulla dovrebbe interferire con il libero scambio dei beni, ma a livello di principio nulla ci impedisce di rivedere in ottica comunitaria il senso della proprietà privata di beni immobili, e accettare che una parte dei frutti di questo terreno che possediamo vada reinvestito a livello nazionale come indennizzo verso i concittadini per il fatto che su alcuni prati, pur appartenendo a tutti a livello satellitare, non ci si possa andare, e che di alcuni campi non se ne possano beneficiare gratuitamente dei frutti.
Sull’ammontare di questa tassa di usufrutto poi ovviamente c’è da discutere. In termini di principio anche un importo simbolico potrebbe funzionare, purché si riconosca che la Terra è una e così pure il territorio nazionale di ogni singolo paese è finito e di tutti i cittadini.
Che poi Berlusconi la pensi diversamente da come la pensi io non mi sorprende, ma pensavo che come concetto era bello condividerlo e sentire il parere di altri.
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Domenica a Desenzano si è tenuto il raduno internazionale delle Alfa Romeo “Alfa chiama base”.
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E’ iniziata anche quest’anno la nostra fantastica “avventura nordica” a SERIDO.www.serido.it I nostri Istruttori saranno presenti, per grandi e piccini, tutti i giorni di apertura dalle 9:30 alle 19:00.Vi aspettiamo.
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Quello delle pubbliche amministrazioni strozzate dalla crisi, dal calo dei flussi di denaro provenienti da Roma e ingessati dal patto di stabilità è diventato un vero e proprio tormentone. Poi, però, ti trovi il comune di Lonato del Garda che realizzando una pista ciclabile (ottimo) dedica risorse (certamente non poche) al rivestimento in pietra (bello […]
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Più ci penso e più ritengo che i rimborsi elettorali non sono poi un male da eradicare in maniera completa. Sono un incentivo che permette anche ai piccoli partiti di promuovere idee nuove che non vengono contemplate dai leader. Attualmente, per quello che ne so, i nuovi partiti non beneficiano dei rimborsi. Questo ovviamente rafforza chi già è sulla scena e impedisce il ricambio di idee e di persone, perché i nuovi schieramenti, per beneficiare del minimo di visibilità mediatica devono pagare tutto di tasca loro e se nessuno li conosce (essendo nuovi) faranno un’enorme fatica a raccogliere fondi.
La soluzione migliore, secondo me, sarebbe che ogni partito riceva un rimborso pari al 50% delle sue spese e che non superi i due milioni di Euro complessivamente. Significa che se spende complessivamente 2 milioni, ne riceverà 1 indietro, se invece ne spende 5, gliene verranno rimborsati solo 2 (e non 2,5). Il resto che non viene coperto dal rimborso dovrà essere finanziato attraverso donazioni o altre fonti.
Ci sono tre trucchi che mi vengono in mente che applicherei se fossi un criminale (perché è così che bisogna ragionare quando si parla di soldi pubblici):
Nei primi due casi ci sono delle ricadute di immagine. Se gli elettori venissero a sapere che le loro donazioni vengono usate per scopi non in linea con le loro aspettative, sarà difficile che alle prossime elezioni sostengano lo stesso partito. I rimborsi elettorali “rubati” adesso all’erario non hanno lo stesso impatto emotivo delle donazioni sprecate prese dagli elettori.
Nel terzo caso, non credo basterebbe vietare il doppio senso di marcia dei soldi, perché per superare l’ostacolo basterebbe triangolare tramite un fornitore del donatore. Togliere la detraibilità fiscale delle donazioni non mi pare neanche un’opzione. Consigli?
(Ovviamente la porzione del rimborso può essere diversa dal 50%. Uso il numero solo a titolo esemplificativo.)
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So che è un desiderio di impossibile applicazione, ma spesso mi auguro che tutti i partiti attualmente in Parlamento smettano di esserci. Non nel senso grillino che poi tutto vada in mano a quei quattro o cinque elettori che non hanno abbastanza da fare da stare a votare ogni bazzecola su un qualche portale online. I partiti trovo che restino fondamentali per un sano dialogo politico.
Quello che ci vorrebbe sono campagne elettorali come si deve: un confronto tra le personalità e i programmi che costituiscono ogni partito.
Così poi nessuno potrà nascondersi dietro a motivi del tipo perché lo facevano i loro genitori, o perché il partito invitava quel gruppettino musicale tanto carino alle feste in piazza, o perché ripubblica i manifestini di attività proposte da qualche associazione culturale non schierata su FB, o perché ormai io-sono-un-elettore-di-XY-caschi-il-mondo, o perché odio i comunisti. Tutti questi elettori cui pare sia stato asportato il cervello si troveranno dover a confrontare i veri programmi, le vere competenze di chi guida i partiti perché non ci sono più i vecchi simboli e i vecchi nomi.
Se togliessimo dal vocabolario politico i termini destra/centro/sinistra, probabilmente metà degli elettori dovrebbe rivedere le sue idee perché questa (falsa) semplificazione li ha prosciugati di ogni capacità critica.
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E’ iniziato a piovere venerdì, forse segno di una tempesta che casualmente si stava abbattendo anche sul nostro partito. Oggi ero in università tenendo monitorati i risultati in Friuli Venezia Giulia e ad un tratto è uscito il sole e sullo schermo del mio computer, su Twitter è apparso il post “Debora Serracchiani eletta presidente della Regione FVG”
ANCHE DOPO UNA TEMPESTA ESCE SEMPRE IL SOLE!
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