Belli e brutti

Il terremoto non scuote solo la terra, scuote gli uomini ed emergono, leggendo i post di questi giorni, due aspetti in antitesi.

Siemo belli dentro: ci preoccupiamo per gli altri, stiamo in contatto con i nostri amici e grazie alla rete e ai nuovi media sociali simo come pulcini che si abbracciano gli uni agli altri per arginare la paura e il dolore.

Non è solo un bicchiere mezzo pieno, è mezzo pieno di birra che con la schiuma riempie anche la parte che manca: la rete ci tiene vicini, allarga la nostra capacità di tenerci in "empatia" con le persone a cui teniamo.

Nelle ore più drammatiche leggevo i post degli amici, li seguivo su twitter, mi rincuorava saperli fuori pericolo, mi confortava sapere che provavano le stesse mie emozioni.Siamo animali sociali che grazie alla rete possono coltivare al meglio la nostra capacità di voler bene, il nostro desiderio di prenderci a cuore gli altri.

Nel contempo è aumentata la dimostrazione di un lato brutto: sono cresciute le banalità contro i politici, il qualunquismo, la divulgazione continua di notizie false o volutamente distorte. In fondo sta diventando una mania "fate girare", a me fa solo girare le scatole perchè la prima risposta è "decido io se far girare o meno un messaggio" e se qualcuno me lo chiede è già un buon motivo per non farlo.

Certo è facile fare i buoni con un click e parafrasando un post molto amplificato, "spalare, non sfilare" mi viene da dire "spalare non cliccare": se vuoi aiutare, prendi una pala e vai alla protezione civile e chiedi dove serve fisicamente un aiuto.

Detesto il qualunquismo e l'"altrismo" (c'è sempre un "la questione vera è un'atra") che si cela dietro il "non facciamo la festa della repubblica ….": ogni giorno ci sarebbe un buon motivo per non festeggiare, basti pensare ai tanti lavoratori che ogni giorno perdono la vita, alle donne violentate, ai giovani che non trovano lavoro o a quelli che lo perdono.

Perchè anche quella del 2 giugno è una facile occasione per fare bella figura con poco: parlo di qualcosa di cui so nulla, è di forte appeal, e con un'immagine jpg e un click faccio un figurone. Se poi danneggio quelli che ci lavorano, le aziende di catering, gli installatori, se non so effettivamente cosa risparmio annullandola ora, se non ho idea di cosa comporti non conta, conta l'effetto mediatico.

Mi era venuta voglia di lanciare campagne ben più incisive perchè avrebbero implicato un sacrificio diretto e personale: chi fa "mi piace" su questi banner automaticamente versa 5 euro ai terremotati e chi li condivide ne versa 20 e chi li manda a tutti gli amici ne versa 50: se sei davvero convinto non sarà un problema tirare fuori poche decine di euro.

Non parliamo poi dei finti raffronti per dimostrare che abbiamo una classe politica esosa, i post sulle tasse, quelli contro le banche e a favore dei cani: avvero lo specchio di quanto siamo brutti, ignoranti, gretti e disinformati. Fino a ieri a osannare un presdelcons, greve e immorale, scialacquatore e incapace di pensare al bene altrui e ora eccoci tutti a fare i moralisti, i legalisti (con le tasse altrui) a fare i conti nelle tasche degli altri.

Anche questo non costa: basta un click, e strappo l'applauso come un rutto durante la lezione di greco.

La rete amplifica il nostro peggio, e gli altri media si adeguano, a partire dai giornali.

Quanto ci vorrà a ritrovare il senno? A ritrovare la strada della convivenza, del rispetto, dell'etica, della  correttezza dei fatti e dei riscontri, del rispetto del sapere come virtù.

Nessuno dei due aspetti avrà il sopravvento, resteremo sempre un pochino "belli" e un pochino "brutti" perchè siamo fatti così e i nostri difetti servono a dare un senso ai nostri pregi. Certo è che quando i difetti si gonfiano e si amplificano come sta accadendo soprattutto su Facebook, viene voglia di staccare la spina e non vedere, non non sentire, non parlare.

Invece bisogna guardare, bisogna ascoltare e soprattutto non bisogna tacere.

Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2012/06/belli-e-brutti.html

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