Ascoltando il XX secolo

Ho finito stamattina il ponderoso libro di Alex Ross sulla musica del ‘900 e l’ho trovato davvero pieno di spunti di riflessione: il primo è che dovrò aggiornare la mia discografia e provare a rileggere i vari capitoli ascoltando la musica di cui Ross parla. Già lo spezzone di Bernstein che parla del Tristano di Wagner mi ha aperto un mondo.

Negli ultimi giorni poi non ho mai smesso di ascoltare il disco che Carlo Boccadoro mi ha regalato con le sue composizioni eseguite da vari esecutori contemporanei e anche questo mi ha aperto le orecchie come raccomanda il mio mitico cugino Mimmo nel suo commento al post su Bernstein.

Il risultato netto è che stamattina ho una gran voglia di suonare o di ascoltare musica ma mi sforzo di appuntarmi le domande e le riflessioni più forti prima che mi scappino, poi chiederò aiuto a Carlo magari in cambio provo a dargli qualche suggerimento sulla rete o le tecnologie web.

Una frase di Bernstein mi ha colpito e ci ricamo un pò su: La musica del ‘900 è la nostra musica, magari non ci piace ma è la nostra musica, che racconta la nostra storia, deve raccontare due guerre, milioni di morti, sofferenze inaudite e la voglia comunque di un futuro.

Una frase di John Cage su cui rielaboro: la musica del ‘900 non è un fiume ma un delta con mille rivoli. In effetti trovo che ci siano differenze enormi tra i vari musicisti che ho iniziato ad ascoltare e c’è il rischio di perdersi in tanta abbondanza sonora.

La gente rifiuta a priori la musica contemporanea e poi ne beve quantità industriali nelle colonne sonore dei film (2001 odissea nello spazio parte con Strauss ed è poi accompagnato da Ligeti)

I Beatles ascoltarono gli esperimenti con i nastri prima di applicarne le idee in Revolver e misero la foto di Stravinski in Sergent Pepper

La musica è così intrisa di storia che è un modo eccellente di racontare e capire cos’è accaduto (vedi lo straordinario racconto di Moni Ovadia sulla Rivolluzione Russa permeato di canti).

Abbiamo accettato la letteratura del ‘900, il cinema, di cui abbiamo accolto le esagerazioni e le provocazioni, andiamo comunque alle mostre d’arte accettando la perplessità dei quadri di Fontana o di Pollock o di Rothko ma la musica… (escludendo arbitrariamente il jazz e il rock) ci pare del tutto incomprensibile. Sarà perchè ci dice la verità e la verità non ci piace? O al contrario perchè ci dice qualcosa che non stiamo affatto capendo? O perchè in fondo è ancora opera di esseri umani e non fa che riprodurre le nostre incertezze?

Ho la sensazione che comunque i musicisti del ‘900 fossero estremamente "avanti", nel tracciare percorsi che poi sono diventati diffusi e di moda molti decenni dopo e non è possibile dire che ci affascinano gli U2 o i Pink Floyd e non capire come siano intrinsecamente legati alla ricerca musicale della atonalità o del minimalismo.

E cosa succederà alla Cina e all’India e all’Africa? quando nuove culture musicali millenarie avranno modo di esprimersi come mai prima d’ora?

Milioni di iPod come milioni di telefonini cambieranno per forza il contesto sociale ma nessuno sa dire come o in quale direzione.

Dopo tre giorni che ascolto in sottofondo i brani di Carlo Boccadoro forse inizio a capire quale sia uno dei tanti messaggi, molto vicino a un koan zen: non c’è nienta da capire, non c’è nessuna metafora, c’è da ascoltare, abbandonare la voglia di controllare tutto, e di pretendere di spiegare il mondo mentre accade. In fondo è il succo della mia conferenza su Bach. Magari un giono la rifaccio identica con la musica contemporanea (appena l’avrò capita a sufficienza)

Ho appena scoperto che c’è un legame stretto tra i software di elaborazione musicale come AudioMulch (che è stato creato non a caso da un musicista e che si basa sulla sintesi granulare) e la ricerca musicale di pionieri del secolo scorso come Xenakis e delle riflessioni di Gabor sull’olografia che lo portarono al nobel (ah santa Wikipedia! dove saremmo senza la tua potenza nel saltabeccare da qui a là).

Il libro di Ross finisce con grandi messaggi di speranza e di positività, simili a quello di Zander quando a proposito della musica classica dice "Non avete ancora visto niente!".

La mia ricerca sta proprio vagando, è il temine più giusto forse, in questo terreno. Il web sconvolge, l’informatica sociale spaventa, televisione e media sono sottosopra e ci sono segnali sconfortanti di imbarbarimnento a fianco di un fiorire di relazioni mai visto prima.

Non so la risposta e nemmeno la domanda, l’ho già detto più volte e continuo a ripetermelo, seguendo il consiglio del mio amico Stefan (ah se mi manca!) che mi diceva "lascia fluttuare le idee, se non sono pronte, lasciale lì a girare. Quando sarà il momento quella giusta si forma".

Ascolto e guardo, studio e leggo, senza sapere cosa o perchè ma, come dico anche alla fine della mia lezione su Bach, male che vada avrò ascoltato della grande musica.

Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2009/11/ascoltando-il-xx-secolo.html

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