Verona, Arte e Cervello

InfinitaMente e Alchimie dell’Arte

Via Galileonet (1 e 2) segnalo due appuntamenti veronesi interessanti in particolare per chi si appassiona a Mente e Cervello, ma che potrebbero risvegliare l’interesse anche di molti profani.

InfinitaMente è un festival di Arti e Scienze giunto alla sua seconda edizione dedicato al Cervello e alla Coscienza, che si terrà dal 28 al 31 Gennaio e che prevede ben 35 conferenze, tra gli altri: Edoardo Boncinelli del San Raffaele di Milano, Paolo Legrenzi, Mario Allegri, Gianfranco Biondi ed Emanuele Severino. Tra i grandi nomi “ospiti” anche Paolo Conte (parla delle “follie dell’arte” e potrebbe uscirne anche qualcosa di buono, a me lui piace come artista e chissà).
Il programma sembra molto vario ma (a parte la prima giornata dedicata a (???) Leonardo da Vinci decisamente “brain geek“, ma ve lo lascio scoprire sul sito del festival.
sul sito del comune di Verona trovate qualche altra informazione utile, in particolare salta all’occhio la proiezione di tutti gli episodi della prima serie di “Ai confini della realtà” (“the Twilight Zone“) di Rod Serling come evento collaterale alle conferenze (e non è l’unico).
Alchimie dell’Arte apre oggi e dura fino al 31 Gennaio (quindi volendo potete mettere assieme le due cose se venite da fuori Verona come me) e mette in mostra oltre 400 opere di 43 artisti diversi accumunati da un particolare: tutti quanti erano sotto cura psichiatrica quando hanno dipinto i quadri (immagino che molti lo siano tuttora peraltro). Il compito di allestire questa insolita esposizione è stato affidato a Daniela Rosi dell’Osservatorio di Outsider Art dell’Accademia di Belle Arti di Verona, che ha letteralmente pescato questi quadri dalle “collezioni private” di neurologi e psichiatri, che spesso utilizzano delle forme d’arte come terapia. La curatrice ci tiene a precisare che il criterio di selezione delle opere è stato puramente artistico e che “Si tratta delle varie manifestazioni del talento artistico e non di altro. E’ difficile rinvenire l’elemento patologico nei quadri di questi artisti e anche dove c’è la reiterazione ossessiva di un elemento sembrerebbe più ovvio parlare di esercizio di stile piuttosto che di mania”; sia quel che sia, sono sicuramente opere molto diverse da quelle che si possono trovare in un atelier convenzionale.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/verona-arte-e-cervello.html

Verona, Arte e Cervello

InfinitaMente e Alchimie dell’Arte

Via Galileonet (1 e 2) segnalo due appuntamenti veronesi interessanti in particolare per chi si appassiona a Mente e Cervello, ma che potrebbero risvegliare l’interesse anche di molti profani.

InfinitaMente è un festival di Arti e Scienze giunto alla sua seconda edizione dedicato al Cervello e alla Coscienza, che si terrà dal 28 al 31 Gennaio e che prevede ben 35 conferenze, tra gli altri: Edoardo Boncinelli del San Raffaele di Milano, Paolo Legrenzi, Mario Allegri, Gianfranco Biondi ed Emanuele Severino. Tra i grandi nomi “ospiti” anche Paolo Conte (parla delle “follie dell’arte” e potrebbe uscirne anche qualcosa di buono, a me lui piace come artista e chissà).
Il programma sembra molto vario ma (a parte la prima giornata dedicata a (???) Leonardo da Vinci decisamente “brain geek“, ma ve lo lascio scoprire sul sito del festival.
sul sito del comune di Verona trovate qualche altra informazione utile, in particolare salta all’occhio la proiezione di tutti gli episodi della prima serie di “Ai confini della realtà” (“the Twilight Zone“) di Rod Serling come evento collaterale alle conferenze (e non è l’unico).
Alchimie dell’Arte apre oggi e dura fino al 31 Gennaio (quindi volendo potete mettere assieme le due cose se venite da fuori Verona come me) e mette in mostra oltre 400 opere di 43 artisti diversi accumunati da un particolare: tutti quanti erano sotto cura psichiatrica quando hanno dipinto i quadri (immagino che molti lo siano tuttora peraltro). Il compito di allestire questa insolita esposizione è stato affidato a Daniela Rosi dell’Osservatorio di Outsider Art dell’Accademia di Belle Arti di Verona, che ha letteralmente pescato questi quadri dalle “collezioni private” di neurologi e psichiatri, che spesso utilizzano delle forme d’arte come terapia. La curatrice ci tiene a precisare che il criterio di selezione delle opere è stato puramente artistico e che “Si tratta delle varie manifestazioni del talento artistico e non di altro. E’ difficile rinvenire l’elemento patologico nei quadri di questi artisti e anche dove c’è la reiterazione ossessiva di un elemento sembrerebbe più ovvio parlare di esercizio di stile piuttosto che di mania”; sia quel che sia, sono sicuramente opere molto diverse da quelle che si possono trovare in un atelier convenzionale.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/verona-arte-e-cervello.html

Verona, Arte e Cervello

InfinitaMente e Alchimie dell’ArteVia Galileonet (1 e 2) segnalo due appuntamenti veronesi interessanti in particolare per chi si appassiona a Mente e Cervello, ma che potrebbero risvegliare l’interesse anche di molti profani.InfinitaMente è un festiv…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/verona-arte-e-cervello.html

Lettera su Panorama

Sull’ultimo numero di Panorama ho visto questa lettera di un lettore, di cui riporto l’inizio:
E’ legittimo che un cittadino qualsiasi (non iscritto all’ordine dei giornalisti e quindi non tenuto a rispettare alcuna deontologia professionale) apra, nello spazio d’un mattino, un sito web o un blog, improvvisandosi un “operatore dell’informazione”? […]

Mia risposta:
Certo che è legittimo, mi sembra che sia stabilito nella Costituzione, che afferma libertà di parola.
Forse l’astio e il sospetto che resiste in una fetta consistente dell’opinione pubblica è dovuto a paura? Paura di cosa? Del fatto che per fare informazione non si debba essere filtrati da un direttore che riceve pressioni dall’alto?
Cosa c’è di male a riportre notizie, magari commentandole?
E l’ordine dei giornalisti a cosa serve? Non l’ho mai capito, anche perchè non mi sembra che gli iscritti ad esso rispettino sempre il loro lavoro. Basta vedere il numero di falsi scoop e notizie.
Tra l’altro un giornalista famoso per dare notizie inventante ora dirige il giornale fondato da Montanelli, mica male come carriera.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://filisetti.blogspot.com/2010/01/lettera-su-panorama.html

Ma chi è il genio?

Lunedì ero a Milano per lavoro e già arrivando in stazione centrale dagli enormi manifesti si capisce che si è in piena campagna elettorale in vista delle elezioni regionali.
In metro mi è caduto poi l’occhio sui manifesti per la campagna del candidato del Partito Democratico Filippo Penati e mi sono detto: fiii, vorrei proprio conoscere […]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://garda2o.wordpress.com/2010/01/16/ma-chi-e-il-genio/

Sempre meglio che morire giovani

Come e perché invecchiamo
pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Tra le tante caratteristiche tipicamente umane una in particolare è forse meno conosciuta ma non per questo meno importante, anzi, probabilmente è l’ultima a cui molti rinuncerebbero: comparata a quella degli altri primati la durata della nostra vita è molto più estesa. Se noi riusciamo a superare agevolmente i 70 anni e talvolta anche i 100, solo raramente gli scimpanzé e le altre antropomorfe riescono a sopravvivere oltre i 50 anni. Considerate le notevoli risorse investite nel corso degli ultimi anni nella ricerca sui processi dell’invecchiamento era facile aspettarsi qualche indizio su come questo prolungamento della vita media sia potuto accadere ai nostri antenati, e proprio in questa direzione ci porta la recente ricerca pubblicata su PNAS da Caleb Finch, professore presso la Davis School of Gerontology e la University of Southern California.

Tutto comincia con il consumo di carne che diventando man mano più rilevante ha richiesto ai corpi dei nostri antenati una serie di aggiustamenti. Più carne significa anche più colesterolo e trigliceridi, e per questo motivo nel nostro sangue è presente una versione speciale dell’apolipoproteina E (utilizzata anche dagli altri primati per lo stesso scopo), che ci permette di gestire questa dieta tanto particolare per un primate. Il gene che specifica questa proteina, ApoE, scherma inoltre il nostro corpo anche dall’azione dei numerosi parassiti e dalle infezioni che il consumo di carne cruda, a volte recuperata da carcasse in decomposizione, può portare con sé. Tutto bene finora, non fosse che questo gene è polimorfico e presente nella popolazione essenzialmente in tre forme: ApoE2, ApoE3 e ApoE4. Se ApoE3, presente nella maggior parte della popolazione umana, è tanto efficacie nelle maniere sopra descritte, lo studio di Caleb Finch ci svela qualcosa di precedentemente poco conosciuto sulla forma ApoE4. Questa sembra essere fortemente implicata, oltre che con una minore efficienza nello sviluppo neuronale, proprio nei malanni “tipici” della vecchiaia: problemi di cuore, sindrome di Alzheimer e demenza senile.

La spiegazione di Finch riguardo a questo fenomeno è particolarmente suggestiva e tira in ballo una delle teorie più generali sulla parte terminale della nostra vita, la teoria cosiddetta “antagonista” dell’invecchiamento. Secondo questa ipotesi i geni che ci aiutano in gioventù, in questo caso nel limitare gli effetti negativi che il consumo di carne, importante per altri versi, ha portato con sé, possono essere responsabili di tutti quei disagi della vecchiaia per i quali spesso è difficile trovare una spiegazione. ApoE sembra essere, quantomeno per Finch, un esempio perfetto di questo meccanismo: qualche sacrificio nella vecchiaia per avere in cambio qualche anno in più di giovinezza.

Riferimenti:

Caleb E. Finch, “Evolution of the human lifespan and diseases of aging: Roles of infection, inflammation, and nutrition“, PNAS, Published online before print December 4, 2009, doi:10.1073/pnas.0909606106

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/sempre-meglio-che-morire-giovani.html

Sempre meglio che morire giovani

Come e perché invecchiamo
pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Tra le tante caratteristiche tipicamente umane una in particolare è forse meno conosciuta ma non per questo meno importante, anzi, probabilmente è l’ultima a cui molti rinuncerebbero: comparata a quella degli altri primati la durata della nostra vita è molto più estesa. Se noi riusciamo a superare agevolmente i 70 anni e talvolta anche i 100, solo raramente gli scimpanzé e le altre antropomorfe riescono a sopravvivere oltre i 50 anni. Considerate le notevoli risorse investite nel corso degli ultimi anni nella ricerca sui processi dell’invecchiamento era facile aspettarsi qualche indizio su come questo prolungamento della vita media sia potuto accadere ai nostri antenati, e proprio in questa direzione ci porta la recente ricerca pubblicata su PNAS da Caleb Finch, professore presso la Davis School of Gerontology e la University of Southern California.

Tutto comincia con il consumo di carne che diventando man mano più rilevante ha richiesto ai corpi dei nostri antenati una serie di aggiustamenti. Più carne significa anche più colesterolo e trigliceridi, e per questo motivo nel nostro sangue è presente una versione speciale dell’apolipoproteina E (utilizzata anche dagli altri primati per lo stesso scopo), che ci permette di gestire questa dieta tanto particolare per un primate. Il gene che specifica questa proteina, ApoE, scherma inoltre il nostro corpo anche dall’azione dei numerosi parassiti e dalle infezioni che il consumo di carne cruda, a volte recuperata da carcasse in decomposizione, può portare con sé. Tutto bene finora, non fosse che questo gene è polimorfico e presente nella popolazione essenzialmente in tre forme: ApoE2, ApoE3 e ApoE4. Se ApoE3, presente nella maggior parte della popolazione umana, è tanto efficacie nelle maniere sopra descritte, lo studio di Caleb Finch ci svela qualcosa di precedentemente poco conosciuto sulla forma ApoE4. Questa sembra essere fortemente implicata, oltre che con una minore efficienza nello sviluppo neuronale, proprio nei malanni “tipici” della vecchiaia: problemi di cuore, sindrome di Alzheimer e demenza senile.

La spiegazione di Finch riguardo a questo fenomeno è particolarmente suggestiva e tira in ballo una delle teorie più generali sulla parte terminale della nostra vita, la teoria cosiddetta “antagonista” dell’invecchiamento. Secondo questa ipotesi i geni che ci aiutano in gioventù, in questo caso nel limitare gli effetti negativi che il consumo di carne, importante per altri versi, ha portato con sé, possono essere responsabili di tutti quei disagi della vecchiaia per i quali spesso è difficile trovare una spiegazione. ApoE sembra essere, quantomeno per Finch, un esempio perfetto di questo meccanismo: qualche sacrificio nella vecchiaia per avere in cambio qualche anno in più di giovinezza.

Riferimenti:

Caleb E. Finch, “Evolution of the human lifespan and diseases of aging: Roles of infection, inflammation, and nutrition“, PNAS, Published online before print December 4, 2009, doi:10.1073/pnas.0909606106

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/sempre-meglio-che-morire-giovani.html

Sempre meglio che morire giovani

Come e perché invecchiamopezzo originalmente pubblicato su PikaiaTra le tante caratteristiche tipicamente umane una in particolare è forse meno conosciuta ma non per questo meno importante, anzi, probabilmente è l’ultima a cui molti rinuncerebbero: …

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/sempre-meglio-che-morire-giovani.html

Chiedi a mamma.it

Sì, è da molto che non scrivo di D-u. In effetti è il filone di post di cui maggiormente mi vanto, tanto che ora ho deciso di far sapere a tutti che effettivamente io e D-u siamo la stessa persona (a livelli psichici alterati, comunque), aggiungendo come secondo nome su Facebook l’appellativo con cui ormai vengo identificato spesso a Bolzano.
D-u si destreggia sempre abilmente tra le situazioni più critiche della vita studentesca tipo quando la lavatrice della lavanderia pubblica di via Rosmini ti gira le mutande col dentro di fuori (post molto criticato per la sua cripticità, se così si dice, e ai limiti dell’impossibile statistico), e condivide sempre con gioia e letizia i suoi traguardi importanti, come quando finalmente ha raggiunto per la prima volta la perfetta quota di 0 Euro e 0 Cent sulla Student Card.

D’ora in poi, se avete un problema di quelli che avete sempre sottovalutato quando eravate accuditi da una mamma a casa e che ora, da universitari allo sbaraglio darwiniano, rivalutate e temete come gli scarafaggi evitano la luce e le suole delle scarpe degli umani, e in queste situazioni non doveste ricordarvi nel panico che basta invocare D-u semplicemente gridando in luoghi affollati con le mani alzate al cielo “D-u, pensaci tu” o qualsiasi altra esclamazione che faccia rima con D-u, tipo “D-u, salvami tu” o “D-u, cantatù”, sappiate che c’è un’alternativa.
Certamente richiede un computer e una connessione ad internet, ma è senz’altro più affidabile. Vi basterà digitare www.chiediamamma.it e potrete accedere ad un universo di consigli e conigli utili a sopravvivere ai perigli e alle trappole da voi stessi messe in atto a vostro proprio danno per imperizia o stupidità.
Ad esempio, molto utile il post che vi spiega come controllare se un uovo, comprato in sconto per prossimità alla scadenza indicata sulla scatola, è ancora commestibile dopo nove settimane.Consiglio anche quello che spiega come pulire il pavimento in pochissimo tempo quando avete ospiti inaspettati. Così eviterete di dover controllare il libretto delle vaccinazioni ai vostri ospiti sulla porta d’ingresso o di avvisarli gridando con le mani nei capelli “Perlamordelcielo, non cavarti le scarpe! È PER IL TUO BENE!!!” (non impressiona positivamente le ragazze, ve lo assicuro).
Il sito “Chiedi a mamma” è diviso in due categorie: quella “mamma” per le faccende più mammose, e quella “papà” per quelle più papose.
Se poi siete ferrati su particolari argomenti, potete contribuire voi stessi nella community del sito con consigli e conigli. Insomma, date un’occhiata a www.ChiediAMamma.it!
Altrimenti li trovate anche su Facebook alla loro pagina.

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/xAeS6ONItlI/chiedi-mammait.html

Farsi perdonare dai clienti

Prima di Natale avevo ordinato online a Lina24 un “regalo” per la famiglia: un nuovo amplificatore per la zona video e mi ero premurato di avere la consegna per tempo, anzi per evitare rischi avevo scelto di andarlo a ritirare presso il rivenditore online che è a Bolzano. Poi le…

OAK’S MARY E UNDER A CURSE Live al Lochness

Oak’s Mary in concerto venerdì 15 gennaio al Lochness Pub di riva del Garda. Il suono degli Oak’s Mary racchiude influenze che attraversano il blues , il rockn’roll e la musica psichedelica degli anni 70. I gruppi di riferimento , come attitudine e approccio alla musica , vanno dai Led Zeppelin ai Man or Astroman […]

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://www.gardablog.it/?p=1382

Mercoledì 20, Civati a Montichiari per l’incontro: “quale futuro per il pd?

MERCOLEDI 20 GENNAIO PRESSO LA SALA SCALVINI (CENTRO FIERA
DEL GARDA) DI MONTICHIARI ALLE ORE 20.30 SI TERRà UN
INCONTRO PUBBLICO ORGANIZZATO DAL PD MONTECLARENSE SUL TEMA:

“QUALE FUTURO PER IL PD?”

INTERVERRANNO:
DIEGO PELI
GIANANTONIO GIRELLI
GIUSEPPE CIVATI

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://andreavolpi.blogspot.com/2010/01/mercoledi-20-civati-montichiari-per.html

Lo scavo

Oggi sono stato a filmare lo “scavo” della tavola armonica e ne approfitto per un piccolo test con un video di appena 30 secondi ma caricato direttamente sul blog senza passare da YouTube. In pratica dal filmato HD della telecamera, veloce taglio con QuickTime (con l’encoder per HD), passaggio in…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://blog.gigitaly.it/2010/01/lo-scavo.html

Un gene per capire il nostro linguaggio

Nuove informazioni dal FoxP2

pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Di tutte le caratteristiche che vengono in diversa misura considerate simbolo e prerogativa della nostra specie quella che raccoglie il maggior numero di “adepti” è certamente il lingaggio, e a ragion veduta! si tratta davvero di una delle caratteristiche più importanti che possediamo, e la nostra intera vita sarebbe difficilmente immaginabile senza di esso (per questo le patologie che lo riguardano sono particolarmente difficili da affrontare). Per questo motivo si comprende facilmente il notevole interesse seguito alla scoperta avvenuta nel 2001 di un gene, denominato FOXP2, strettamente correlato ad esso. I responsabili della scoperta, studiando una famiglia che presentava generazione dopo generazione (con distribuzione tipicamente mendeliana, indicante quindi l’azione di un gene solo) uno dei disturbi linguistici più frequenti, lo Specific Language Impairment (in italiano il Deterioramento Linguistico Specifico), riuscirono a individuare in questo gene il “responsabile” della sindrome ereditata. Più precisamente, era il suo malfunzionamento dovuto a una mutazione a causare il deterioramento linguistico, e proprio questo lo rende così importante per lo studio del linguaggio umano.

Ulteriori prove della sua importanza sono venute in tempi più recenti da studi ad ampio spettro sulle differenze tra il nostro genoma e quello degli altri animali. Si è trovato difatti che proprio la regione comprendente il FOXP2 è una di quelle che, altamente conservate negli altri vertebrati compresi gli scimpanzé (gli animali viventi più simili geneticamente a noi), sono mutate notevolmente all’interno della linea filetica ominide. Fino ad ora del gene FOXP2 si sapeva solo che è importante nel permettere i complessi movimenti muscolari che consentono i movimenti della bocca sottesi al linguaggio umano, ma proprio lo studio svolto da un team dell’Università della California capitanato da Daniel Geschwind assieme alla Emory University, da poco pubblicato su Nature, porta nuovi e interessanti dati al riguardo.

Partendo dalla considerazione che c’è una differenza di soli due amminoacidi nella proteina espressa dai geni FOXP2 di umani e scimpanzé, il gruppo di ricerca ha deciso di compiere un’analisi ad ampio raggio del gene, valutandone le complesse interazioni con gli altri geni, per comprendere l’effettiva portata di questa variazione per quanto riguarda la funzionalità del gene. Numerose analisi, sia in vitro che in vivo su porzioni di tessuto cerebrale di uomo e scimpanzé, hanno portato a risultati decisamente interessanti che confermano come le mutazioni occorse nello nostra linea filetica dopo che i nostri antenati si distaccarono da quelli degli scimpanzé abbiano portato notevoli differenze nella funzionalità del gene. Più in particolare FOXP2, in maniera molto diversa in umani e scimpanzé, regola lo sviluppo di certe specifiche aree sia della corteccia cerebrale (più precisamente zone considerate tra quelle responsabili del linguaggio e di altre abilità cognitive) sia dello striato, un area subcorticale del telencefalo coinvolta sia nella cognizione che nella coordinazione dei movimenti. Ancora più interessante è l’altro aspetto dei risultati ottenuti da Geschwind e colleghi: FOXP2 ha un ruolo centrale in una complessa rete di geni, che si regolano a vicenda “accendendosi” e “spegnendosi” nei momenti opportuni. Proprio questi geni, “collaborando” tra loro, sono quindi almeno in parte i responsabili dello sviluppo di uno dei talenti più famosi e celebrati della nostra specie, un talento di cui ora sappiamo molto più.

Riferimenti:

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/un-gene-per-capire-il-nostro-linguaggio.html

Un gene per capire il nostro linguaggio

Nuove informazioni dal FoxP2

pezzo originalmente pubblicato su Pikaia

Di tutte le caratteristiche che vengono in diversa misura considerate simbolo e prerogativa della nostra specie quella che raccoglie il maggior numero di “adepti” è certamente il lingaggio, e a ragion veduta! si tratta davvero di una delle caratteristiche più importanti che possediamo, e la nostra intera vita sarebbe difficilmente immaginabile senza di esso (per questo le patologie che lo riguardano sono particolarmente difficili da affrontare). Per questo motivo si comprende facilmente il notevole interesse seguito alla scoperta avvenuta nel 2001 di un gene, denominato FOXP2, strettamente correlato ad esso. I responsabili della scoperta, studiando una famiglia che presentava generazione dopo generazione (con distribuzione tipicamente mendeliana, indicante quindi l’azione di un gene solo) uno dei disturbi linguistici più frequenti, lo Specific Language Impairment (in italiano il Deterioramento Linguistico Specifico), riuscirono a individuare in questo gene il “responsabile” della sindrome ereditata. Più precisamente, era il suo malfunzionamento dovuto a una mutazione a causare il deterioramento linguistico, e proprio questo lo rende così importante per lo studio del linguaggio umano.

Ulteriori prove della sua importanza sono venute in tempi più recenti da studi ad ampio spettro sulle differenze tra il nostro genoma e quello degli altri animali. Si è trovato difatti che proprio la regione comprendente il FOXP2 è una di quelle che, altamente conservate negli altri vertebrati compresi gli scimpanzé (gli animali viventi più simili geneticamente a noi), sono mutate notevolmente all’interno della linea filetica ominide. Fino ad ora del gene FOXP2 si sapeva solo che è importante nel permettere i complessi movimenti muscolari che consentono i movimenti della bocca sottesi al linguaggio umano, ma proprio lo studio svolto da un team dell’Università della California capitanato da Daniel Geschwind assieme alla Emory University, da poco pubblicato su Nature, porta nuovi e interessanti dati al riguardo.

Partendo dalla considerazione che c’è una differenza di soli due amminoacidi nella proteina espressa dai geni FOXP2 di umani e scimpanzé, il gruppo di ricerca ha deciso di compiere un’analisi ad ampio raggio del gene, valutandone le complesse interazioni con gli altri geni, per comprendere l’effettiva portata di questa variazione per quanto riguarda la funzionalità del gene. Numerose analisi, sia in vitro che in vivo su porzioni di tessuto cerebrale di uomo e scimpanzé, hanno portato a risultati decisamente interessanti che confermano come le mutazioni occorse nello nostra linea filetica dopo che i nostri antenati si distaccarono da quelli degli scimpanzé abbiano portato notevoli differenze nella funzionalità del gene. Più in particolare FOXP2, in maniera molto diversa in umani e scimpanzé, regola lo sviluppo di certe specifiche aree sia della corteccia cerebrale (più precisamente zone considerate tra quelle responsabili del linguaggio e di altre abilità cognitive) sia dello striato, un area subcorticale del telencefalo coinvolta sia nella cognizione che nella coordinazione dei movimenti. Ancora più interessante è l’altro aspetto dei risultati ottenuti da Geschwind e colleghi: FOXP2 ha un ruolo centrale in una complessa rete di geni, che si regolano a vicenda “accendendosi” e “spegnendosi” nei momenti opportuni. Proprio questi geni, “collaborando” tra loro, sono quindi almeno in parte i responsabili dello sviluppo di uno dei talenti più famosi e celebrati della nostra specie, un talento di cui ora sappiamo molto più.

Riferimenti:

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/un-gene-per-capire-il-nostro-linguaggio.html

Un gene per capire il nostro linguaggio

Nuove informazioni dal FoxP2pezzo originalmente pubblicato su PikaiaDi tutte le caratteristiche che vengono in diversa misura considerate simbolo e prerogativa della nostra specie quella che raccoglie il maggior numero di “adepti” è certamente il…

Articolo originale? Eccolo, copia questo link:
http://scienzology.blogspot.com/2010/01/un-gene-per-capire-il-nostro-linguaggio.html