Garibaldi sul Garda — 17a Puntata

15 Giugno 1866 – Cominciano a confluire nella zona del basso lago di Garda molti volontari garibaldini che passano da Lonato con i treni e con ogni mezzo diretti a Desenzano. Da qui anche con il vapore in parte sono portati a Salò.

Dal confine veneto si apprende che molti consigli comunali andarono deserti per discutere il modo di applicazione del prestito forzoso richiesto dall'Austria.

Il Ministero ha facoltizzato il Corpo dei Volontari a provvedersi di una posta, di un ufficio telegrafico e di una tipografia da campo. Per il giorno 20 Giugno saranno pronte 50.000 camicie rosse che verranno sollecitamente trasmesse ai depositi. Anche le armi saranno rapidamente levate dagli arsenali e subito distribuite come da espresso desiderio di Garibaldi.

17 Giugno 1866 – Nella nostra provincia, come in altre parti Stato, vennero prese delle energiche misure di pubblica sicurezza per quanto attiene le zone di guerra. Sventuratamente la reazione ha qui da noi alcuni campioni. Fra questi vennero arrestati:

-Carminati don Domenico, segretario vescovile e cappellano del convento del Sacro Cuore;
‑Chiaff don , professore di filosofia al Seminario vescovile di Brescia
‑Melli don Romeo, coadiutore a Buffalora (S. Eufemia);
‑Padre Ireneo, francescano custode del convento di S. Giuseppe in Brescia;
‑Venturelli don Filippo, parroco a Polpenazze;
‑Maregnani don Giovanni, parroco di Canneto s/O.;
‑Sacellini sac. Giacomo, parroco di Ponte di Legno;
‑Ghesa sac. Francesco, arciprete di Bicano (Valle Camonica);18 Giugno 1866.

Ieri con l'ultima corsa giunse a Brescia il generale Garibaldi. Le autorità civili e militari si recarono ad incontrarlo. Garibaldi salutò dal balcone dell'Albergo Italia.

21 Giugno 1866 – Si espone il proclama del Re ai soldati: “L'Austria sta armando alle frontiere. “Anche il generale Cialdini emana un ordine del giorno diretto agli ufficiali e soldati.

Nel trentino austriaco si sta formando un concentramento di truppe che in parte vengono inviate nelle Giudicarie (i “cacciatori “tirolesi) ed in parte nella valle dell'Adige

22 Giugno 1866 — Garibaldi incontra il Re Vittorio Emanuele a Canneto s/O. È diretto al lago. Si teme un attacco austriaco nella zona della riviera bresciana.

Ieri è passato in ferrovia il 2° Battaglione Bersaglieri diretto a Desenzano. Oggi nel pomeriggio è passato il convoglio del 1° Reggimento Bersaglieri pure diretto a Desenzano.

In previsione della guerra con l'Austria sorge anche a Lonato l' per il soccorso ai feriti e malati di guerra…

23 Giugno 1866 — Il telegrafo verso sera porta la notizia dello stato di guerra tra l'Italia e l'Austria. Forte movimento di militari sulle strade lonatesi. Passano cannoni, carriaggi, cavalleggeri.

Nella mattinata la divisione Cosenz ha occupato le posizioni di Curtatone e Montanara abbandonate dagli Austriaci.

Anche sul Po a Mirandola gli Austriaci compiono numerose prepotenze sulla popolazione prima di passare sulla riva sinistra del fiume.

A Piacenza sono arrivati i Volontari del 6° e 7° Reggimento di Volontari. Provengono da Bari.

24 Giugno 1866 — Con un telegramma nella notte si annuncia che l'Esercito ha passato il Mincio in vari punti senza incontrare resistenza. Il Governo ha stabilito di distribuire a tutti i giornali le notizie che pervengono al campo, senza distinzioni.

25 Giugno 1866 – “Oggi (ieri) vi fu accanito combattimento che durò dall'alba quasi al cadere della notte. Le armate che dovevano occupare la zona tra Peschiera e Verona incontrarono accanita resistenza. L'esito può essere stato sfavorevole. Alla sera le truppe tenevano ancora Valeggio, Goito, Cavriana, Solferino.

Il primo corpo d'armata ha attaccato le posizioni presso Peschiera.

I Garibaldini erano stati in precedenza rinforzati dal 2° Regg. Volontari che era scaglionato tra Salò e Gargnano. Con una marcia prolungata essi raggiunsero in Valsabbia il confine col Tirolo.

Si hanno notizie da Toscolano dove ebbe luogo un cannoneggiamento tra una batteria sulla costa e le cannoniere austriache in crociera sul lago. A Cerlongo il Generale La Marmara ed il Re ritengono di aver subito una disfatta e danno ormai per certa la ritirata dell'esercito sulla linea dell'Oglio del Chiese e del Po.

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