Dati idrografici sul lago di Garda

Il testo è tratto da un articolo dell’amico Tullio Ferro, al quale ho apportato alcune “ingegnerizzazioni” (che ci devo fare? È il mio mestiere!) che gli hanno tolto la sua poesia e le sue note storiche e di colore, ma mi sembrava importante che queste nozioni scientifiche e tecniche sulla realtà del lago rimanessero a disposizione di noi cittadini desenzanesi. Spero tanto che Tullio Ferro mi perdoni le manomissioni fatte per un nobile scopo!

L’inverno 2006 è stato sicuramente anomalo con siccità e temperature primaverili, lasciando il bacino imbrifero del lago di Garda pressoché privo del consueto innevamento. Una situazione, dicono gli esperti, mai verificatasi negli ultimi 147 anni, anche se io ricordo inverni di una decina d’anni fa in cui il Baldo è rimasto praticamente senza neve per tutti i mesi invernali. La cosa comunque preoccupa non poco e per inquadrarla correttamente è bene analizzare i dati generali, la carta d’identità dei nostro lago:

  • la quota assoluta dello zero idrometrico a Peschiera è di metri 64,89 sul livello medio del mare;
  • la superficie è di 370 chilometri quadrati: un centimetro di spessore per tutta la superficie del lago corrisponde a 3,7 milioni di metri cubi d’acqua;
  • lo sviluppo costiero è di circa 162 chilometri;
  • la lunghezza è di 51,5 chilometri da Riva a Peschiera;
  • la larghezza massima è di 17,5 chilometri da Padenghe a Lazise;
  • la larghezza minima, all’altezza della Valle di Ladro, è di 2,350 chilometri;
  • la profondità massima è di 346 metri (anche se va detto che Jacques Piccard nel settembre del 1981 con il minisommergibile “Forel” toccò i 350 metri al largo di Brenzone).

Con questi dati il Garda può vantare la maggiore criptodepressione della penisola italica, con una punta massima sotto il livello dei mare di 285 metri. L’angolo medio di inclinazione del bacino superiore è di 5°41′, perciò la parte superiore del bacino appartiene al tipo dei bacini lacustri prealpini (Randseen).

II lago ha un ricambio idrico lentissimo: si aggira sui 28 anni, il tempo necessario per rinnovare i suoi 49 chilometri cubi d’acqua, un patrimonio idrico pari ai volumi di acque consumati in un anno in Italia per agricoltura (26), industria (16), usi civili (7). Il suo bacino idrografico è di circa 2290 kmq.

Da tenere presente, nell’economia di questo patrimonio idrico, c’è ancora un dato di non poco conto: in un anno dalla superficie del lago evapora più acqua di quanta non ne cada direttamente con la pioggia, con un saldo negativo di deflusso paria 2,3 mc/s.

Il Benaco in realtà non ha come unico immissario il Sarca; gli immissari sono ben 83, e in più il lago è alimentato da innumerevoli vene: sono le acque sotterranee provenienti dal gruppo dell’Adamello che offrono, o dovrebbero offrire, un grande contributo idrico nel contesto dei 49 chilometri cubi d’acqua, tanti sono quelli, come si è detto, che mediamente stanno nel Garda.

Negli ultimi 300 anni alcuni fenomeni importanti e anche inconsueti hanno toccato il lago:

  • Nel 1709 per il freddo veramente eccezionale gelò quasi per intero la superficie del Garda e ci fu una strage di ulivi. Il fenomeno ebbe a ripetersi nel 1788 e nel 1894.
  • Straordinarie piene del lago si ebbero nel 1872, 1874 e 1879, quando l’altezza idrometrica a Peschiera fu di ben 2,17 metri, una quota mai raggiunta prima.
  • Ricordiamo infine le recenti gelate registrate nel 1956, 1963 e quella del gennaio 1979 (e io aggiungerei quella del 1985) oltre ad alcune gravi esondazioni delle acque del lago negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso, con seri danni in particolare a Sirmione.

Nel 1992 la Comunità del Garda affrontò questi problemi e fece una serie di importanti proposte, tra le quali spiccano le seguenti:

  • II livello massimo primaverile di +140 cm non può essere ulteriormente incrementato, poiché si avrebbero allagamenti e danni in alcuni comuni rivieraschi.
  • Il livello minimo non dovrebbe scendere al di sotto di +30 cm, per evitare problemi di carattere igienico, disagi alla navigazione, alterazioni estetiche; solo in casi eccezionali si potrebbe raggiungere il valore limite di +15 cm.

Nelle condizioni attuali (poco affidamento alla neve che ancora non c’è) bisogna sperare nella coda dell’inverno e nelle morbide di primavera, poiché da ciò dipenderà la prossima stagione agricola di una vasta area della pianura che sta a sud del Garda, ma soprattutto l’andamento della stagione turistica per i motivi ricordati.

Non è da oggi che si raccomanda una maggiore sensibilità e attenzione per il delicato ambiente benacense, dall’equilibrio sempre più precario a causa dell’invasione urbanistica che ha più che raddoppiato la popolazione residente, e dell’invasione turistica con i suoi milioni di presenze. Purtroppo questo comportamento, che dura ormai da cinquant’anni, non ha prodotto la dovuta riflessione utile a por mano ad una necessaria disciplina per un corretto sviluppo.

Si è assistito ad una fioritura di bei manifesti per convegni, tavole rotonde e dibattiti dedicati genericamente all’ambiente, con l’invito: “L’ultimo chiuda la porta”. II “soggetto lago” deve essere drasticamente collocato in cima a tutti i pensieri dei gardesani, poiché da esso dipendono tutte le sue economie. Ricordiamo che ormai sono decenni che si invoca un Istituto Limnologico per il Garda. Ora sembra che in tal senso qualcosa si stia muovendo.

A questo punto pensiamo che l’unico organismo in grado di disciplinare la coralità di interventi nella regione benacense altri non possa essere che la Comunità del Garda, magari rilanciata attraverso un opportuno Consorzio. La stessa, abbandonando altre dispersive incombenze, potrebbe dedicarsi esclusivamente all’ambiente con una politica di salvaguardia dalle maglie veramente strette, in un momento di “coperta corta” per le acque in genere e per quelle del lago in particolare, alle quali presto saranno in molti a voler attingere per le primarie necessità. Il Garda non potrà arrivare sprovveduto all’appuntamento per domande e risposte. Dovrà avere un ben chiaro progetto di gestione (accumulo, genuinità, consumo e non sperpero, riciclo ed emissione) in modo da scordare i tempi di “Giove pluvio”, della danza per la pioggia e di “Piove, governo ladro”.

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