Una storia di un amore

C’è una storia che non vi ho mai raccontato, è la storia del cambio di direzione più netto, inevitabile e sconvolgente della mia vita: lo so, sembrano parolone, scelte magari apposta per un messaggio privato di San Valentino, ma, in realtà, sono aggettivi accurati per raccontarvi la storia della nascita di un Amore, il mio. Prologo: è l’estate del 1990 e una giovane signora bresciana, di nome Marinella, si trova in vacanza al mare in Toscana, col figlio pre-adolescente. Nello stesso albergo si trova una famiglia belga, padre e due figli: spinto dal maggiore, il bel signore invita per un gelato la bella signora e… diciamo che inizia una frequentazione vacanziera degna dei migliori film girati su quel tratto di costa! Saltiamo ora ad una sera di inizio primavera del 1991, quando squilla il telefono in casa mia, a Brescia. E’ mia zia, Marinella: “Tesoro, ti chiamo per invitarti fuori a cena domani sera: arriva il figlio di un mio amico belga, che ha quasi la tua età, e pensavo di presentartelo, che magari in questi giorni gli fai un po’ vedere la città.” … Il figlio dell’amico belga di mia zia… Bof… Ma è una zia tanto cara, vuoi dirle di no? E va bene la cena, ma che non conti su di me per il resto della settimana! L’indomani mi trovo a prepararmi: voglia zero. L’idea di combattere per due ore con capelli ricci lunghi fino alla schiena, nodi, balsami e spazzole non mi alletta e decido per una bella treccia, di quelle tenute insieme dalle forcine, con qualche ciocca selvaggia che sfugge e ricade “casualmente” sulla fronte. Dall’armadio tiro fuori una gonna bordeaux, a pois bianchi – giuro -, di tulle – giuro!! – recuperata in qualche oscuro mercatino delle pulci e mai messa: uno di quei capi d’abbigliamento che eviti perché “O è un successone di dimensioni epocali o i miei amici mi toglieranno il saluto per la vergogna” ed a 19 anni poche cose al mondo ti danno la certezza di essere un successone epocale e gli amici sono imprescindibili. Questo tipo qui invece non lo rivedò mai più nella vita, quindi chissenefrega. Suona il campanello, verifico nello specchio l’impalcatura tricotica che dà segni di cedimento ancor prima che inizi la serata, sistemo alla bell’e meglio e apro la porta. Di fronte a me appare un pezzo di ragazzo alto quasi 1m90, con un’esuberante criniera bionda, occhi azzurri ed un sorriso che ti stende come un lenzuolo al sole. “Merda, merda, merda – ma perchè non ha detto niente mia zia! Ma perchè non mi sono lavata i capelli!!” Questo monologo ovviamente è silenzioso ed avviene solo nella mia mente malata, mentre il pagliaccio sfigato e tremante che sono apre la porta scostando il gonnone e lascia entrare il figlio dell’amico belga di mia zia. “Sono Mathieu”, si presenta, ovviamente con un’accento buffo e seducente al contempo. Mia zia ci raggiunge con mio cugino ed usciamo tutti allegramente a cena. La serata si svolge senza intoppi, anzi, c’è grande sintonia col ragazzino belga, il quale, la zia si affretta a raccontare, a Bruxelles ha una ragazza italiana. Ma pensa! Tacitamente, ma innegabilmente, Mathieu ed io archiviamo il pensiero della fidanzata. Ci concentriamo piuttosto sul domani, sulla gita al lago, per fargli vedere il posto a me più caro – in fondo lui è qui in vacanza, vuoi non portarlo a visitare i luoghi più meritevoli della mia provincia? Viaggio in corriera, la macchina per me non è ancora un mezzo di trasporto un gran chè sicuro… Bisogna anche escogitare qualcosa per la sera dopo… Un cinemino: danno balla coi Lupi al Centrale, “Volevi invitare i ragazzi?” Chiede mia zia dall’altro capo del filo…Beh, sì… i ragazzi… E sotto i portici arriva Mathieu con mio cugino. Io mi rannicchio nella mia posizione cinematografica, praticamente a palla, con i piedi appiattiti sul dorso della sedia davanti e… così fa anche lui, con tutto il suo metro e novanta. Ma pensa, mi dico, piace a tutt’e due stare un po’ contorti. Insomma finisce anche questa serata. Domani è giovedì e venerdì parte. M’invento una cena!! Ma sì, qualcosa di organizzato da tempo con amici: già che sei qua, se ti va, puoi venire… Alle 19h30 si presentano “gli amici”, recuperati da gruppi diversi di persone, quelli liberi all’ultimo minuto e disposti a mettere in scena un’amicizia pluriennale con gli altri, il tutto per favorire l’improbabile flirt dell’amica alla quale si diceva ormai da tempo, in tono consolante: “Ma tu sei destinata ad un uomo solo, un Grande Amore, non disperarti dietro a chi non ti può capire…”. Gli amici, insomma. E dopo una mezz’oretta arriva anche questo vichingo dagli occhi dolci, che si trova come un’imbucato ad una festa altrui, ignaro del fatto che la festa è da fare a lui! Ma il ragazzetto 17enne non si fa intimidire, la serata va che è un piacere e lui propone persino un’indianata. Ho dovuto fingermi vulnerabile ed alterata, per non fare la figura di quella troppo facile da sobria, ma alla fine della serata, appoggiati ai divani scamosciati e seduti sulla moquette blu del salotto, ci siamo finalmente arresi a quel bacio che svolazzava ingombrante nell’aria fin dalla prima sera, nonostante capelli sporchi e gonna assurda.

E sarebbe bello se tutto finisse, anzi iniziasse, semplicemente così, ma ci sono voluti anni ed anni ed anni di visite annuali, lettere scritte in “Francese” con prontuario, glossario e grammatica alla mano, mancate risposte (perchè LUI non sa scrivere in ITALIANO, lui!!), brevi momenti insieme intensi come il cioccolato fondente e lunghe torture psicologiche nei mesi d’assenza, incontri nei quali si ricominciava a conoscersi e sedursi ogni volta da capo, addii in stazioni dei treni affollate e pur desolate, dolore affogato insieme alle patatine nella maionese su un tavolaccio di birreria con “I will always love you” come colonna sonora, incidenti e malintesi, prima di capire che era inutile che cercassimo di evitarlo, il nostro rapporto resisteva a lontananza, fidanzate, logica, delusioni… Le vicissitudini sono tutto fuorchè mancate in quegli anni, e quando abbiamo capito che era finalmente giunto il momento di stare veramente insieme… sono partita per NY ed abbiamo affrontato un rapporto a lunga distanza per altri due anni!! E vai di rinnovate attese, abbracci negli aeroporti fino a cercare di inglobarsi l’un l’altro, libri scarrozzati a vuoto da un capo all’altro del globo per illudersi che anche in vacanza insieme si sarebbe studiato, bocciature agli esami, lettere, lettere, lettere, telefonate, telefonate, telefonate (email non era ancora un metodo di comunicazione di massa come oggi: Skype avrebbe cambiato tutto!!), alti e bassi, estasi e disperazione: un lunapark emotivo! In quel periodo spesso mi chiedevano se ne valesse la pena: in realtà non mi sembrava di avere scelta, il ragazzo che volevo era distante, non è che potevo mettermi con uno che non volevo solo perchè era vicino. E lasciare il ragazzo lontano e pensare di non rivederlo mai più capite bene che non avrebbe certo attutito il dolore della separazione! Di regola va così: un rapporto del genere non si sceglie, ma anche evitarlo non servirebbe a niente, quindi se vi capita abbracciate fortuna e sfortuna, perchè sono un tutt’uno! NY non ha fatto di me la diva che speravo, quindi ho impacchettato le mie cose, salutato gli amici che, per fortuna, mi avrebbero ancora accompagnato per tanto tempo, e sono rientrata in Europa, scegliendo, ovviamente, il Belgio questa volta. A nulla sono valsi gli strazianti appelli di mia madre “Non andare!! Ti seppellirai in Belgio!! Il vostro amore è talmente bello da lontano, perchè rovinarlo con la vicinanza!!”, con tale e tanto supporto è iniziata la nostra convivenza, arricchitasi da subito della gattina Hope. Poi è arrivato il matrimonio, le figlie e… le menate!! Già, già, non ne siamo mica immuni! Noi siamo la favola che si è avverata, quella con Biancaneve che si lamenta col principe, perchè ogni volta che lei riesce finalmente a riposarsi lui deve essere lì col bacio – puntuale come le zanzare estive! Quella che a volte nel letto sembra che ci siano anche i 7 nani ed il cavallo bianco – e non è un bel sembrare! Quella con il Principe al quale stanno sulle balle tutti i cazzo di topolini che girano per casa e Cenerentola che la scopa ormai l’ha appesa al chiodo e se vuoi una camicia stirata ti avvicini, senza tante manfrine, che il ferro da stiro ti assicuro non morde. Quella che la fatina non ha la bacchetta magica, ma la laurea in psicologia. Perchè anche se stamattina questa storia avrei voluto infilargliela sotto le unghie come spilli, lettera per lettera, so che invece gli infilerò sotto il cuscino due biglietti per Priscilla Queen of the desert e che ci divertiremo come due ragazzini. Insomma, quando al primo anniversario con un uomo, lui riesce a farti credere sinceramente che ai suoi occhi stravinci su una concorrenza come Winona Ryder e Gwynnet Palthrow, sai che è il tuo principe ranocchio a vita e te lo tieni stretto. Buon San Valentino amore xxx

Vai articolo originale: https://scrivoxvizio.wordpress.com/2012/02/14/una-storia-di-un-amore/

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