Traffico di rifiuti tra Italia e Africa: il deposito a Calcinato

Il meccanismo è semplice. Migliaia di tonnellate di rifiuti raccolti, o rubati, in Occidente poi contrabbandati in Africa dove, in sterminate discariche a cielo aperto, migliaia di bambini li distruggono per recuperare i metalli preziosi al loro interno. Tutta la filiera senza nessun rispetto per le norme di sicurezza per l’ambiente e per i lavoratori.

Dopo il deposito di via Rose, portato alla luce dai carabinieri Forestali grazie al primo volo dell’elicottero dei carabinieri di una serie di missioni di ricerca di discariche abusive dall’alto, il team coordinato dal pubblico ministero Ambrogio Cassiani e dal tenente colonnello Giuseppe Tedeschi ha scoperto un altro sito di stoccaggio abusivo, questa volta in una zona fuorimano del comune di Calcinato.

L’attività di indagine è stata complessa e articolata e ha visto i militari osservare per oltre cinque mesi i movimenti di due soggetti, entrambi nordafricani di 41 e 42 anni, anche grazie al posizionamento di numerose telecamere e ricostruire così la loro tecnica operativa. Secondo i carabinieri i due, ricettando materiale rubato nelle isole ecologiche dei comuni o ripulendo i piazzali di autodemolizioni e aziende di vario tipo, accumulavano rifiuti di ogni tipo in cataste alte fino al soffitto all’interno del capannone o sotto le tettoie nell’area all’aperto. Il tutto senza nessuna autorizzazione e senza osservare le necessarie norme di sicurezza.

 

EMBED [Anche all’esterno del deposito è stato trovato materiale ammassato]

 

Periodicamente a Calcinato venivano fatti arrivare dei container vuoti che i due uomini raggiunti dalle ordinanze cautelari, uno agli arresti domiciliari e l’altro dell’obbligo di firma, riempivano di rifiuti occultati da uno strato di materiale lecitamente stoccato ed esportato. All’interno, nascosti da materiale innocuo, centinaia di vecchi elettrodomestici e computer, pezzi di ricambio per auto e moto ma anche monitor e televisori a tubo catodico, batterie per auto esauste, rottami ferrosi e carcasse di pneumatici.

«Un doppio guadagno a spese dell’ambiente – spiegano i carabinieri forestali – dato che non c’era nessun costo di smaltimento per chi si doveva liberare del rifiuto e c’era invece un guadagno dalle spedizioni di materiale in Paesi in cui è possibile vendere e commercializzare quel tipo di rifiuto».

Una parte delle indagini, anche attraverso l’utilizzo di rilevatori Gps e con ore di pedinamenti, ha permesso di accertare la destinazione dei container che venivano caricati all’interno del capannone di Calcinato. Due grossi contenitori per spedizioni internazionali sono stati intercettati e bloccati nel porto di Genova prima che fossero imbarcati su una nave destinata al porto di Accra, in Ghana. Un’attività di traffico internazionale di rifiuti che i due soggetti finiti nei guai in queste ore non potevano svolgere senza aiuti all’estero e sono in corso accertamenti specifici per individuare e bloccare i basisti nei diversi porti e i ricettatori di rifiuti in tutto il territorio.

 

 

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