Siccità, il Cnr: «Cruciali le piogge di maggio e giugno»

Nonostante le piogge di questi ultimi giorni resta alto il rischio siccità per tutto il nord Italia, e quindi anche per il lago di Garda, di cui anche il programma dell'Unione europea che si occupa del monitoraggio della Terra, Copernicus, ha diffuso settimana scorsa una foto scattata da satellite per lanciare l'allarme sulla crisi idrica della provincia di Brescia.

Anche il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) mette in guardia: «Saranno cruciali le precipitazioni che vedremo nei prossimi due mesi, tra maggio e giugno – avverte Marzia Ciampittiello dell'Istituto di Ricerca sulle Acque –. Purtroppo la pioggia è un fenomeno estremamente variabile, che dipende da moltissimi fattori, quindi fare previsioni è difficile».

Da mesi si parla con preoccupazione del Garda per i livelli molto bassi delle sue acque. Tra marzo e aprile l'altezza idrometrica del Garda ha sfiorato più volte il suo minimo storico, raggiungendolo e superandolo al ribasso in una sola data (19 aprile, secondo i dati diffusi dagli Enti regolatori dei grandi laghi, quando è sceso a 46,8 centimetri e il minimo storico era stato 47 centimetri). Negli ultimi giorni si è registrato un leggero miglioramento – i dati di oggi, 24 aprile, segnano un'altezza idrometrica di 50,9 centimetri, con un riempimento del lago pari però al 41,4% – ma il livello del lago resta comunque molto vicino al minimo storico (46 centimetri rilevati il 24 aprile del 1953) e ben al di sotto della storica di oltre 109 centimetri.

Nel weekend, complici le piogge, il fiume Sarca ha immesso nel lago tra i 31 e i 26 metri cubi di acqua al secondo, a fronte di un deflusso stabile di 14 metri cubi d'acqua al secondo, quest'ultimo nettamente inferiore rispetto alla media del periodo (oltre 55 metri cubi al secondo). Si tratta di una situazione quindi per ora in equilibrio (dal lago entra più acqua rispetto a quella che esce), che però non compensa i due anni di scarse precipitazioni e temperature elevate con conseguenti bassi valori degli afflussi, che infatti tra marzo e aprile sono finiti più volte sotto i minimi storici. Il fattore meteorologico, unito a una conformazione del Garda che fa sì che si riempia più lentamente di altri , ha giocato in questi mesi un ruolo determinante. Lo aveva spiegato Giulio Betti, meteorologo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dell'AMPRO, l'associazione dei meteorologi professionisti, in un'intervista al Giornale di Brescia di fine marzo: «Nei mesi scorsi ha piovuto più al sud che al nord e quando piove al sud generalmente non piove al nord, e viceversa – aveva detto Betti –. Nelle regioni del centro e del nord è mancato quasi sempre il flusso atlantico, da cui dipende la pioggia in queste zone, mentre nel meridione ci sono state masse d'aria nord orientali legate alla bassa pressione dal Tirreno meridionale e dal Mar Ionio che hanno portato piogge».

Betti inoltre si era detto scettico sulla possibilità che eventuali piogge intense in primavera bastassero a risolvere la grave crisi idrica attuale : «Se avessimo da qui a giugno piogge abbondanti è comunque abbastanza utopistico pensare che due mesi bastino a sanare la situazione – aveva detto –. Per risolvere il problema servirebbe un lungo periodo di precipitazioni non troppo intense, perché i terreni sono secchi e quindi l'acqua tenderebbe a scivolare e non penetrare».

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