Sei un po’ felice?

Stasera sono dovuta ricorrere alla solita mensile incombenza del colore ai capelli. Una roba che mi dà una noia terribile, ma che dobbiamo fare, mi tocca. Poi anziché farmi fare la solita piega liscia ho optato per una variante, spiazziamolo -ho pensato-, “facciamo un mosso”, ed ho detto al parrucchiere di sbizzarrirsi come gli pareva. Bah. Ora (attivando la modalità mai contenta), io vi dirò che ho un altro concetto di mosso: infilarmi il ferro nelle ciocche e creare una cascata di boccoli per me significa riccio, non mosso, ma fa l’istes. Carina stavo carina lo stesso, anche se non era quello che intendevo io.
Ma la cosa che mi ha fatto sorridere è stato il parrucchiere, che una volta terminata l’acconciatura, con aria soddisfatta, anziché apostrofarmi con la frase di rito “ti piace?” mi ha rivolto questa domanda “sei un po’ felice?”. In una frazione di secondo ho pensato che Sì, in fondo non ho motivi per il contrario. Sì, sono un po’ felice, e gli ho sorriso.

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