Quinto ed ultimo articolo gerolamo 2007/2008

There is a way to be good again…

Esiste un modo per tornare ad essere buoni…

Un romanzo che è ancora ai vertici delle classifiche mondiali, il libro più venduto degli ultimi anni, il best seller più letto e più amato dei nostri tempi, un libro indimenticabile, splendido, toccante, una storia tragica e di speranza…Sono queste le varie lodi attribuite al libro “Il Cacciatore di Aquiloni” di Kalhed Hosseini, edito in Italia da Piemme e la cui trasposizione cinematografica è uscita nei cinema .Il film è diretto da Marc Foster, già regista di pellicole apprezzate dalla critica come Neverland e Monster’s Ball.Fedele al libro, bellissima colonna sonora, ben interpretato, commovente, coinvolgente, la versione cinematografica dona due ore di film che passano in fretta senza annoiare lo spettatore.Ho adorato il libro, una storia tragica ma che nasconde dentro di sé un sottofondo di speranza, un libro forte, scritto in maniera scorrevole, ma un vero pugno allo stomaco per la pesantezza di certi contenuti.E il regista non ha deluso le mie aspettative, facendomi rivivere gli stessi sentimenti provati durante la lettura del libro.La storia inizia con Amir, afghano emigrato negli Stati Uniti che vede finalmente pubblicato il suo primo libro, riceve una telefonata da un caro amico di famiglia che lo invita a tornare in Pakistan, per poi dirigersi in Afghanistan, dove dovrà ripercorrere un passato che credeva di aver dimenticato.Così Amir rivive la sua infanzia a Kabul, il rapporto instabile con il padre, le prese in giro dei compagni più grandi e la profonda amicizia che lo lega ad Hassan, il figlio di Alì, il servo hazara del padre.Durante la gara invernale di aquiloni, vinta da Amir, Hassan rimane vittima di una tragedia, che cambierà per sempre il rapporto tra i due amici e finirà per dividerli per sempre.Durante l’invasione sovietica Amir e suo padre fuggiranno negli Stati Uniti e qui si dovranno costruire una nuova vita, ma come tutti gli immigrati afghani che grazie alla loro ricchezza sono riusciti a raggiungere l’America, dovranno fare i conti con una relatà difficile, fatta di sacrifici, piccoli lavori e lontana dai lussi a cui erano abituati.Amir si sposa con Soraya, emigrata anche lei e inizia a comporre il suo primo libro.I due non hanno figli, muore Baba, il padre di Amir, e qualche anno dopo finalmente il protagonista riesce a pubblicare il suo primo libro.E’ proprio a questo punto che riceve la telefonata…A parlare, dall’altra parte della cornetta, è Rahim Khan, migliore amico e socio in affari Baba che in più occasioni si è rivelato essere anche grande amico e confidente di Amir, i due infatti sono accomunati dalla passione per la scrittura e la letteratura.Sarà questa telefonata a far sì che Amir ritorni in Afghanistan e ripari gli errori del passato, è questo il modo che gli consente di ritornare buono.Il film ha ricreato l’atmosfera del libro con grande semplicità, senza l’utilizzo di particolari effetti speciali o sonori, forse il regista per una necessità narrativa e di rispetto dei tempi cinematografici, a parer mio, ha un po’ troppo velocizzato la narrazione, non sottolineando alcuni passaggi del libro, che nella loro tragicità e durezza permettono però di capire meglio lo spessore psicologico dei personaggi.Al regista Marc Foster vanno le lodi per essere riuscito a fare di un capolavoro letterario un capolavoro cinematografico.Consiglio a tutti la visione del film, ma prima di tutto la lettura del libro che, anche se molto forte, fa apprezzare ancora di più la pellicola.

Giuseppe Visonà

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