PDL-Lega, braccio di ferro in periferia come prova generale?

Un dato singolare di questa tornata elettorale al Nord è la reciproca autonomia di base tra Lega e PDL. A livello nazionale non si fa menzione di questo fenomeno che in altre condizioni qualcuno avrebbe etichettato come “spaccatura”. Però la domanda viene da porsela: perché le due formazioni si sono presentate spesso separate, favorendo peraltro la vittoria degli avversari?

Qualche esempio tra i comuni toccati da Sindaci imprenditori.

A Castelli Calepio (BG), il sindaco Clementina Belotti, dopo 5 anni di governo, non ha potuto contare sul sostegno della coalizione e si è presentata con la sola Lega Nord. Così si è piazzata al secondo posto, con il 30,8% dei consensi, mentre al terzo è arrivato il candidato del PDL con il 21,8% (la somma dei consensi alle due liste supera fa quasi il 53%). Sindaco è stato eletto il candidato della lista civica che aggrega forze di centrosinistra, con 3,3 punti percentuali di scarto.

A Pescantina (VR), invece, il sindaco uscente, l’indipendente Alessandro Reggiani, ha ottenuto la conferma con la sua lista civica comprensiva di forze del solo PDL (col 34,3%) mentre la Lega Nord ha espresso in autonomia un suo candidato che si è fermato al 23,6%.

Un atteggiamento più prudente ha consentito di limitare i danni e conquistare il Municipio, come nel caso di Sirmione (BS), dove l’allenaza PDL-Lega ha preso il 68,1% alle europee, il 63,4% alle provinciali e soltanto il 57,1% alle comunali, dove avrebbe vinto la lista civica dell”avversario se i due alleati fossero andati separati.

Certo, si tratta di piccoli comuni, ma questo lasciare mano libera è il sintomo di una voglia di confrontarsi là dove si fa meno scalpore, in attesa di chiarire i rapporti di forza tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi sul palcoscenico nazionale.