Geniale e perfezionista
“Disegnare non significa semplicemente riprodurre dei contorni […] il disegno non consiste semplicemente nel tratto: il disegno è anche l’espressione, la forma interna, il piano, il modellato. Che cosa resta d’altro? Il disegno comprende i tre quarti e mezzo di ciò che costituisce la pittura. Se dovessi mettere un cartello sulla mia porta, scriverei Scuola di disegno: sono sicuro che formerei dei pittori.” (Jean-Auguste-Dominique Ingres)
Il suo percorso è singolare e sorprendente. Considerato come un inclassificabile, percepito come l’erede di Raffaello e allo stesso tempo come il precursore di Picasso, tra il maestro della bella forma e quello della non-forma Jean Auguste Dominique Ingres è innanzitutto un “rivoluzionario”. Realista e manierista al contempo, egli affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero. In tale modo viene commentata l’opera di questo particolare artista francese (Montauban, 1780-Parigi, 1867) da Florence Viguier-Dutheil (Conservatore Capo del Patrimonio e Direttrice del Musée Ingres di Montauban) in occasione della grande mostra da lei curata in corso a Palazzo Reale, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, in collaborazione con StArt e il Museo Ingres di Montauban. L’iniziativa si avvale di un Comitato Scientifico composto da Adrien Goetz, (membro dell’Institut de France – Académie des Beaux-Arts), Stéphane Guégan (storico dell’arte), Frédéric Lacaille (Conservatore del Musée national du Château de Versailles), Isabella Marelli (Curatrice della Pinacoteca di Brera) e Gennaro Toscano (Professore universitario e consulente scientifico e culturale presso la Biblioteca Nazionale di Francia, Richelieu). Ma per comprendere meglio il percorso artistico di Ingres l’ambiente in cui in cui operava occorre fare una premessa…Il 12 giugno del 1805, dopo essersi fatto incoronare a Milano, Napoleone I Bonaparte dichiarava di voler “francesizzare l’Italia”. L’espressione, è certamente brutale, ma testimonia, in quel contesto storico, il desiderio di accelerare le trasformazioni della vita pubblica e culturale da parte del Generale divenuto Imperatore e poi Re d’Italia. Coniugando eredità della Rivoluzione e dispotismo autoritario, in effetti la sua politica ha avuto un impatto immediato e duraturo anche al di qua delle Alpi. Proprio in ragione della sua ampiezza e della funzione attribuita alle arti, si è sviluppato uno straordinario incontro tra le diverse tendenze che compongono la modernità europea nella stagione del “Neoclassicismo”, di cui Jacques Louis David (1748-1825), Antonio Canova (1757-1822) e, appunto, Jean Auguste Dominique Ingres sono stati i punti di riferimento. Questa mostra intende presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello e nello stesso tempo vuole restituire alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800 la sua carica di novità e, per così dire, la sua “giovinezza conquistatrice”, con una particolare attenzione a Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Anche gli artisti italiani furono coinvolti nell’ondata di lavori e di cantieri che ne seguì. Appiani nella pittura e Canova nella scultura si avvalsero ampiamente di questa “politica delle arti”, ascrivibile all’arte del governare di Bonaparte. Ma non fu da meno l’iniziativa privata di nuovi protagonisti, estranei al mecenatismo aristocratico: primo fra tutti Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”. Ingres è parte integrante di queste storie incrociate, senza le quali l’Europa di oggi sarebbe incomprensibile. Con la mostra, il pittore delle odalische, nella sua modernità, svela anche la sua italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero. Ingres dimostra presto un talento straordinario per il disegno e, fin dal 1797, è a Parigi nella cerchia di David. Nel 1800 concorre per il “Prix de Rome” e, sei anni più tardi, dopo aver completato il grande dipinto “Napoleone” in costume sacro, è finalmente a Roma, dove può approfondire gli studi e la passione per Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare “italiano” fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici, da poco donata dal granduca di Toscana a Bonaparte. Per documentare la grande varietà stilistica e tematica del “nuovo classicismo” il percorso espositivo si sviluppa in varie sezioni. La prima parte mette in evidenza l’invenzione del nuovo linguaggio figurativo tra l’“Ancien Regime” e la Rivoluzione Francese di cui è protagonista David insieme ai suoi allievi più vicini, con un linguaggio compositivo fatto di corpi virili e di una grande energia. Ma l’“uomo nuovo” che questi dipinti intendono rappresentare si esprime anche attraverso l’evoluzione del ritratto. Molto presto una sorta di “preromanticismo” verrà a controbilanciare l’esaltazione del cittadino devoto ai suoi compatrioti. Girodet incarna questa svolta, precedendo Gros e Prud’hon nell’esplorazione del fantastico, del dramma e del ripiegamento melanconico. Per arrivare al sorprendente “Sogno di Ossian”, uno dei capolavori di Ingres esposti in mostra. Un altro fenomeno decisivo di questa stagione è lo slancio e il successo delle donne pittrici e in particolare di Elisabeth Vigée Le Brun (1755 – 1842), dal 1774 ritrattista ufficiale della regina Maria Antonietta. La sua carriera dovette presto affrontare le rivalità dell’ambiente, ma sarebbe stata inimmaginabile al di fuori della società degli anni ‘70 del Settecento, molto più aperta di quanto si creda. La campagna d’Italia e Napoleone sono protagonisti delle sezioni successive, con alcuni famosi ritratti tra cui quelli di Appiani. All’altra capitale dell’Impero, Roma (in onore di suo figlio che dalla nasita viene chiamato il “Re di Roma”, sono dedicate opere di Greuze, Canova, Gerard, Finelli, con alcuni disegni di Ingres. Una sala è riservata alla figura di Giovanni Battista Sommariva, a partire dal ritratto di Pierre Paul Prud’hon e dalla “Tersicore” di Canova. Il percorso espositivo giunge così al solenne e magnifico ritratto di Napoleone in costume sacro, preceduto da una serie di disegni preparatori di Ingres. La parte finale si può definire una mini-monografica di Ingres con opere eccezionalmente provenienti dal Museo di Montauban: vediamo straordinari ritratti maschili seguiti da un nucleo di disegni, ritratti femminili, di “Veneri” e di “Odalische” dai lunghi colli e dalle anche salienti, oltre ad un dipinto del 1818 che rappresenta la morte di Leonardo da Vinci, tanto più significativo nell’anno in cui si celebra il quinto Centenario della sua morte. In un certo modo Ingres porta all’ultimo stadio di straniamento e di erotismo l’eredità di David e dei suoi migliori allievi (di cui fece parte lui stesso). La mostra intende dimostrare in che modo il suo preteso classicismo sia un’illusione, rivelando il colorista che è dietro il disegnatore e mostrando la sua pittura religiosa in prossimità di odalische Nel complesso sono esposte qui oltre 150 opere, di cui più di 60 dipinti e disegni del grande Maestro francese, riunite grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo come The Metropolitan Museum of Art di New York, Columbus Museum of Art dell’Ohio, Victoria and Albert Museum di Londra, Musée du Louvre, il Musée d’Orsay, il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris oltre al già citato museo di Montaubaun, dal quale proviene il nucleo più corposo di opere, e da grandi musei italiani come la Pinacoteca di Brera e la Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia e ancora da collezioni private. Il catalogo della mostra, contenente diversi contributi critici è pubblicato da Marsilio Editori. In conclusione mi viene personalmente da dire: Ingres “neoclassico”, ma non troppo….
Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 23 Giugno 2019; Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima);
Fabio Giuliani
Vai articolo originale: http://www.giornaledelgarda.info/milano-jean-auguste-dominique-ingres-e-la-vita-artistica-al-tempo-di-napoleone/