Milano – CARLO CARRA’

“Impressionismo mentale” (Roberto Longhi)

Carrà 1a

Nel 1962, per il suo ottantesimo Compleanno, Palazzo Reale dedicò a Carlo Carrà (Quarniento-Alessandria,1881-Milano,1966) una mostra monografica straordinaria curata da Roberto Longhi, anche in considerazione che nel 1954 aveva ricevuto la Medaglia d’Oro di cittadino benemerito, avendo scelto fin dalla sua giovane età Milano come sua seconda patria. Il grande critico, famoso per avere riportato alla ribalta il “Caravaggio” dopo secoli di oblio (vedi “Mostra di Caravaggio e dei Caravaggeschi”, Milano 1951) captava anche nei suoi contemporanei il genio del vero artista. Nel 1987, ancora Palazzo Reale celebrava Carrà con una personale curata congiuntamente dal figlio Massimo e Gian Alberto Dall’Acqua, altro intenditore che lo riteneva un caposaldo dell’arte italiana del Novecento sia per la sua attività artistica che per le sue riflessioni teoriche.   Di nuovo la stessa istituzione museale milanese gli dedica ora questa retrospettiva con ben 131 opere per darci conto di tutti gli episodi della sua ricerca dagli esordi alla fine, presenti le icone che lo hanno reso famoso; illuminante, in proposito, l’espressione di Longhi “Carrà mutava le penne” per significare che però si rinnovava ma sempre coerente ai suoi princìpi.  La curatrice è Maria Cristina Bandera, Direttrice scientifica della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte “Roberto Longhi”, che, sulle orme del grande Maestro, cura anche il catalogo in modo impareggiabile per chiarezza e completezza seguendo l’intero percorso artistico con brani tratti da “La mia vita”, autobiografia dell’artista che ci aiuta a comprendere il suo pensiero; e, proprio da qui, iniziamo a parlare di lui. “La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. (…) A questi princìpi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale. Ritorna quindi nella pittura il numero, cioè la divisione armonica dei piani e degli spazi come ebbero a manifestare nella loro pittura Paolo Uccello e Piero della Francesca. Tutto ciò naturalmente al fine poetico del dipinto.(…) Si tratta dunque di superare le sensazioni puramente fisiche che noi abbiamo nella realtà per intendere nella sua portata specifica il problema pittorico della trascendenza plastica. E poiché io credo che l’arte figurativa sia il superamento del realismo come dato fenomenico esteriore e cioè del verismo, e non debba neanche restringersi alla sola immaginazione, penso che natura e arte sono un binomio inscindibile.” Continuiamo con il giudizio di Roberto Longhi: “Cominciava allora la nuova pittura italiana di cui Carrà fu subito un protagonista. Vedetelo mentre dipinge e quasi sferza la sua tela, con le due smorfie di ogni pittore vero. Sulle labbra, quella della fatica materiale che l’opera sempre richiede all’operaio; sulla fronte, il cipiglio, invece, mentale, mentre s’inflette sulla memoria della propria poesia che sempre duole ripassando per gli occhi.”  Ora, rigorosamente in ordine cronologico, le sette sezioni dell’esposizione lo identificano come l’iniziatore delle diverse avanguardie del Novecento: teorico del “Futurismo” con Marinetti, poi della “Metafisica” con De Chirico, e quindi con il clima internazionale del “Ritorno all’ordine”, per arrivare ad una “rappresentazione mitica della natura” (Carlo Carrà), un approdo per me strepitoso, in particolare con    “Il pino sul mare”, seguito da decine di capolavori. Ogni tappa della sua vita è documentata da elementi tratti da un superbo archivio curato dal nipote Luca, collaboratore della mostra, che ha prestato inoltre tavolozza e pennelli. Vediamo anche un filmato del 1952 scoperto da Andrea Scapolan nella Cineteca Nazionale. Termino con l’appropriato giudizio della curatrice: “Una delle figure emblematiche dell’arte italiana del Novecento”; e io aggiungo, grande in tutti i suoi periodi ed intenditore nelle sue scelte critiche quando fu responsabile della pagina dell’arte per vent’anni, dal 1922 del giornale “L’Ambrosiano”.   Il percorso è sonorizzato dall’album di composizioni da camera di Alfredo Casella, amico del pittore e suo maggiore collezionista, con CD (prodotto da Concerto Classics) allegato ad un catalogo da collezione edito da Marsilio, contenente sei saggi di approfondimento. L’organizzazione e la promozione sono di Civita Mostre, importante realtà atta alla valorizzazione del patrimonio artistico con particolare attenzione al contesto culturale e storico degli autori considerati.

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 3 Febbraio 2019; Orari: lunedì 14.30-19.30;  martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30; (la biglietteria chiude un’ora prima); www.mostracarlocarra.it

Fabio Giuliani

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