Ma i comuni dove sono nelle liberalizzazioni?

Qualcuno mi deve spiegare esattamente il funzionamento della liberalizzazione di taxi e farmacie (e magari altro). O magari mi tocca aspettare che venga pubblicata la riforma. Fatto sta che secondo me la cosa più semplice e vantaggiosa per tutti -categorie colpite, cittadini, amministrazione, burocrazia- sia la delega di tutte le decisioni che hanno un impatto territoriale limitato a una città o una provincia e che non colpiscono i diritti costituzionali di istruzione e sanità (come è appunto il numero di farmacie, di taxi) ai singoli comuni. Tra l’altro dovrebbe stare bene anche ai leghisti in parlamento, essendo una maniera per decentralizzare queste decisioni dalla Capitale ai singoli comuni.

Una volta posti i paletti per evitare il cosiddetto dilemma del prigioniero (magari un comune emette troppe licenze a discapito dei comuni confinanti) da parte dello Stato, si potrebbe delegare in toto la responsabilità del numero di licenze ai sindaci delle città. Se nel mio comune ne volessero emettere 1000, che facciano pure. Se invece volessero azzerare completamente i tassisti mi starebbe altrettanto bene.
Starà al sindaco avere il polso della situazione per bilanciare le esigenze dei cittadini (elettori), dei tassisti (elettori) e contemporaneamente dei servizi complementari come i mezzi pubblici sul territorio, carsharing e blabla e lo stato delle casse municipali. Contenti loro, contenti tutti, no? O mi sono perso qualcosa?

PS: Stessa cosa ovviamente anche per le farmacie, tabaccai, benzinai ecc.
PPS: Fate presto a decidere, che in primavera ci sono le elezioni da me a Desenzano!

Nella foto: «Buongiorno, signore. Dove la porto?» – «Allo zoo, svelto! Mia cugina sta per partorire!»

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