Lo zen e l’arte di raccogliere le castagne

Premessa: questo non è un post ironico.
Ci tengo a precisarlo perché ultimamente la mia credibilità è scesa qualche metro sotto il livello del mare e quando mi accingo a dire qualcosa di serio tutti mi guardano come se si aspettassero la battuta da un momento all'altro. Ragàs (detto in bresciano), ogni tanto qualche riflessione la faccio anche io. Ogni tanto ho detto.

Questa è una di quelle volte: segnatevela, in caso, eh.

Oggi non ho passato la solita entusiasmante domenica in pigiama davanti al computer. No: oggi mi sono alzata relativamente di buon'ora e sono andata con un gruppetto di amici a raccogliere le castagne in un bosco.
Ecco, secondo me c'è qualcuno, tra coloro che legge questo blog, che non è mai andato a raccogliere le castagne in un bosco, ed io vorrei raccontargli questa cosa perché davvero, per me non lo sa che cosa si perde. Il lettore ora penserà: ecco, il solito noioso racconto di una che raccoglie castagne in un bosco e che cosa ci sarà mai di tanto speciale. Il lettore, spiace dirglielo così brutalmente, si sbaglia di grosso.

Perché raccogliere le castagne nel bosco ha in sé un qualcosa di assolutamente ed inspiegabilmente zen: si pensi addirittura che per tutto il tempo non ho nemmeno pensato al fatto che lì non c'era connessione adsl (lapaoly esci da questo corpo, abbiamo detto di essere seri, ok ce la posso fare).
Dicevo, è zen.
Perché? Non lo so.
Però provo a raccontarvi che cosa accade. Accade che tu sei lì che passeggi nel bosco, e tutto intorno a te è natura incontaminata, alberi alti e frondosi e pieni di foglie e tra questi filtrano piccoli raggi di un sole autunnale ancora insolitamente caldo ed avvolgente. E tu sei lì con il tuo cesto (o la tua borsina, ma non è altrettanto poetico) e cammini, tra le foglie secche e tra ricci e castagne. Vedi una castagna, ti chini e la raccogli, poi ne vedi un'altra lì vicino e ti chini e la raccogli e poi vedi un gruppetto di alcune altre castagne e… sì lo sai che cosa devi fare: ti chini e le raccogli. Poi vedi alcune castagne in un riccio ed allora, con i guanti, raccogli il riccio, e lo apri leggermente e scopri che dentro un riccio ci sono 3 castagne. Ed è così per tutti i ricci, non sbagli: in un riccio ci son sempre 3 castagne. La differenza sta nelle dimensioni: possono essere 3 castagne di dimensioni uguali l'una all'altra, ma è raro, oppure una molto grossa e 2 piccolissime, oppure 2 medio-grosse ed una piccolissima, ma sempre, inesorabilmente 3. Ed allora cominci a cercare i ricci, non raccogli quasi più le castagne già aperte, già pronte, cerchi i ricci perché vuoi la , vuoi meravigliarti ogni volta e vedere che cosa ti riserverà il destino in quel momento.
E qualsiasi cosa ti riserva, è per te una piccola conquista in più, un motivo di soddisfazione e di orgoglio, e ti ritrovi come sotto un incantesimo a non voler più smettere, perché senti che in quel momento, senza un motivo apparente, tu stai bene.

Il lettore a questo punto, se ha letto fin qui, penserà che sono una pazza.
Ed io dico a quel lettore che deve provare. Deve andare in un bosco e cercare le castagne. Deve aprire un riccio con le sue mani (guantate) e dirmi se non è un'esperienza favolosa.
Io la proporrei come terapeutica anti-stress. Ma sul serio. -)

Vai articolo originale: http://www.lapaoly.net/2008/lo-zen-e-larte-di-raccogliere-le-castagne/