La famiglia Rambotti di fronte ai problemi sanitari dell’800 e del ‘900

Dei Rambotti di Desenzano conosciamo la genealogia, perché un Giuseppe (1744–1816) figlio di Vincenzo ha lasciato un volumetto manoscritto datato 1770. Gli appunti riportati sono stati trascritti da Maria Andreis e digitati da Giuseppe Tosi con apparato di note chiarificatrici. Li possiamo leggere in: Giuseppe Tosi (a cura di), Diari rivelati, edito nel 2019. Il primo Rambotti desenzanese risulta, nel'500, Rocco, figlio di Pietro, con domicilio in Desenzano e Maguzzano. Di Giovanni Rambotti (1817–1896) si sa molto, infatti è noto per le ricerche paleontologiche. Desenzano ha dedicato a lui una via, il Museo Archeologico che conserva pregevoli ritrovamenti del Lavagnone, e un libro importante di Raffaele de Marinis, Il Museo Civico Archeologico G. Rambotti una introduzione alla preistoria del Lago di Garda, ed. 2000. Lo si deve però ricordare anche per : fu per qualche tempo Segretario Comunale, quindi in epoca asburgica Deputato Amministrativo nel periodo che va dal 1848 al 1859. Durante questi anni fu uno dei responsabili della Commissione Sanitaria per le epidemie di colera del 1849 e 1855. Basta consultare il fascicolo dell'Archivio Storico Comunale di Desenzano relativo alle epidemie, per appurare quale dramma il colera costituisse nel paese durante l'800: l'ospedale inadeguato, le normative d'isolamento molto temute e impraticabili, le terapie inesistenti.

La Commissione Sanitaria, composta da consiglieri comunali che in turni di due ore dovevano restare a disposizione a Palazzo Todeschini dalle ore 6 alle 24 per ogni incombenza, era spesso poco efficiente. Giovanni Rambotti risulta uno dei più attivi commissari nel 1855, in grado di risolvere i problemi più vari che andavano dall'intasamento delle tubature dell'ospedale al reclutamento di infermieri (pochi) assegnati ai domicili dei colerosi dove venivano lasciati senza turnazione. Tutto questo dice poco o niente rispetto alla scarsità di aiuti per una popolazione nella quasi totalità povera e spaventata. Una delle pronipoti di Giovanni Rambotti, Vincenzina (1884–1970), residente nella grande casa di via Dal Molin, sposò il dottor Gian Giuseppe Giustacchini (1870–1944), nominato medico condotto di Desenzano nel 1896, quando questi aveva solo 27 anni. Sostituiva il dottor Eugenio Papa, uno dei del noto dr. Pietro Paolo Papa, che nel 1849 aveva suggerito una terapia per curare il colera, sperimentata su se stesso una volta contagiato.

Nel 1915 il dr. Giustacchini fu richiamato nell'esercito e come ufficiale medico visse la I guerra mondiale. Ritornato a Desenzano, affrontò l'epidemia di'spagnolà che colpì soprattutto i quartieri allora super affollati di via Stretta Castello, di Contrada dei bò e di Capolaterra. Ed è dai vecchi abitanti di via Stretta Castello che è tramandato il ricordo della sua opera a favore di poveri contagiati della terribile influenzàspagnolà. Angelica, la figlia di Rambotti-Giustacchini, sposò il medico chirurgo Dante Barberini (1905–1967), impegnato come chirurgo all'Ospedale Civile di Desenzano di via Gramsci. Con autorevolezza questi affrontò i problemi della sala operatoria in tempo di guerra, quando gli impiegati del nosocomio Italo Baccolo o Enrico Chimini dovevano alle 6 di mattina portare le provette da analizzare a Brescia in bicicletta, e ritornare con i risultati delle analisi dei giorni antecedenti entro le 9 del mattino. Il dottor Barberini è morto ancora abbastanza giovane.

Negli anni'70 del secolo scorso si potevano trovare anziani che raccontavano sui due medici aneddoti a testimonianza della loro umanità. Ancor oggi vivono le eredi che conservano le memorie della famiglia Rambotti-Giustacchini- Barberini.

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