La democrazia del “mi piace”

Leggo su Repubblica delle lamentele del sindaco di New York City, M. Bloomberg, riguardo l'impossibilità di avviare iniziative legislative a lungo termine senza essere sommersi da tweet e post su Facebook di proteste.
In effetti il cosiddetto 2.0 è un formidabile alleato della democrazia e della partecipazione diretta del cittadino alla vita , ma le caratteristiche proprie di questi strumenti: velocità e l'esigere risultati immediati, cozzano contro la necessità di programmazione che l'attività politica richiede.

Il cittadino attraverso social network, blog e co. ha più possibilità di svolgere al meglio il proprio compito (di cittadino appunto, non di suddito), ma questo rischia di trasformarsi in un impegno superficiale, una sorta di lavarsene le mani.
Cliccare sul tasto “mi piace” o lasciare un breve commento, danno solo l'illusione di essere parte attiva del processo democratico, ma non possono certo bastare.
Oltre al fatto che si è più portati a lasciare commenti quando si è contro piuttosto che quando si è a favore, e quindi contare i commenti favorevoli e contrari a una certa proposta non può essere considerato indice dell'opinione comune.

Insomma, penso che il web sia un'arma in più nelle mani del cittadino, ma non può sostituire completamente una partecipazione attiva.

Vai articolo originale: http://filisetti.blogspot.com/2012/03/la-democrazia-del-mi-piace.html

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