l’era del PIL

Quella che stiamo vivendo è senza dubbio l’era votata al PIL. Per capire a fondo cosa si intende per decrescita dobbiamo prima tentare di spiegare cosa sia il PIL  e cosa questa “devozione” comporti sull’uomo e sul Pianeta.

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all’interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l’anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi.

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Nell’immaginario collettivo i concetti di benessere e di PIL sono tra loro strettamente collegati.

Ogni giorno, ormai da anni, ogni telegionale e ogni giornale ci aggiorna sullo stato di questo malato immaginario, il Prodotto Interno Lordo appunto. Ogni giorno ci viene spiegato che se sale il PIL cresce il benessere e quindi tutti stiamo meglio. Se scende il PIL inizia l’ecatombe.

Per cercare di spiegare ad una persona che cosa sia e cosa non sia il PIL non esiste nulla di meglio di questo stralcio di un discorso di Robert Kennedy :

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

In parole povere, tutto ciò che è interessato da un passaggio denaro, si tratti di merci o di servizi, va ad incrementare il PIL.

La marea nera che dal giugno 2010 sta affliggendo la Louisiana avrà quindi un risvolto positivo. Infatti tutto il lavoro che si sta facendo per chiudere la falla, per contenere i danni e per la bonifica del territorio invaso dal petrolio aumenterà il PIL americano.

Gli americani, che non si saranno suicidati prima, quando vedranno quel segno + davanti al numerino del PIL si convinceranno di stare meglio, si sentiranno più felici.

La marea nera, l’uragano Katrina, le alluvioni del Brasile, il terremoto de L’Aquila. Tutti disastri che,  nei giusti tempi, aiuteranno ad incrementare il PIL ma di sicuro non  miglioreranno la vita delle persone.

Nel PIL non sono conteggiati tutti quei beni donati, barattati, riciclati ed aggiustati. Non conteggia le cure della famiglia verso gli anziani, le cure della mamma verso il proprio figlio. Non conteggia il lavoro casalingo e il volontariato. Non conteggia i rapporti tra le persone.

Il PIL non conteggia tutte quelle cose che sono poi le vere cose importanti nella vita di una persona.

Un politico non viene giudicato sui risultati delle sue azioni, ma su quello che è riuscito a far credere d’aver fatto. Non si valuta se ha portato un reale beneficio alla vita dei suoi concittadini ma se, nel suo mandato, è aumentato o diminuito il PIL.

C’è una cosa che accomuna destra e sinistra: la rincorsa alla crescita economica senza fine e, quindi, del PIL.

Mi sto convincendo che il punto di partenza sia questo: smontare l’immaginario legato al PIL, smontarlo per poi creare qualcosa di diverso.

Vai articolo originale: http://www.simonezuin.it/wordpress/?p=1605

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