l’attuale amministrazione di san felice del benaco ha fatto perdere 15 mila euro alla comunità?

Sul punto acqua avevo scritto al Sindaco di San Felice del Benaco, Paolo Rosa. La mia lettera non ha mai ricevuto risposta. Nessun problema.

Si, mi rendo conto, sono piccole cose ma sono proprio queste quelle che fanno trasparire una certa sensibilità sociale ed ambientale. Piccole cose come il punto acqua con una bacheca dove affiggere regolarmente le analisi dell’acqua del civico acquedotto (che un normalissimo cittadino credo non abbia ancora modo di vedere). Piccole cose come la messa al bando degli shopper in polietilene o come l’uso della carta riciclata per il notiziario comunale (oggi ritornato in perfetta carta patinata poco amica delle nostre foreste). Penso poi alla mancata partecipazione all’iniziativa nazionale “Puliamo il mondo” e alla mancata approvazione delle mozioni contro la privatizzazione dell’acqua.

Del PGT non ne parlo. Ne sta già parlando il volantino dell’Associazione San Felice più Felice.

Essere ambientalisti (difensori del creato) oggi è una moda. Esserlo davvero e viverlo nella quotidianità non è ne semplice. Ambientalisti non si diventa, si nasce.

A parole l’ambiente e la tutela del territorio sono una priorità per questa amministrazione. Priorità che non si ritrova di certo nei fatti. Ambiente e tutela del territorio non sono priorità reali come non lo è la cultura. E’ bastato meno di un anno per far perdere importanti posizioni al nostro comune sulla “classifica dei comuni dove si fa cultura”.  Fino a prima dell’arrivo di questa amministrazione San Felice era un luogo di cultura riconosciuto a livello comprensoriale. Oggi non è più il riferimento che era. Sul tema cultura e sulle iniziative di quest’estate tornerò in un prossimo post.

Mi si dirà che non ci sono i soldi. Balle. E’ solo questione di idee e strategie e qui di idee e di strategie non ce ne sono. Di questo ormai se ne è accorta anche la maggioranza dei sanfeliciani. La luna di miele è finta.

Sul tema “punto acqua” ti invito a leggere questi due articoli riguardanti il punto acqua nella Provincia di Brescia.

LA MAPPA – Bresciaoggi – Mercoledì 29 Settembre 2010 PROVINCIA, pagina 20

I punti acqua installati in provincia sono 86, mentre altri 5 sono in fase di ultimazione (Gardone Riviera, Lumezzane piazzale piscina, Pezzaze, Polvaveno e Tremosine). Secondo il progetto della Provincia avrebbero dovuto essere 107, spalmati in 99 Comuni. Purtroppo qualche amministrazione non ha fatto domanda o ha rinunciato al servizio. Pesano in termini di servizio alla comunità e al turismo le rinunce fatte da Desenzano, Salò e San Felice: forse hanno pesato le possibili lamentele dei gestori di bar e negozi? Il punto acqua non è stato installato anche a Bione, Castelcovati, Comezzano-Cizzago, Magasa, Montichiari (2), Roccafranca, Roncadelle, Rovato, Trenzano e Urago.

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IL RAPPORTO. Presenti in 86 Comuni, i distributori gratuiti si sono dimostrati un’iniziativa di successo. Il risparmio per i consumatori è stato calcolato in 1,2 milioni
L’acqua delle fontane pubbliche va a ruba

Nel 2009, con 40 punti di erogazione, sono stati distribuiti 4 milioni di litri Cifra destinata a crescere di molto grazie al raddoppio degli erogatori

di Pietro Gorlani – Mercoledì 29 Settembre 2010 PROVINCIA, pagina 20

Successo superiore alle aspettative per i punti acqua installati in questi ultimi due anni dalla provincia in 86 Comuni. Le cifre fornite dell’Aato parlano chiaro: solo nel 2009 (con quaranta fontane installate) i bresciani hanno spillato 4milioni di litri d’acqua, ovvero 16mila bottiglie da un litro e mezzo al giorno, con un risparmio per il portafogli di circa 1,2 milioni di euro. E per l’anno in corso si stima un raddoppio dei consumi (visto che sono raddoppiate le fontane).
INSOMMA, l’iniziativa voluta fortemente due anni fa dalla Provincia di Brescia per invogliare i bresciani a bere l’acqua dell’acquedotto (che è la stessa dei punti d’acqua) e ridurre il consumo di acqua in bottiglia di plastica, sta dando rosei risultati. E’ quel che si dice una buona notizia.
Impazza l’acqua alla spina, insomma. Dalle valli al lago di Garda, dalla Bassa alla città, l’estate appena finita ha visto un notevole affollamento di persone davanti alle fontane in marmo di botticino che erogano gratuitamente acqua naturale (a temperatura ambiente o refrigerata) e anche gassata. Tant’è che in più di un paese si sono registrati litigi nelle fasi di approvvigionamento.
DUE I MOTIVI principali del contendere: spesso i residenti (a torto) contestano a qualche «straniero» il diritto di prelevare acqua (l’abbiamo sperimentato noi stessi nella Bassa, a Barbariga e Brandico, ma la gelosia per la propria fontanella è presumibile si sia estesa anche in altre zone della provinicia). Sbagliano. Il regolamento Aato dà la possibilità a tutti di abbeverarsi, perché i costi del servizio sono a carico del gestore idrico di riferimento (A2A, Aob2, Garda1) e non del Comune. Debbono però rispettare una ferrea regola valida su tutta la provincia: il limite massimo di prelievo è di sei litri a testa. «È un limite giusto – spiega Marco Zemello, direttore Aato – per impedire che qualcuno arrivi con contenitori da decine di litri, creando code e negando la possibilità ad altri di usufruire del servizio. Se qualcuno riscontra questa irregolarità può chiamare benissimo la polizia municipale». Altra raccomandazione del direttore Aato: la fontana eroga comandata da una fotocellula posta sotto il rubinetto; non va premuta per non danneggiarla, come già successo, ma basta attendere qualche secondo e ripartirà.
ACQUA BUONA O BENEDETTA? Sarà l’estetica particolarmente riuscita del marmo di botticino e della tettoia che riprende lo stile dei vecchi lavatoi, sarà la gasatura e la refrigerazione gratuita (che spesso però finisce e i gestori impiegano diverso tempo a ricaricare), fatto sta che tantissimi bresciani pensano che l’acqua erogata dai punti acqua sia migliore, molto migliore, di quella che esce dall’acquedotto.
«Invece come qualità è assolutamente la stessa di quella che scende dal rubinetto di casa – taglia corto Zemello -. Eppure abbiamo avuto anche una segnalazione di una signora convinta che quell’acqua fosse benedetta, per via dell’effige della Madonna presente sul marmo della struttura…”.
COSTI DEL SERVIZIO. L’installazione del punto acqua veniva finanziata per 15mila euro dalla Provincia; una cifra che nella stragrande maggioranza dei casi è bastata ai singoli Comuni per coprire i costi completi di installazione del distribuore.
Ci sono poi i costi di manutenzione e dell’erogazione di acqua, a carico del gestore di riferimento: circa 2200 euro l’anno, compresa la sostituzione delle bombole di anidride carbonica e lo smontaggio del kit nel periodo invernale (quando la fontana resta chiusa al consumo del pubblico). «È una cifra molto bassa – conclude Zemello – sostenuta dalle multiutility senza alcun problema».

Vai articolo originale: http://www.simonezuin.it/wordpress/?p=2026

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