Il Garda scende di un centimetro al giorno: no all’ipotesi di cessione di acqua al Po

 Il Garda scende un centimetro al giorno. Di questo passo a fine agosto rischia di raggiungere i livelli minimi toccati nel 2003 e nel 2007, mettendo a rischio l’approvvigiornamento idrico di alcuni Comuni. Ecco perché di fronte all’ipotesi che il più grande lago italiano ceda al Po e ai campi agricoli più acqua rispetto a quella che già dà, dalla Comunità del Garda e dai sindaci lacustri si alza un secco «no».

«Sarebbe inutile per il Po e metterebbe a rischio il lago – spiega il segretario della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa -. Un rischio non tanto e non solo turistico, ma anche idropotabile, dal momento che molti comuni gardesani pescano dal lago l’acqua per l’acquedotto». Ceresa squaderna dati e mostra andamenti. «Abbiamo davanti tre mesi difficili, l’imperativo categorico è tutelare l’acqua del Garda e risparmiarla. Questo non toglie che se servirà un gesto di solidarietà lo potremo fare. Ma sarà un atto simbolico, non risolutivo dei problemi del Po». 

Se ne parlerà lunedì, a Salò, nella sede della Comunità del Garda, in un incontro chiave tra i rappresentanti del Benaco e l’Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po: al tavolo i sindaci di Sirmione Luisa Lavelli (per la sponda bresciana), Torri del Benaco (per Verona) e Torbole (per Trento), i rappresentanti di Garda Uno Mario Bocchio e Ags Angelo Cresco, il segretario Ceresa, il segretario generale di Aipo Meuccio Berselli e il direttore Luigi Mille. 

In numeri

EMBED [Leggi anche]Ieri, 22 giugno, il Garda era a 74 centimetri sopra allo zero idrometrico. Un anno fa era a 125 cm. Dieci giorni fa a 84. Ha perso 10 centimetri in 10 giorni. «I calcoli sono presto fatti – spiega Ceresa -: nel lago entrano dal Sarca 20 metri cubi al secondo e dallo scarico di Salionze ne escono 65, acqua che va ad alimentare il Mincio ma anche i canali irrigui Virgilio e Seriola. Non piove e non c’è neve. Il livello del lago cala di un cm al giorno. Rispetto alla media del periodo degli ultimi anni ci manca mezzo metro d’acqua». Nel 2003 si era scesi a 14 cm sullo zero idrometrico. Nel 2007 addirittura a 10 cm. Ma era fine agosto. «Si tratta di livelli critici, ai quali non ci può essere più alcuna uscita di acqua» spiega Ceresa. Bisogna dunque pensare in prospettiva.

Anche perché per salvare il Po «servirebbe uno scarico di 300 mc al secondo, qualcuno dice 500». Numeri mai visti e impossibili da attuare. E «liberare 10-15 mc in più non risolverebbe i problemi del fiume ma metterebbe in difficoltà il Garda» insiste Ceresa. Il lago rappresenta il 40% dell’acqua dolce italiana. «Un’acqua di qualità, migliore rispetto agli altri laghi italiani ed europei». Filtrata e trattata alimenta gli acquedotti. Un patrimonio che va tutelato e che sarà sempre più prezioso (anche per l’uso umano) se le crisi idriche dovessero ripetersi. Non è un caso che il Governo abbia stanziato 100 milioni per un nuovo depuratore. Insomma, «se il Garda darà un supporto, sarà in segno di solidarietà – spiega Ceresa -. Lunedì valuteremo tutte le proiezioni. Ma di più non possiamo fare».

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I Comuni

La coperta è corta. La sindaca di Sirmione Lavelli precisa: «Non deve essere una contrapposizione tra territori. Va trovato un equilibrio tra tutte le parti. Lunedì ci siederemo attorno al tavolo per trovare una giusta soluzione. Il Garda è il bacino più importante che abbiamo, una riserva nazionale che va tutelata». Il primo cittadino di Salò Gianpiero Cipani sposta l’attenzione sul tema depurazione: «In questi anni Comunità del Garda e Comuni gardesani avevano ragione a battersi per mantenere i livelli del lago e preservare la qualità delle acque. Ci siamo battuti contro luoghi comuni insensati. Un nuovo depuratore è fondamentale. Si tratta di impianti che potrebbero risolvere molti problemi dell’agricoltura: ora tutti spingono per l’uso delle acque reflue depurate nei campi. Il progetto di Acque Bresciane punta con forza su questo aspetto».

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