I genitori di Greta: «Non accettiamo che non si siano fermati»

Tra le mani le fotografie, il formato digitale dell’album di famiglia. Quella famiglia che da due settimane non è più la stessa. «Qui sembra l’immagine di una pubblicità» dice papà Raffaele mentre passa l’immagine della ragazza sulla scaletta di una piscina, sorridente sullo sfondo delle acque azzurre del lago di Garda. La commozione allo scatto successivo blocca la voce. «Ecco la mia dottoressa» è il commento all’immagine della figlia il giorno della laurea. «La triennale, perché la magistrale l’avrebbe presa tra poco» si inserisce mamma Nadia. Quello stesso traguardo che le amiche di Greta hanno chiesto di poter raggiungere per lei inviando una lettera la rettore dell’Università Statale Tira.

«Greta era il nostro amore, la nostra vita. Era tutto quello che avevamo» è il pensiero della signora Nadia. E poi il papà Raffaele: «Era una principessa, la mia principessa. In casa la chiamavo princi». I sogni, i progetti, le ambizioni di Greta Nedrotti si sono infranti contro quel maledetto motoscafo che due settimane fa, la sera del 19 giugno, l’ha sbalzata dalla barca sulla quale era ferma in mezzo al lago per una serata romantica Umberto Garzarella. Lui morto sul colpo, lei annegata. I genitori lasciano correre i pensieri: «Me li immagino in barca sdraiati, tranquilli, che guardavano le stelle. Erano due persone che non facevano male a nessuno e gli hanno spezzato la vita. Loro sono morti, tutto il resto è relativo».

«Noi non abbiamo più la nostra figlia, i genitori di Umberto piangono il loro ragazzo e chi ha provocato l’incidente è in Germania. Non so a fare cosa e nemmeno mi interessa, ma è la cosa che più mi fa rabbia» si sfoga il padre di Greta. I genitori non hanno più nemmeno la forza di piangere. Il dolore per la scomparsa della loro unica figlia si mischia ad un sentimento di impotenza e rabbia per quello che è accaduto dopo l’incidente. Il rifiuto all’alcol test da parte del proprietario del Riva e poi il ritorno a Monaco di Baviera già il lunedì successivo alla tragedia. Senza dimenticare la lettera inviata ai familiari da parte dei due tedeschi. Senza firma. E senza scuse.

«Il fatto che la Procura abbia chiesto ora l’arresto di chi guidava mi fa dire che almeno la giustizia c’è. Siamo contenti che ci sia stata una svolta» commenta il papà della 25enne. «Mia figlia poteva essere soccorsa e questo non lo perdono» aggiunge. «L’incidente ci può stare, ma quello che non accetto è che uno non si fermi a controllare, accertarsi di quanto accaduto». Poi la sentenza: «L’incidente lo avremmo accettato, ma così no. Non possiamo accettare che uno vada via. Mia figlia non me la dà indietro nessuno, però devono capire lo sbaglio che hanno fatto, forse Greta poteva anche essere salvata». Pausa, silenzio, gli occhi che tornano lucidi. «La nostra vita è finita, il nostro futuro è bruciato, ma vogliamo e dobbiamo lottare per loro. Per Greta e Umberto. Per la verità su questo incidente. Lo chiamiamo incidente solo perché vogliamo essere buoni» sono le parole del papà di Greta. «Lotteremo fino alla fine dei nostri giorni per ottenere giustizia» gli fa eco mamma Nadia. Tra le mani le foto della loro unica figlia che non c’è più. «E non riusciamo ancora a rendercene conto».

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