Femminicidio (ma non solo): non è questione di proteggere le “fasce deboli”

Mi è sempre sembrata tanto mediatica questa definizione. Pensavo, per il femminicidio come per l’aggravante omofobica o razzista all’omicidio, che ci fosse un po’ troppa enfasi sul CHI si uccide o si aggredisce, perchè in fondo chi è violento è violento, chissenefrega contro chi. Mi sembrava che battersi per queste definizioni giuridiche non rendesse servizio alla lotta per la parità. Mi sbagliavo. Ed ho capito perchè. Qui non si tratta infatti di difendere categorie deboli, ponendo una bandierina di motivazioni abbiette perchè contro l’etica, non parliamo di politicamente corretto, non sono categorie più meritorie di difesa di altre. Il femminicidio, la violenza contro i gay, l’atto razzista, nascono da una certa cultura, con una specifica motivazione psicologica, sociale, culturale, che va al di là della violenza di per se stessa. Per fare in modo che questi atti possano essere meglio contrastati (alla radice, prima che vengano commessi) ci vuole una preparazione specifica, che va oltre il rifiuto della violenza. Anche per gli atti di bullismo contro i bambini fragili, in sovrappeso, di colore o spesso anche solo comportamento diverso, non vengono dalla stessa radice, ma ognuno da radici distinte, che vanno indagate, conosciute una per una, perchè possano essere combattute con consapevolezza (anche dalle donne stesse, per esempio).

Bene la rappresentazione dalanti a Montecitorio ieri, voluta dal Ministro Carrozza, ma adesso ci vuole sostanza!

Bene la rappresentazione davanti a Montecitorio ieri, voluta dal Ministro Carrozza, forse si è accorta che sono proprio i suoi colleghi ad aver bisogno di non chiudere gli occhi… Ma adesso ci vuole sostanza! (da corriere.it)

La violenza può essere la stessa nel risultato ed è pacifico che nessuna violenza sia accettabile, ma per fronteggiare efficacemente ognuno di questi atti, dobbiamo conoscerne profondamente le motivazioni socio-culturali che la nutrono: affermare che la violenza non è mai una soluzione non basta. Questi passaggi legislativi servono ad identificare chiaramente non le categorie aggredite, ma le ragioni per le quali gli aggressori arrivano a tanto: e fermarli, partendo dall’educazione. Mi ha colpito in questi giorni il programma che partrirà nelle scuole elementari e medie a Torino: spero che sia un pilota e che possa presto apparire in tutte le scuole. Ed è desolante che a Roma siano riusciti a far “slittare” ogni singolo provvedimento che vada nella direzione legislativa e socio-culturale necessaria, infarcendo leggi e decreti di emendamenti, perchè possano fare felici tutti (i parlamentari), non facendo alla fine felice nessun cittadino. Ma oltre alle motivazioni culturali, religiose, politche e soprattutto elettorali di questi emendamenti, mi spiegate cosa ci fanno emendamenti sulle Province, nella legge sul Femminicidio???

Poi, certo, non scordiamo l’educazione l’attenzione e l’esempio che diamo in casa, spesso incosapevolmente!!

Vai articolo originale: http://scrivoxvizio.wordpress.com/2013/09/26/femminicidio-ma-non-solo-non-e-questione-di-proteggere-le-fasce-deboli/

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