Depuratore del Garda, sindaci in rivolta: «Decreto da cambiare»

«Rivolgiamo un appello a tutti i parlamentari bresciani di ogni appartenenza affinché il decreto di nomina del commissario, che dev’essere convertito in legge dal Parlamento, sia emendato o cambiato per dar modo e tempo al commissario stesso di portare avanti il suo mandato con un nuovo studio, vero e approfondito, dove si scelga il miglior corpo recettore finale per minimizzare l’impatto ambientale e solo di conseguenza la localizzazione in uno dei Comuni gardesani, come la politica bresciana aveva correttamente deciso». Così i sindaci di Gavardo, Montichiari, Muscoline e Prevalle, che nei giorni scorsi sono stati convocati dal prefetto, nell’ambito delle consultazioni promosse da Attilio Visconti nelle sue vesti di commissario del Governo per la depurazione della sponda bresciana del Benaco.

«Al prefetto – riferiscono i sindaci – abbiamo evidenziato come, a nostro giudizio, la nomina di un commissario sia il riconoscimento dell’operato fallimentare degli enti che hanno imposto sempre e immotivatamente come scelta il Chiese quale corpo recettore, e che costituisca inoltre la completa delegittimazione dei territori e dei suoi rappresentanti istituzionali, azzerando così l’accordo tra Ministero dell’ambiente e Regioni, il regolamento regionale, la conferenza dei Comuni dell’Ato, la “mozione Sarnico”. Abbiamo poi stigmatizzato – proseguono – il fatto che Acque Bresciane abbia consegnato al commissario solo gli studi di fattibilità di Montichiari-Gavardo e di Lonato, e non gli altri cinque scenari previsti. E ancora, abbiamo sottolineato che, pur rispettando la scelta di individuare quale consulente l’Università di Brescia, rimaniamo molto dubbiosi non tanto sull’ente, quanto sulle eventuali figure tecniche di supporto, i cui studi in proposito abbiamo in passato più volte criticato».

In merito al decreto di nomina del commissario, i sindaci parlano di «pesanti ingerenze gardesane. A fronte di un finanziamento unico dell’impianto da parte del ministero, sbagliata è stata la decisione di indicare un commissario solo per la sponda bresciana. A ciò va aggiunto che le premesse ove si richiede la dismissione dell’attuale sublacuale perché giunta al termine della propria vita sono completamente infondate: nessun ente lo ha certificato assumendosi la responsabilità di tale dichiarazione. È evidente quindi che chi ha voluto il commissario ha poi influito pesantemente, blindandone il mandato al fine di far propendere la scelta in maniera obbligata su Gavardo e Montichiari. Uno schiaffo in faccia a tutta la comunità del Chiese e alla politica bresciana che, con la “mozione Sarnico”, aveva assunto una chiara decisione».

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