La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna all’ergastolo di Giacomo Bozzoli, ritenuto colpevole dell’omicidio dello zio Mario Bozzoli, imprenditore di Marcheno, scomparso l’8 ottobre 2015. Secondo la giustizia, Mario Bozzoli sarebbe stato ucciso e il suo corpo distrutto nel forno della fonderia di famiglia, in concorso con gli operai Oscar Maggi e Giuseppe Ghirardini.
Le motivazioni della condanna, contenute in un documento di 30 pagine, sottolineano l’importanza dell’esperimento giudiziale condotto durante il processo di primo grado. Questo esperimento, suggerito dal presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò, ha dimostrato la plausibilità della tesi secondo cui il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato distrutto nel forno. Durante il dibattimento, fu introdotta la carcassa di un maialino già deceduto nel forno di una fonderia simile a quella della Bozzoli, verificando che l’animale venne completamente carbonizzato e polverizzato. I periti stabilirono così che il mancato rinvenimento dei resti della vittima non contraddiceva l’ipotesi dell’accusa.
La Corte ha quindi respinto l’obiezione avanzata dalla consulente del pubblico ministero, la professoressa Cristina Cattaneo, che aveva inizialmente sostenuto l’impossibilità di una totale distruzione del corpo umano nel forno. Secondo la Cattaneo, in base alla sua esperienza in cremazioni, si sarebbero dovuti trovare resti ossei o dentari. Tuttavia, l’esperimento ha dimostrato che, in un forno industriale come quello della fonderia, tali residui potevano essere polverizzati, rendendo plausibile l’ipotesi dell’occultamento del corpo di Mario Bozzoli.
La sentenza della Cassazione chiarisce che l’esperimento giudiziale ha superato l’obiezione della consulente, rendendo credibile l’inserimento del corpo nel forno grande della fonderia di Marcheno. Questo elemento è stato decisivo per sostenere la tesi dell’accusa e confermare la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli.
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