Come reagirà il settore online all’applicazione del Decreto Dignità? Pregi e difetti del provvedimento legislativo

È una crescita verticale quella che ha visto protagonista il segmento dei casinò online. I dati, infatti, disegnano una situazione rosea, florida e positiva: 50 euro mensili di spesa media pro capite, una crescita di profitti del gioco che arriva a 350 milioni di euro di introiti per i soli casinò online, al cui interno la fetta più importante è destinata alle slot machine, che da sole attirano la metà della spesa totale generata. Una crescita che va di pari passo alla diffusione capillare, non più vincolata ai luoghi fisici ma che attraverso internet (e la sua sempre maggiore velocità) e la tecnologia mobile sta lentamente raggiungendo ogni strato della popolazione. Basti pensare che l’età media allarga la sua forbice: siamo tra i 25 e i 45 anni, soprattutto uomini, soprattutto del centro-sud.

I primi report del 2019 confermano le attese positive che nutrivano gli esperti: i casinò online hanno sempre più introiti e registrazioni sulle rispettive piattaforme ed ad attirarli sono soprattutto le slot di nuova generazione, che dominano il segmento sia a livello di incassi che di utenze. Tra le stime non rientrano ancora gli introiti e le spese derivate dalle inserzioni pubblicitarie, di cui parleremo più tardi soprattutto in relazione al Decreto Dignità, ma quello che risulta evidente è l’esistenza di un bacino economico interessante per investimenti da parte di operatori nazionali e internazionali.

Abbiamo nominato il Decreto Dignità, la legge voluta dal Ministro del lavoro Luigi Di Maio, fortemente criticato dal settore del gambling. Voluta per limitare i danni collegati alla ludopatia (riducendo la sua esposizione verso persone più sensibili) e per rendere questo settore più sicuro e responsabile, la legge rischia di essere un boomerang negativo. Il Decreto infatti prevede forti limitazioni per la pubblicità del gioco e colpirà sia quella diretta che quella indiretta. Il nodo della questione verte soprattutto sull’articolo 9, dove, secondo gli esperti, sarà necessario rivedere i confini di liceità tra informazione e pubblicità rispetto a tutte le piattaforme sui cui questa potrà essere veicolata. Si prevede infatti una fase in cui saranno riesaminate le piattaforme social e web, i cartelloni pubblicitari, i banner, le attività fisiche che offrono premi di gioco mentre, entro il 2022, tutte le tradizionali slot machine saranno aggiornate e sostituite con altre, per il cui accesso sarà fondamentale la tessera sanitaria magnetica. Un provvedimento che sarebbe dovuto essere operativo dai primi di gennaio 2019, ma la data ora è slittata al prossimo luglio.

A preoccupare gli esperti sono, soprattutto, gli effetti della mancata informazione sull’utenza. Il primo rischio è quello della proliferazione del gioco d’azzardo illegale: meno pubblicità vuol dire meno informazione responsabile, meno differenziazione tra piattaforme certificate e quelle prive di controllo e di autorizzazione. È quello che i tecnici chiamano “sommerso”, un sottobosco potenzialmente catastrofico. Tra gli effetti positivi annoveriamo invece il RUA (Registro Unico delle Autoesclusioni), un modo personale e indipendente per allontanarsi dal gioco e da tutte le piattaforme di azzardo.

Pregi e difetti, insomma, di cui occorre ancora discutere e su cui i legislatori devono confrontarsi con gli addetti ai lavori. Per non intaccare un’industria in salute.

 

 

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