Che pacco ‘ste cover band anni ’70-’80, alcuni consigli

Estate sul Garda, tempo di sagre, ma soprattutto di musica dal vivo.
Band di vario genere suonano e mi piace andarle ad ascoltare.

Dopo l’ascolto dell’ennesima cover band rock anni ’70-’80 stavo riflettendo che personalmente mi hanno veramente stancato: stessi brani triti e ritriti fino all’inverosimile, stesse modalità.

Analizzando le performance e i motivi della mia crescente nausea verso queste band, anche alla luce della mia pluriennale militanza in una di esse, ho provato ad elaborare qualche suggerimento:

  • Non suonate per voi stessi
    Ricordatevi che vi state esibendo per il pubblico e non per voi stessi. Quindi sempre spalle e sguardo verso il pubblico, al bando quelle facce tristi, simil-incazzate, ma compiaciute per il fatto di suonare un genere che, sappiate, solo voi e pochi altri vostri coetanei ritenete “superiore”, evitate poi di autocomplimentarvi per degli assoli spesso autoreferenziali che non sono “al servizio” del brano che state suonando e che divertono, altrettanto spesso, solo voi.
  • Put music first
    Evitate i protagonismi personali, ricordatevi che la gente è venuta ad ascoltare soprattutto la musica e non tanto voi.
  • L’importanza del Piano e Forte
    Ricordatevi di far riposare le orecchie del pubblico ogni tanto. In tutta la musica, ma in genere in tutte le esperienze, è fondamentale alternare momenti di “pieno” e di “vuoto”, di “forte” e di “piano”, anzi, spesso l’emozione scatta proprio da questi contrasti. Quindi evitate sempre suono pieno e forte dall’inizio alla fine, è molto stancante e dopo un po’ annoia.
  • Lasciate stare il pubblico
    Vi prego, evitate di voler coinvolgere a tutti i costi le persone del pubblico dirigendo verso di loro il microfono e forzandole a cantare insieme a voi un pezzo del ritornello. Non preoccupatevi, se voi sarete bravi e la musica coinvolgente accadrà naturalmente senza bisogno di forzature.
  • Al bando il finalone sui piatti
    Evitate il classico finalone “casinista” sui piatti e con tutti gli strumenti che suonano insieme al massimo, ci sono tanti modo carini ed eleganti per terminare un brano o un concerto: su, forza, un po’ di fantasia.
  • La potenza della sobrietà
    La vera protagonista è la musica che state suonando, non voi, quindi mettevi al suo servizio anche come sobrietà nella presenza scenica oltre che come impegno nell’esecuzione, non prevaricate i brani musicali. Può sembrare un paradosso ma solo con questa umiltà emergerete come presenza.
  • Siate voi stessi
    Se potete evitate la fedele completa esecuzione del brano come da registrazione su vinile, provate ad inserire qualche piccolo (ma mi raccomando piccolo e sempre al servizio del brano!) frammento riarrangiato in modo originale da voi, aiuterà a renderlo meno prevedibile e più emozionante, sempre per il gioco dei contrasti di cui sopra.
  • Siate un gruppo
    Non fate a gara a chi suona più forte o a chi è più estroso o virtuoso, in un gruppo e soprattutto in ogni brano ogni strumento ha un suo ruolo ben definito all’interno di un preciso equilibrio di suoni e ruoli. Prendendo a prestito da un discorso di Barack Obama, direi che dovete puntare a dare una sensazione di compattezza e a diventare E pluribus unum: “Out of many, one” (“Da molti, uno”)
  • Evitate “thank you” e “one more time”
    Ricordatevi che non siete in un tour europeo, nelle nostre sagre di paese il pubblico è spesso locale, quindi evitate il “thank you” alla fine degli applausi o il “one more time“: le facce stranite che vi guardano dovrebbero essere un indizio convincente. Va benissimo l’italiano, al limite anche il dialetto. :-)
  • etc. etc. etc. …

L’unica eccezione tra questi gruppi sono stati i FunkUpHillFunky che, manco a dirlo, suonano vecchi classici del funky anni ’70 e ’80.
Molto bravi e coinvolgenti, compatti, fedeli e “giudiziosi” nell’esecuzione, molto originali e spiritosi nell’abbigliamento, piacevolmente solari, bella padronanza scenica, ottimo ritmo nell’alternanza dei brani che eseguono senza soluzione di continuità “mixandoli” alla perfezione.
Il successo è stato notevole e il pubblico con grande naturalezza e spontaneità era sotto il palco a ballare e a scandire e mimare insieme il classicissimo “uaiemmsieiiii” YMCA! :-D

Vai articolo originale: http://garda2o.wordpress.com/2011/08/01/che-pacco-ste-cover-band-anni-70-80/

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