Celacanto, il pesce venuto dal passato

Latimeria chalumnae

Fino al 1938 lo si dava per estinto già al tempo del Cretaceo, milioni di anni fa, quando ancora sulla terra dominavano i dinosauri, invece nel 1938 Marjorie Courtenay-Latimer, lo riscoprì in mezzo ad un carico di pesci comuni pescati in sud-africa nel versante che guarda l’Oceano Indiano all’altezza del fiume Chelumna.
Da allora in poi si susseguirono altri avvisamenti rinvenuti nelle Isole Comore, Sulawesi, in Indonesia, Kenia, Tanzania, Mozambico, Madagascar.
Il Latimeria chalumnae (assieme al Latimeria menadoensis, scoperto questo nel 1997 sul bancone di un pescivendolo indonesiano ad un biologo americano in luna di miele) , appartiene alla famiglia dei Latimeriidi la più antica linea evolutiva di pesci che si conosca. Il suo nome celacanto deriva dal greco  greco coilia (κοιλιά), “vuoto”, e acanthos (ἄκανθος), “spina” caratteristica questa visibile nelle pinne del pesce che può raggiungere la lunghezza di due metri per i 100 kg di peso.

Il celacanto è l’unico essere vivente che possegga un giunto intercraniale che gli permetta di separare internamente la metà superiore del cranio da quella inferiore; si presume che questa caratteristica sia riconducibile al consumo di prede di grandi dimensioni.
Le sue scaglie secernono muco e il suo corpo trasuda un olio che, essendo lassativo, lo rende immangiabile a meno che non venga disseccato e salato.
La durezza delle sue squame fa sì che esse siano usate dagli abitanti delle Isole Comore come carta vetrata.
Gli occhi del celacanto sono estremamente sensibili alla luce, grazie alla presenza del tapetum lucidum, una membrana riflettente posta dietro alla retina che riflette nuovamente la luce catturata alla retina; per questo motivo è molto difficile catturare un celacanto di giorno o in una notte di luna piena.

Nessuno conosce quanto sia numerosa la popolazione di questo vero e proprio fossile vivente, si presume un numero compreso tra le 1.000 e le 10.000 unità con la comunità più numerosa al largo delle Isole Comore.
E’ un pesce che abitualmente preferisce le acque profonde, tuttavia tra gennaio e fabbraio 2010, addestrata a immersioni profonde è riuscita a fotografare alcuni esemplari nella colonia di Sodwana Bay in Sudafrica e pubblicare gli scatti sul National Geographic.
Il suo stile di nuoto, ricorda il passo lento ed elegante di alcuni quadrupedi: esso muove contemporaneamente la pinna pettorale sinistra e quella pelvica destra, poi la pettorale destra e la pelvica sinistra.

Fonte e galleria fotografica: NatGeo.it

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